MERCEDES
Mercedes- Amg è arrivata alla fase finale dello sviluppo della sua auto sportiva, con carrozzeria a barchetta, un progetto PureSpeed che si vede circolare in fase di test drive nel nord d’Italia per arrivare al sud, nella pista di prova ad alta velocità di Nardò. Una vettura, in fase ancora di concept, con alte prestazioni , senza tetto ne parabrezza ma , nello stesso tempo dal design raffinato. La sua eleganza e la sua classe , pur nell’esasperazione del progetto, è merito dell’italiana Pininfarina con cui è stato siglato un accordo superiore a 90 milioni di euro per realizzare questa fuoriserie, a due posti, che verrà costruita in soli 250 esemplari, il primo modello che rappresenta l’inizio del programma Mithos, ispirato ai grandi miti del passato. L’ad dell’atelier di Cambiano, Silvio Angori ha portato avanti la trasformazione dell’azienda , oggi divenuta, a tutti gli effetti, una “design house internazionale”. Il colosso di Stoccarda riconosce l’eccellenza della storia dei nostri carrozzieri, passati, nel tempo, ad essere vere industrie. All’estero viene chiamata “ la grande bellezza”, un viaggio in cui è dimostrato come la cultura e lo stile “made in Italy” emergano e continuino ad essere predominanti di un orientamento riconosciuto a livello globale. La decisione di Mercedes di iniziare ad affrontare una gamma di serie, pur limitata, affidandola a Pininfarina, rappresenta anche l’evoluzione di un momento che coinvolge tutto il mondo dell’automobile. Di fatto è finita la corsa ai volumi, specialmente i marchi premium, sono orientati su strategie che portino più profitti. Il brand della Stella si sta posizionando su una fascia ancora più alta, dedicandole il 75% dei suoi investimenti, puntando sull’eccellenza di contenuti tecnologici all’avanguardia. Affidando le linee della sua vettura a Pininfarina, riconosce, in automatico, le radici profonde di una storia segnata, in modo indelebile da Giugiaro, Bertoni, Scaglione, Scaglietti e Pininfarina, i veri maestri che hanno dato vita alle auto che conosciamo oggi. Dopo il crollo della produzione in Italia ( non si supereranno i 400mila veicoli) rimangono le eccellenze, consolidate nella Motor Valley emiliana tra cui Lamborghini, Ducati, Pagani, Dallara, sperando nella ricostruzione di Maserati e nella tenuta della Ferrari.
ALFREDO ALTAVILLA
Alfredo Altavilla ritorna nel mondo dell’auto. Il braccio destro di Sergio Marchionne, rimasto al suo fianco sino alla fine, dopo alcuni anni rientra nel settore che ha sempre amato. E’ stato nominato “special advisor per l’Europa” dalla casa cinese Byd Auto che è l’acronimo di “ costruisci i tuoi sogni”. Altavilla, di fatto, gestirà le funzioni di super consulente per il gruppo di Shenzhen che vuole consolidare la sua presenza nel nostro continente, accaparrandosi uno dei maggiori esperti del ramo. Lui, considerato poco espansivo, molto controllato, oggi non ha saputo nascondere la sua emozione “ non posso fare dichiarazioni ufficiali, ma sono felice”. Da uomo del sud, sempre restio ad esporsi (è nato a Taranto nel 1963), ha ricoperto all’interno di quella che un tempo si chiamava solo Fiat, diversi ruoli , per poi contribuire a trasformarla, su incarico di Marchionne, in Fiat Chrysler Automobiles, nata nel 2014 dalla fusione tra Fiat e l’americana Chrysler Group di cui l’italiana aveva acquisito la totalità delle azioni. All’epoca, siamo nel 2009, Chrysler era detenuta dalla tedesca Daimler e dal fondo Usa Cerberus, Obama era presidente degli Stati Uniti, voleva liberarsi della società in stato fallimentare. Sergio affida ad Altavilla tutta la gestione dell’operazione, perché “ di lui mi fido ed è più diplomatico di me”. Nessuno dimentica la telefonata di Altavilla da New York, pochi mesi dopo, quando comunicò :” Chrysler è nostra”. In seguito, dopo essere entrato nel Group Executive Council (Gec), dell’impresa, il manager pugliese assunse la carica di Chief Operating Officer Europe, Africa e Middle East. Questa è una piccola parte della storia di un uomo che ha saputo distinguersi nel panorama industriale ed oggi è premiato a livello internazionale. Byd ormai ha due fabbriche in Europa ( Ungheria e Turchia), con enormi capitali alle spalle, deve evolversi , procedendo verso una transizione globale. Altavilla è stato portato via, con un colpo di mano, dalla vice presidente di Byd, Stella Li che ha bloccato ogni trattativa con il concorrente Dongfeng che lo stava pressando. Byd dovrà integrare le sue connotazioni solo asiatiche, pur mantenendo la rapidità competitiva cinese, proseguirà, condotta da Altavilla e dalla sua squadra, verso la differenzazione dei gusti europei, con l’obiettivo di divenire leader, con lo stesso percorso avviato già negli Stati Uniti e in tutta l’ Asia.
