Motus – E è la prima associazione italiana nata per sostenere la mobilità elettrica, una piattaforma di dialogo tra soggetti diversi, uniti dalla volontà di stare insieme, senza perdere la propria identità. “Motus-E è nata nel 2018 con 7 associati, che sono diventati oggi 95 – spiega il presidente Fabio Pressi – garantisce la rappresentanza dell’intera catena del valore della mobilità elettrica: veicoli, infrastruttura di ricarica, componentistica e servizi. I costruttori associati sono 12 e coprono un’offerta di veicoli completa: dai quadricicli alle auto, per arrivare ai veicoli commerciali e i tir. Le case che fanno già parte di Motus-E costituiscono oltre il 50% del mercato auto complessivo europeo.”
– Quali sono le ragioni per cui il mercato elettrico in Italia non decolla?
“Rispetto agli altri grandi Paesi europei l’Italia è il fanalino di coda nell’adozione delle auto elettriche, con una market share intorno al 4%, mentre in Europa si viaggia a doppia cifra. Il ritardo nella diffusione dell’elettrico si inserisce peraltro in una generalizzata stagnazione del mercato auto italiano. Sicuramente le frequenti modifiche dei sistemi incentivanti – 4 volte dal 2020 – hanno creato incertezza negli automobilisti. In questo senso, l’Ecobonus pluriennale preannunciato dal ministro Urso all’ultimo Tavolo Automotive, potrebbe essere decisivo per aiutare la pianificazione delle scelte dei cittadini e dell’industria. Serve però anche un cambio di passo “culturale” sull’auto elettrica.”
– Una ragione possono essere i costi dell’energia in Italia?
“I costi dell’energia nella nostra nazione tendono a essere più alti rispetto alla media europea, per diversi fattori, tra cui le tariffe di ricarica, più colonnine verranno utilizzate, più sarà possibile abbassare le tariffe. Anche per questo l’aumento del parco circolante elettrico è così importante. “
– Quali aiuti vengono dati agli acquirenti?
“ Il supporto alla domanda è cruciale in un mercato emergente dove l’innovazione tecnologica deve essere accompagnata da politiche che ne facilitino l’adozione. Gli incentivi sono fondamentali per ridurre il prezzo d’acquisto, specialmente in una fase iniziale, è essenziale siano strutturali, non erogati con una logica ‘spot’ o a breve termine. Importanti anche le misure di sostegno per le infrastrutture di ricarica, pubbliche e private, la diffusione dell’elettrico dipende molto dalla facilità di ricarica e il supporto alle aziende che hanno il potenziale di fare da volano per l’intero settore. La fiscalità delle auto aziendali si basa in Italia su un impianto normativo fermo agli anni ’90, a fronte di un canale sempre più importante. Alleggerire il peso fiscale sulle flotte elettriche, come è stato fatto in diversi Paesi europei, non solo farebbe conoscere e apprezzare diffusamente questa tecnologia.”
– Il nostro Governo pare ignorare il settore forse a causa dell’assenza di un costruttore nazionale?
“L’Italia è ancora ricca di aziende della componentistica , rappresentano veri campioni a livello internazionale. Queste imprese, nonostante l’assenza di un grande costruttore strettamente nazionale, continuano a trainare il settore grazie alla capacità di innovare ed esportare in tutto il mondo ma è fondamentale che a livello europeo e italiano ci sia una strategia industriale chiara e lungimirante. Ciò che stiamo vivendo é una trasformazione tecnologica senza precedenti , molte aziende lo hanno capito, avviando autonomamente processi di riconversione verso l’elettrico. Una politica incerta o ondivaga su quello che sarà il futuro dell’automobile rappresenta un rischio per l’industria e per i lavoratori. Non possiamo permetterci di restare indietro, perché il prezzo da pagare sarebbe troppo alto, sia in termini di competitività industriale che di occupazione. Il futuro è elettrico e il nostro Paese deve avere un ruolo di primo piano in questo processo per creare nuove opportunità di crescita.”