Sabato mattina mi avvisano che è mancato Giancarlo Perini. Ho fatto scorrere il nastro della memoria a folle velocità, come quando impazziva una cassetta del mangiadischi, tanto di moda negli anni 80. Avrei voluto tenere segreta la sua scomparsa per illudermi che il suo tempo non si fosse davvero fermato. Giancarlo, oltre ad essere un bravo giornalista, amava la storia dell’auto italiana, difendendone quelle origini che ora paiono disperse. Sono certa che continuerà a scrivere, decretando il successo di uno stile o di una forma, con quella rudezza tipica di un lombardo/piemontese, di un burbero sempre sorridente. Ho la sensazione di aver strappato, in mille pezzi, un’altra pagina del libro della mia vita.
Il vero giornalismo, colto, in giacca e cravatta, si sta estinguendo, cara Bianca.
Ho scritto il mio primo articolo per Giancarlo nel 1966, quando venne alla Innocenti col direttore di Stile Auto per chiedermi
di raccontare con foto e disegni l’evoluzione stilistica della Lambretta. Diventammo fraterni amici ed estimatori l’uno dell’altro, rincorrendoci di continuo negli incroci delle vicende giornalistiche. Era rimasto sempre fedele alla passione giovanile: lo stile dell’auto. Il suo stile. Che traspariva in tutti i lavori che seguiva.
Mi addolora profondamente apprendere che ha lasciato noi e la sua amata Arzachena. Un abbraccio commosso alla sua famiglia.
La scomparsa del collega Giancarlo Perini è davvero fonte di tristezza. Personaggio competente e sempre proteso in avanti è sempre stato autonomo ed indipendente: qualità non comuni. Porgo le mie condoglianze alla famiglia.
Nella mia ventennale carriera in questo settore ho pochi nomi che, veramente, hanno inciso nel mio mio modo di vedere l’auto. Non l’ho mai veramente frequentato al di fuori delle occasioni di incontro ufficiale, ma quando mi intrattenevo con lui emergeva con chiarezza la sua grande preparazione, la sua modestia, la semplicità e quella costante passione per la Sardegna dove aveva deciso di vivere. Ciao Giancarlo.