EUROPCAR
Vi sono diversi modi di possedere un oggetto, anche di un auto. Ormai viene definita una pratica sostenibile in questa ossessiva rincorsa a dimostrare le nostre virtù green. Ma quali sono le vere ragioni per cui la domanda di noleggi, – a corto e breve termine – continua a crescere? “La mobilità è un bisogno essenziale per gli individui e per le aziende – spiega Christian Bouzaid, capo del marketing di Europcar, società dalle storiche radici europee – ma oggi è sempre più costoso possedere un’auto e sempre più complicato utilizzarla per accedere ai centri urbani.” Le così dette “zone a basse emissioni” stanno prendendo piede in tutta Europa e lo spazio crescente riservato alle due ruote nei grandi centri urbani dimostra anche che le quattro ruote non fanno più la “parte del leone” nelle grandi città. In questo contesto, il noleggio di un’auto – per un’ora, un giorno, una settimana o diversi mesi – sta guadagnando terreno soprattutto se si considera che, in media, un’auto privata trascorre il 95% della sua vita parcheggiata e quindi inutilizzata.” Nella diatriba interviene Jose Blanco, capo delle vendite di Europcar che specifica come : “Le persone chiedono flessibilità: vogliono poter scegliere la soluzione di mobilità più adatta alle loro esigenze e ai diversi casi d’uso: un’auto elettrica per la città, una termica per i viaggi a lunga distanza, un piccolo veicolo – o anche un due ruote – per gli spostamenti quotidiani, e una vettura familiare per le vacanze.” Il noleggio, dunque pare sia la risposta ideale per affrontare scenari incerti che, in particolare le aziende di tutte le dimensioni si sono trovate ad affrontare negli ultimi anni. Sono previste formule in abbonamento – a partire da 1 o 3 mesi di noleggio- attraverso le quali si possono controllare in maniera ottimale i costi, aumentando o riducendo il proprio parco auto in base al livello di attività. Christian Bouzaid: sottolinea che “ i mercati nei quali operiamo cresceranno rapidamente nei prossimi anni: il noleggio del 5%, il car sharing ( condivisione del mezzo) dell’11%, l’abbonamento del 32% entro il 2030″. Attualmente Europcar é presente in più di 130 paesi in tutto il mondo, per un totale di 2.754 stazioni., con una solida presenza nel sud Europa ed anche in quella dell’Est, con una varietà di soluzioni di mobilità, potendo contare su una flotta di oltre 250.000 veicoli, tra cui sempre più veicoli elettrici e Plug In Hybrid per influenza e promuovere, accelerandola, la futura mobilità sostenibile. Un passaggio che, come sostiene l’ economista Jeremy Rifkin, “tra 25 anni il car sharing sarà la norma e l’auto di proprietà l’anomalia”. Naturalmente non siamo ancor arrivati al punto di svolta, determinate fasce di popolazione avranno bisogno di un veicolo di proprietà per molto tempo ancora . Ovviamente il cambiamento sarà più lento nelle aree non urbane, dove le persone usano l’auto in assenza di un sistema di trasporto sviluppato”.
