“A Maria-Vittoria con amicizia, ammirazione e gratitudine”- Beppe.
Questa la dedica che mi fece, in un suo magnifico libro, Beppe Modenese.
Un’amicizia, la nostra, che durava dal 1960: quando -giovani, ricchi di speranze e volontà di riuscire- collaboravamo a “Personalità”, rubrica televisiva di successo diretta da Mila Contini, trovandoci (a Milano: lui veniva dal Piemonte, io dal Veneto) nella sede della RAI, in corso Sempione.
L’ultima volta che lo vidi fu a Brescia, all’Ordine degli Architetti: mi avevano invitata a presentare un mio libro e Beppe -anche se non stava molto bene- venne, come sempre quando presentai i miei libri a Milano, a Brescia (di alcuni , fra l’altro, sue le bellissime prefazioni).
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Di Beppe Modenese scrissi molto, molte volte: ma è quanto mai difficile scriverne ora, anche se lo ritengo doveroso.
Beppe Modenese: il misterioso. Beppe Modenese: il distinto. Beppe Modenese: il raffinato. Beppe Modenese: il discreto, Beppe Modenese: “The Voice”. Beppe Modenese: il “Primo Ministro della moda italiana”, Beppe Modenese: “The Prince” per gli americani. Beppe Modenese, che legò il suo nome a Milano Collezioni, Modit, Mipel, Moda a Parma, Settimana dell’Impermeabile, Idea Como, Idea Biella, (in collaborazione con Franco Savorelli), Commissione Tutela Lino, Star, Incontri Venezia, Gold Italia, Du Pont de Nemours… ma anche ad Estèe Lauder, Chanel…. e poi le consulenze de “La Rinascente”, del Gruppo Lebole Confezioni, del gruppo Ferragamo… E Gianfranco Ferrè: che portò per primo a New York. Ma chissà quant’altro sto dimenticando, del grande personaggio (e grande persona) che con straordinario successo è stato Presidente della Camera Nazionale della Moda e, fino allo scorso anno, si vide presente alle più importanti giurie del settore, ed alle massime manifestazioni di moda.
Il modo migliore per ricordarlo, oggi, è con alcune risposte a mie interviste: dalle quali rivive.
Nato ad Alba, dopo aver frequentato la facoltà di Economia e Commercio e l’Accademia Albertina a Torino, si trasferì a Milano, dove ebbe la sua residenza “stabile”, pur amando molto anche la casa di Venezia (bellissima: fino allo scorso anno sperava tornarvi, fermandosi -come mi disse più volte- a Verona per salutarmi), e viaggiando molto.
“Il mio lavoro -mi disse Beppe- è di “uomo della moda”:cioè, quello di una persona che deve non soltanto seguire la moda, ma vivere nella moda: cosa che non implica il modo di vestire. Ritengo che una persona, occupandosi di questo settore, deve essere coinvolta in tutto il modo di vivere d’oggi, in tutto quanto lo rispecchia: ed essere coerente, dopo aver fatto determinate scelte. Non amo ciò che è tradizionale, ma non sopporto qualsiasi eccesso, tutto ciò che è spinto al massimo. Non per snobismo, ma per un modo di vivere corretto, fra persone corrette e civili”.
-Snobismo…per molti anni sei rimasto un personaggio misterioso; poi tanti di te hanno parlato e parlano, tanto di te si è sentito e si sente, si è scritto e si scrive. Ma com’è Beppe Modenese visto da Beppe Modenese?
–Risposta imbarazzante! Sono un critico severissimo degli altri, ma soprattutto e innanzi tutto di me stesso. Cerco di vedere sempre in uno specchio ideale ciò che faccio, e ciò che si suppone io faccia. Mia madre mi insegnò una cosa fondamentale, alla quale ho cercato sempre di tener fede: prima di prendere decisioni importanti, prima di intraprendere qualsiasi cosa faccio un esame di coscienza; se questa mi dice che quanro sto per fare è giusto, mi accingo all’impresa (ognuno di noi, raggiungendo un certo punto di maturità, dovrebbe essere in grado di giudicarsi: e questo ritengo sia già un passo avanti)…Un giudizio su me stesso? Poso dire d’aver lavorato sempre moltissimo, e creduto nel mio lavoro inventando sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuno aveva fatto prima. Sono contrario a chi dice che il lavoro è divertimento: il lavoro è interesse, il lavoro deve completare facendo parte della vita stessa di un uomo”.
–In alcuni momenti, beppe, mi hai ricordato Pirandello. Perciò,ora, dimmi: nella valigia di Beppe Modenese cosa c’è?
“Metaforicamente , c’è l’esperienza che ho accomunato in tutti questi anni: un’esperienza umana, ed un’esperienza reale. Tutto quello che ho, che mi porto dentro, è un bagaglio che è maturato da solo e che affiora senza che io l’abbia sollecitato”.
–C’è una cosa nel tuo bagaglio (quello reale) che non hai e vorresti portare con te?
“La mia casa. Non amo gli alberghi. Porto con me, sempre, le fotografie delle persone che amo (un pezzetto della mia casa…)”.
-Vi è un sogno inconfessato di Beppe Modenese?
“Sì, vorrei trovare la forza di essere staccato dalle cose terrene e di poter vivere in un certo tipo di isolamento. In pace con me stesso e con gli altri”.
–Indubbiamente, Beppe, si sta delineando un tuo ritratto del tutto inconsueto ed inatteso. Torniamo al Beppe “uomo della moda”. Come vedi il “prodotto Italia” (moda-arte-spettacolo-turismo?
“Il prodotto Italia è un prodotto di grande qualità : che ha bisogno di essere gestito (spesso non lo è!) : ed il coordinamento è indispensabile”.
–Andando indietro nel tempo, desidero ricordare che la moda a Milano, com’è oggi, è partita da una riunione -da te indetta- al “Saint Andrews”, nel ’77, con Krizia, Missoni…
“Infatti, Io mi misi a disposizione loro e loro, per fortuna, mi diedero fiducia. Ho cercato poi di fare del mio meglio per realizzare tutto questo. E’ cominciato allora, e senza dubbio continuerà : se non altro perchè Milano è anche geograficamente un centro meraviglioso per l’Europa, dove fanno capo tutte le strade”.
–Siete riusciti a far crescere la moda italiana : quanto mai attraente, prosperosa e prospera. Quale sarebbe la tua ricetta per mantenerla sempre così florida, fiorente)?
–Profesionalità. Creatività. Humour”.
Mi manchi, mi mancherai Beppe: come a tutti coloro che, privilegiati, sono stati tuoi amici. Pur se sarai sempre presente con ciò che hai realizzato, ed i giovani -che amano la moda, e l’arte- devono impegnarsi a conservare.
Ottimo pezzo, ritratto perfetto, ricordo bellissimo.