Il 9 aprile 2021 si è spenta nella sua villa di Preganziol , nel trevigiano, dove viveva con il marito, arch. Plinio Danieli e la figlia Benedetta, Fiorella Mancini, artista veneziana dell’irriverenza che lascia un ricordo vivo e incancellabile . Tra le sue pagine più ricordate i manichini dei Dogi vestiti dai più grandi stilisti della moda italiana e internazionale.
Non l’ho mai considerata una ”stilista” di moda come era – ed è – prassi definire Fiorella Mancini e questa distinzione era stata per noi due motivo di scambi di vedute forti, divertenti, interessanti sempre con l’ironia arrogante di Fiorella che io inserivo a pieno diritto nella qualifica degli artisti.
Fiorella (Fiore per gli amici) era di fatto un ‘ artista a tutto tondo che riusciva a far diventare opera di ingegno, di satira, di comunicazione combattiva ogni pensiero, mai casuale, sempre mirato a portare avanti il suo ideale di protesta, di contestazione, per il quale aveva trovato il canale più facile per lei e più funzionale allo scopo . Perché le armi usate perla sua “guerra” infinita erano il divertimento, la trasgressione, lo scandalo innocente mascherato da scherzo di Carnevale o da fantasia bizzarra dell’autore. In realtà ogni sua performance mirava dritto al cuore di una realtà da rimuovere, una denuncia sociale, un vizio di tradizione da estirpare. Diciamo che Fiorella Mancini era una moralista convinta, una bigotta della protesta intelligente. Soprattutto non bisogna dimenticare che la sua opera d’arte più riuscita fu il sodalizio con Plinio Danieli, amato e rispettato , senza la cui adesione le sue sarebbero rimaste opere solo immaginate, perché sempre all’idea geniale deve succedere la realizzazione e sempre l’apporto fattivo di quello che fu il compagno ideale di tutta la vita fu determinante del successo.
Diciamo che a sua volta per Plinio Danieli, architetto di vaglia, una compagna geniale come Fiorella rappresentava la sua verità celata, il suo pensiero trasferito su piste amene, stravaganti, mai attaccabili fino in fondo perchè affidate allo scherzo, al gioco, alla festa. Fu questa dimensione, la festa che non finisce mai perchè continua a frullare prima durante e dopo, che incantò e trasformò Gianni De Michelis. Di questa trasformazione sussurravano a Venezia voci più o meno amiche del giovane intellettuale destinato a diventare il politico più chiacchierato d’Italia, da giovanissimo invece apprezzato e colto ricercatore , apparentemente destinato solo al mondo degli studi e – come lo ricordavo anch’io – presenza timida , rara e riservatissima , a qualche festina in casa di amici dove restava appartato e quasi annoiato . Se ci avessero detto che la “festa” – intesa come linguaggio di protesta oltre che di apprezzato abbandono trasgressivo – sarebbe diventata per lui quasi una scuola di pensiero destinata a riservargli la messa al bando a parte di “codini”” ma anche di sostenitori dissenzienti, avremmo giurato che non era immaginabile. Fu invece possibile comprenderlo all’intuito di Fiorella Mancini , acutissima osservatrice e in questo senso divenuta incantatrice e musa agli occhi dell’uomo potente che interpretò per i suoi anni di socialismo vincente la furia della festa come espressione irrinunciabile tanto da venire indicato come colui che ad una festa partecipava senza confine di resistenza fino all’alba che lo rivelava sudatissimo e forse più affaticato di quanto fosse necessario per cavalcare quello che per lui restava certamente un difficile transfert.