TESLA E BMW
Il mese di luglio ha decretato la fine del regno di Tesla? Secondo i dati raccolti in 30 paesi , il pretendente al titolo di primo venditore di auto elettriche in Europa, ormai vicinissimo all’incoronazione, è il tedesco Bmw. Il costruttore bavarese ha registrato 14.869 unità immatricolate, l’americano 14.561, questo significa che Bmw , rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ha visto le sue vendite aumentate del 34% mentre Tesla registra una caduta del 16%. In commercio il marchio degli Stati Uniti può contare solo sulla Model Y e sulla Model 3, al contrario di Bmw che è trascinata dalla iX1, dalla i4 e dal nuovo iX2. Un primo sorpasso importante, in un panorama dove le vetture a zero emissioni di fatto stagnano, si è passati da una quota di mercato del 14,3% nel luglio 2023, al 13,5% dello stesso mese del 2024.Il vero rompicapo dei costruttori rimane la regolamentazione che impone di ridurre, l’anno prossimo, le emissioni complessive dello loro vendite di auto a batteria del 15%. Il Green Deal di Bruxelles vuole condurre l’aumento dei dazi sui veicoli elettrici cinesi in modo calibrato, in effetti, pur essendoci stata una leggera revisione al ribasso, non ha modificato l’afflusso degli asiatici nel nostro Continente. Le case attendono conferme dalla Commissione che potrebbero risentire dei mutamenti politici all’interno dell’Europarlamento.
STELLANTIS
Questa è la buona notizia : Stellantis ha reclutato 450 lavoratori per formare una squadra notturna nella sua fabbrica di Sochaux, in Francia , accelerando così la produzione del suv Peugeot 3008. Una chiara dimostrazione che quando vengono presentati modelli nuovi – questo è stato lanciato in Europa all’inizio dell’estate -vi è una immediata risposta commerciale positiva. Il Peugeot 3008 ha già superato i 50mila ordini, di cui almeno un quarto sono con motore elettrico, con il nuovo turno di lavoro ne verranno costruiti giornalmente almeno 1000 in più. Sochaux non si avvaleva più di un organico nelle ore serali dall’aprile 2023 e, nell’anno, aveva raggiunto il minimo storico, con l’assemblaggio di soli 170mila veicoli, Oggi si ipotizzano, per la fine di dicembre, 200mila unità che, nel 2025, potrebbero divenire 250mila con l’inserimento di una nuova versione a sette posti. Un processo industriale che ha valore per la Francia, non per l’ Italia, ormai annullata, dove tutte le fabbriche sono senza commesse o in cassa di integrazione, con i sindacati ancora totalmente inattivi. Negli Stati Uniti, invece, le voci si sono alzate contro il ceo di Stellantis Carlos Tavares che, accompagnato dai suoi più stretti collaboratori, ha accorciato le vacanze ed è partito per Detroit. “L’ora è molto grave” ha sottolineato il presidente del sindacato Uaw, Shawn Fain. Le scorte di auto invendute si stanno accumulando dei parcheggi non solo degli stabilimenti, ma anche dei concessionari, Tavares ha il compito – di raddrizzare l’attività del suo mercato principale. Deve riuscire a mantenere un margine operativo a due cifre anche nel 2024, quando ormai tutti gli indicatori finanziari hanno consolidato, nel primo semestre, uno scarso 10% , quando – sia nel 2022 che nel 2023 – si avvicinava al 13%. Il 9,85% ipotizzato smentisce completamente le promesse fatte proprio da Tavares che aveva assicurato che non sarebbe mai sceso sotto le “ due cifre”. La sua dunque è un’ immersione in una realtà alla deriva, tre i problemi sul tavolo: fabbriche, scorte e marketing, dopo aver ammesso, a labbra strette di essere stato “ troppo arrogante”, confermando che esistono difficoltà organizzative, per cui gli approvvigionamenti non sono l’unica ragione di questo malessere, vanno ricercate in profondità. Migliaia di lavoratori sono pronti ad intervenire per presentare il loro dissenso riguardo l’incapacità di Stellantis di mantenere i suoi impegni nello stabilimento di Belvidere, nell’Illinois, dove non sono previsti produzioni di veicoli commerciali di medie dimensioni sia nel 2025 che nel 2027. “Abbiamo vinto il diritto di effettuare uno sciopero nazionale o di riavviare gli accordi sottoscritti”, ha ribadito Fain. Stellantis, da parte sua, ha confermato di “ sostenere fermamente i suoi impegni, ma alcun investimento nella struttura attualmente chiusa non sono al momento fattibile.” Inoltre, sempre un portavoce di Tavares, ha dichiarato che “ respingerà la riapertura di Belvidere”, sostenendo che la Uaw non può legalmente scioperare pur essendoci dei ritardi operativi. Il ministro delle imprese italiano Adolfo Urso ha espresso la sua preoccupazione per i segnali negativi che arrivano dagli Usa. Chiede alla società di rispettare i piani produttivi concordati con Tavares un anno fa, che prevedevano il raggiungimento di un milione di unità. Erano solo false promesse?
STELLANTIS
Dall’inizio del 2024 il titolo di Stellantis ha perso, in borsa, in Usa, circa il 30% e gli azionisti, ieri, hanno citato in giudizio, a New York, sia la società che il suo amministratore delegato Carlos Tavares, poiché sono certi di essere stati ingannati da una comunicazione finanziaria non corretta. In pratica Stellantis avrebbe sostenuto in modo artificiale il suo prezzo in borsa per l’anno in corso, affermando di trovarsi in una situazione molto positiva dovuta sia al successo dei suoi nuovi modelli e del suo forte margine operativo. Durante la presentazione dei risultati del primo semestre si erano già avvertite alcune incongruenze causate da un calo del 10% dell’azione e dall’utile che era sotto le aspettative del 5%. L’azienda ha subito sostenuto che “ le cause sono infondate e che intende difendersi con vigore”. A discapito è necessario precisare che queste cause sono abbastanza comuni negli Stati Uniti, in particolare quando l’azione scende dopo la pubblicazione dei risultati. Ma, in effetti la situazione del costruttore non è particolarmente brillante, le vendite, già peggiori del previsto nel 2023, non sono migliorate durante i primi sei mesi dell’anno in corso, gravate da scorte che continuano ad accumularsi. Diversi analisti avevano già messo in osservazione il problema dichiarando che per riportare in pari il contesto economico serviva tempo. La strategia di lasciare ammassare auto nuove, invendute, ha pesato in tutti i settori dell’azienda, era necessario rallentare velocemente la produzione per frenare l’accatastamento delle vetture, solamente a luglio Stellantis ha deciso di ridurre la fabbricazione di 100mila unità, rimuovendo, contemporaneamente, nella fabbrica di Warren, in Michigan, una squadra di operai su due – circa 2500 posizioni – che assemblavano il pick-up Ram 1500, dai margini generosi. Parallelamente , in un contesto di rallentamento del mercato, era necessario sostenere le concessionarie americane di Jeep, Ram e Dodge che continuavano ad ammucchiare polvere sui veicoli invenduti, pur praticando sconti considerevoli ai clienti , identica pratica simile a quella instaurata in Europa dove il gruppo automobilistico ha concesso tagli ai prezzi, superiori al 2%, per cercare di ridurre le scorte. Una politica che causerà un calo dei margini e non servirà neppure una grande offensiva di prodotti – dovrebbero essere una ventina quelli lanciati antro dicembre – per facilitare lo smercio di modelli che invecchiano e sono già in procinto di essere sostituiti.