Fiore , con quella voce che Gian Francesco Malipiero definiva falsetteggiante, l’aria sapientemente svagata ( da “falsa- matta” intelligente ) che sfruttava ogni possibile canale di evasione per contestare il perbenismo, anche quello più innocuo e forse non tutto negativo che si opponeva alla sua sete di liberazione senza confini. Accanto: Plinio Danieli, apparentemente solo preoccupato di portare avanti il suo lavoro di architetto apprezzatissimo e in quel tempo anche sostenuto da forze politiche vincenti, stava nelle retrovie che in realtà erano la ribalta vera di ogni performance. Il braccio e la mente? Non divisi però perchè entrambi erano a loro volta braccio e mente di ogni opera d’arte che poteva essere l’irrisione dei Dogi barbuti di Rod Dudley da sfottere con costumi ridicoli ed esibizioni scandalose, manichini vestiti con costumi che portavano la firma di stilisti della moda noti per la loro proposta trasgressiva e impiegati per dare forza a un urlo divertente, all’esasperazione truccata da versioni pop, o obnubilata da presenze eclatanti e incantatrici per il mondo che seguiva immagato i passaggi di divi di prima fila internazionali. Potevano essere Elton John, con una mise ideata da Fiorella che componeva così un suo personalissimo quadro al quale – inconsapevole – la star prestava solo la presenza e il nome. Sting, Damien Hilton e la serie di teschi che Fiorella Mancini applicò senza ritegno ma con rara genialità su abiti da giorno o da sera (che poi metteva in vendita con successo anche economico). E Bigas Luna, Maurizio Cattelan, e il lettone di G.K. Bodanza che restò in vetrina per tutta la durata della Biennale come opera realizzata per denunciare la caduta di Venezia a bed & breakfast spudorato. Per renderlo credibile la regista della provocazione – perchè questo fu Fiorella Mancini soprattutto – ospitava ogni notte qualche viandante disponibile, qualche barbone, qualche amico in cerca di emozione, facendoli svegliare al mattino con la luce del sole che li illuminava violenta dalla grande vetrina della Fiorella Gallery, in campo Santo Stefano. Di tutte queste cose parlavamo in tempi lontani con Fiorella – con curiosità e spesso non senza dissenso – nella sua casa veneziana ricavata da una fetta della chiesa di San Vidal. ,
Regista della guerra truccata da una risata amara ma sonora, che si facesse sentire appunto come un grido: questo fu l’artista Fiorella Mancini le cui opere, persino la famosa “pantegana” montata in barca, con la quale percorse i canali di Venezia per denunciare l’abbandono della città al degrado, nonché i Dogi villosi e spudorati che dovevano mettere in predicato la grandeur data dalla storia al passato della Serenissima , ironizzando persino sulle qualità più o meno virili dei medesimi.
La guerra si fa con tante armi e Fiorella fu una guerriera a tutto tondo, senza risparmio di colpi. Se davvero la sua forza dileggiante sia stata la molla che ha cambiato la personalità di Gianni De Michelis, non è facile stabilirlo. Certamente indovinò il modo di catturare una parte segreta e mai espressa prima del giovane veneziano rigoroso e composto trasformandolo nell’uomo delle discoteche, dei capelli unti e scomposti, delle scelte seduttive osèes e dell’esaltazione di esternazioni prima tenute severamente sotto controllo. Questa è stata l’opera forse più sottile e vincente di un’artista che lascia il segno, oggi forse più di prima, anche se negli ultimi tempi sembrava aver rinunciato al combattimento che doveva forse riservare alla sua personalissima lotta contro la malattia . Restano sua figlia Benedetta e il marito -compagno-amante- socio in arte e in affari, architetto Plinio Danieli che forse sapranno portare avanti l’opera di Fiorella Mancini magari con modi diversi e altrettanto inusuali. Si erano conosciuti nel mestrino, la terraferma veneziana dove Fiorella era nata e cresciuta, e si erano sposati molti anni dopo con una cerimonia annunciata a livello internazionale , nell’isola di San Servolo (che, per chi non lo sapesse, fu per secoli l’isola che ospitava a Venezia il manicomio). E la scelta racconta da sola tutta la storia di un sodalizio umano e coniugale che ha superato vincente il confine del possibile. Perché Plinio e Fiorella , legati da un quid inspiegabile e unico nel suo genere , sono stati e resteranno insieme, per sempre.
Pezzo eccezionale. Conoscevo solo di nome Fiorella Mancini, ora mi sembra di averla frequentata abitualmente. Luciana, non ti smentisci mai.
Bellissimo ricordo che non poteva che essere affidato alla magnifica penna di Luciana Boccardi ❤️
Bravissima .È andata così . Con una buona dose di pazzia .E di illusione che la “festa”durasse per sempre.