BMW
Le difficoltà da parte dei costruttori è seguire l’evoluzione del concetto del lusso e la gestione strategica della marca. Bmw Group pare esserci riuscita facendo delle scelte senza compromessi, tanto da registrare ,nella prima metà dell’anno, una forte crescita nella diffusione di veicoli completamente elettrici aumentati del 34,1% rispetto al 2023( circa 180mila veicoli venduti) . Il brand Bmw, si è ampliato, globalmente, del 2,3%, con 1.096.486 di veicoli immatricolati, marcando la distanza con i suoi concorrenti tradizionali. Tutto il gruppo – per cui oltre a Bmw anche Mini e Rolls-Royce – ha potuto contare, sempre nei primi sei mesi del 2024, consegne per 1.213.359 unità nel mondo, grazie al grande riscontro avvenuto sia in Europa che nel Nord America, continenti dove hanno guadagnato significative quote di mercato. Jochen Goller, membro del consiglio di amministrazione di Bmw Ag, ha espresso la sua soddisfazione , poiché “ nonostante una situazione molto impegnativa, siamo riusciti, ad aumentare a due cifre le immatricolazioni dei modelli elettrici , nel segmento complesso premium superiore dove noi operiamo”. Tutti i costruttori, tedeschi compresi, senza eccezioni, stanno facendo sforzi notevoli per ridurre i costi, poiché anche con le vendite incrementate, si evidenzia un calo dei profitti, quando il settore è impegnato ad accompagnare la sua mutazione, dai motori termici a quelli puramente elettrici, eseguendo, con la massima priorità adattamenti tecnici. Pesano i costi fissi più elevati e le spese di ricerca e sviluppo.Tutta la categoria soffre il contrarsi delle vendite in Cina, dove la concorrenza locale è divenuta sempre più feroce. La generazione dei nuovi modelli di Bmw mantiene ancora tutte le opzioni sul tavolo ( tecnologia termica, a benzina o diesel, ibrida plug-in ed elettrica), poiché gli stravolgimenti del passaggio tra il termico e l’ elettrico non è così immediato. Allo studio vi é in programma una nuova strategia per denominare le versioni delle varie vetture, per rendere maggiormente chiara la distinzione tra auto a combustione o elettrica. A Monaco prevale il pragmatismo sull’ inflessibilità e , questo vale anche per il nuovo linguaggio stilistico, dove i suv seducono con il loro design sportivo ma sempre profilati come fossero coupè , con tonalità ombreggianti, per trasformarsi in vere auto per tutta la famiglia, contando su restyling mai stravolti, solo maggiormente raffinati.
DR AUTOMOBILES GROUPE
Considerando che la miglior difesa è l’attacco, Dr Automobiles Groupe, la società di Macchia d’Isernia che collabora con il centro ricerche del costruttore cinese Dongfeng Forthing, a Liuzhou, in Cina, lancia una serie di nuovi modelli. Iniziando dalla Spagna, alla gamma Evo già esistente, si sono aggiunti il suv Evo 6 ( il prezzo parte da 29.900 euro full optional di serie) con tre modalità di guida: standard, eco, sportivo. Un’altra scelta è l’Evo Spazio ( costo 30.900 euro nella versione a benzina, disponibile anche Thermohybrid benzina/gpl), una monovolume da sette posti, dall’insolito design sportivo, con il tetto panoramico che consente a tutti i passeggeri di godere di un’ampia visuale e di maggiore luce esterna. E sono in arrivo ulteriori veicoli che completeranno il processo di rinnovamento dei prodotti Evo.
MITSUBISHI MOTORS
Il Giappone mette in piedi un altro gigante dell’automobile: Mitsubishi Motors ha firmato un protocollo d’intesa con i suoi connazionali Honda e Nissan, una partnership strategica che li unisce sul futuro elettrico dei loro modelli. Ed è stato proprio Takao Kato, il presidente di Mitsubishi Motors ad elogiare “ la collaborazione con gli altri concorrenti è ormai divenuta essenziale nell’industria automobilistica di oggi che sta vivendo cambiamenti costanti, motivati da una tecnologia sempre in evoluzione, proprio come l’elettrificazione”. Per Honda e Nissan il riavvicinamento è storico, necessario per sbloccare la situazione di stallo in cui il Giappone si trova riguardo all’elettrico. Toyota , da parte sua, ha puntato di più sull’ibrido e sull’idrogeno , rimane la più grande casa automobilistica del mondo, solo lo scorso anno ha venduto 11milioni di veicoli che uniti a quelli dei suoi soci -Suzuki, Daihaatsu, Subaru e Hino Motors- con cui beneficia di economie di scala, può contare su 16 milioni di veicoli fabbricati ogni dodici mesi, continuando a progredire con un utile netto aumentato dell’1,7%, a 8,2 miliardi di euro.Per sbarrare l’avanzata dei brand cinesi e degli europei, le altre case nipponiche non hanno trovato alcuna altra soluzione che quella di allearsi. Ancora Kato difende la scelta di questa unione, con la speranza che “ la combinazione delle ingegnosità e delle conoscenze sviluppate da Nissan e Honda , insieme alla nostra esperienza, ci consenta di risolvere il più rapidamente possibile, tutti i problemi legati alla mobilità a zero emissioni”. I legami, comunque, non sono sempre garanzie di successo, il futuro dipenderà dalla validità dell’integrazione tra i tre gruppi. L’ostacolo maggiore continua ad essere quello delle batterie, Honda e Nissan lavorano da tempo per armonizzare ogni dettaglio, in modo che possano essere utilizzate da tutti i veicoli da loro prodotti. Le due aziende si erano già concentrate sulle piccole auto elettriche , un segmento altamente competitivo, per condividere l’ esperienza di Honda sulle “kei car” ( le piccole auto molto apprezzate in Giappone) e la notorietà internazionale di Nissan, per poter condividere i costi del progetto, poiché l’obiettivo iniziale vede l’elaborazione delle fasce A e B, una base d’ingresso per modelli entry-level. Si cercano sinergie nella guida autonoma, la connessione con l’intelligenza artificiale, valori che determineranno la competitività delle varie automobili. I costruttori giapponesi stanno mostrando, in questo momento, scarsi risultati, Nissan ha abbassato le sue previsioni di utile per il 2024/25, dopo un duro calo del suo reddito ( meno 73%) registrato nel primo trimestre e Mitsubishi, pur riportando un risultato operativo annuo di circa 1,1 miliardo di euro, dimostra una stagnazione nei confronti dell’anno precedente. Le tre case associandosi possono riconquistare terreno contro la Cina , anzi prevedono di essere solamente all’inizio di un lavoro complice, altri produttori di batterie e giganti dell’elettronica potrebbero consociarsi in modo strategico.
DACIA
Il grande dubbio tra la vettura elettrica e quella ibrida, sconvolge, quasi giornalmente i piani dei costruttori, con i mercati che sembrano banderuole al vento, tutti con il pedale del freno tirato. Sorprende, positivamente, lo studio realizzato da Jato Dynamicis, dove emergono i marchi francesi tra quelli preferiti dagli europei (il risultato della fine dell’industria italiana). Nel primo semestre, tra i modelli più venduti, emerge la Sandero di Dacia ( marchio del gruppo Renault) con oltre 144 mila unità. E le prospettive la vedono in testa alle immatricolazioni per tutto il 2024 poiché è uno dei modelli più convenienti che si possano trovare attualmente nel continente, capace di creare una linea difensiva contro l’arrivo dei produttori cinesi . E, una sua antagonista è – guarda caso – la Renault Clio (in 30 anni di carriera, ha venduto ben sedici milioni di copie) che, dopo gli aggiornamenti stilistici e tecnologici ha guadagnato tre punti in classifica, posizionandosi al terzo posto, dietro alla Volkswagen Golf, ben stabile al secondo. La Peugeot 208 si piazza al quinto posto, in un’ equilibrata discesa. Lascia molto perplessi la Tesla Model Y, che dal primo gradino , con sole 136mila unità occupa l’ottava ubicazione, con consegne diminuite di oltre il 25%. Il suv elettrico ( lo scorso anno più della metà dei circa 13milioni di veicoli venduti nel nostro continente ai privati, apparteneva a questa categoria che non è assolutamente destinata a finire) di Elon Musk, il patron di Tesla, si trova circondato da modelli simili, quando l’Europa è ormai votata a piccole vetture a differenza del Nord America. Tutto si sbloccherà con l’arrivo, per ora previsto nel 2025, della Tesla Juniper, avvistata ormai in Cina, in fase di test. Una sola auto, la Citroen C3 ha vinto le “ olimpiadi”, è transitata dal ventesimo al settimo stato , un aumento del 50%, con 102mila veicoli già piazzati a metà anno, un “ salto in lungo spettacolare”. L’astuzia è di aver presentato alla fine del 2023, una nuova versione disponibile sia nella rielaborazione elettrica che termica, pur essendo arrivata dai concessionari solo lo scorso giugno.