La vigilia di Natale del 2020 a Daejeon (Corea del Sud), presso l’Istituto Nazionale di Ricerca sulla Fusione Nucleare, è stato eseguito un esperimento di grande importanza che entusiasma tutti quelli che sperano sia possibile attingere a una fonte di energia illimitata, a basso costo e “pulita” (soprattutto senza scorie radioattive, trattandosi di nucleare). La Scienza e la sua fase applicativa, che è la Tecnica, ci hanno già dato numerosi esempi di quanto può essere veloce il passaggio dalla teoria ai primi passi sperimentali, all’uso quotidiano e affidabile. Consideriamo l’aviazione a motore: nel 1903 i fratelli Wright si alzarono dal suolo per 59 secondi compiendo un balzo di 260 metri, nel 1909 Louis Blériot attraversò la Manica in 36 minuti e nel 1927 Charles Lindberg trasvolò l’Atlantico da New York a Parigi in 33 ore e mezza. L’utilizzo in applicazioni pratiche non militari della Fusione Nucleare, quella stessa che si compie nel Sole e che “sostiene” la vita della Terra, non ha avuto e non avrà la stessa accelerazione ma, grazie a quest’ultimo esperimento, sembra di poter dire che la strada è tracciata. La bomba all’idrogeno, detta anche “bomba H”, è un esempio di fusione nucleare a scopo distruttivo, dove l’enorme energia sviluppata viene rilasciata istantaneamente senza controllo. Invece, di Fusione Nucleare Controllata per usi civili, quella che ci interessa, se ne parla dagli anni Cinquanta del secolo scorso ma solo nel 2019, sempre nell’ambito degli esperimenti coreani (condivisi con l’Università americana della Columbia), si raggiunsero 8 secondi di funzionamento continuativo della macchina TOKAMAK. Essa, operante dal 2007, ha la funzione di confinare un plasma (quarta forma della materia) a 100 milioni di gradi centigradi, temperatura dieci volte maggiore di quella del nucleo del Sole. A distanza di un anno (oggi) i secondi sono diventati 20, ed è un record; l’obiettivo per il 2025 è di raggiungere i 300 secondi. Progredendo su questa strada la reazione dovrebbe “autosostenersi”, cioè generare più energia di quella che serve per attivarla. Poiché il plasma, formato da una nuvola di idrogeno incandescente, ha una temperatura tanto elevata che nessun materiale a contatto potrebbe contenerlo senza fondersi, esso è confinato e tenuto “sospeso” grazie a poderosi campi elettromagnetici. Ed è proprio la tecnologia dei “magneti superconduttori” che ha permesso di “allungare” la durata dell’esperimento fino ai 20 secondi attuali. Nella Francia meridionale è in costruzione l’impianto più grande del mondo per la fusione nucleare detto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) che sarà terminato nel 2025; vi partecipano Unione Europea, USA, Russia, Cina, Giappone, Corea del Sud e India. L’acronimo vuole essere un richiamo alla parola latina “iter” (“percorso”, “cammino”, usata comunemente anche nella lingua italiana) a significare il progresso della Scienza e anche della collaborazione internazionale, come già avviene per la Stazione orbitante ISS, autentico esempio di quanto l’umanità potrebbe andare d’accordo. Ci sono anche altri centri di ricerca che studiano la fusione nucleare, il cui interesse richiama investimenti per decine di miliardi di Euro provenienti da tutto il mondo. A fronte di questo impegno finanziario è chiaro che piacerebbe a chiunque ottenere lo stesso risultato (la fusione nucleare) con assai minor spesa e ingombro, per cui non è del tutto cessato l’interesse per la cosiddetta “fusione fredda”, annunciata da Fleischmann e Pons nel 1989, che suscitò meraviglia e speranze, al punto che Toyota convinse i due ricercatori a trasferirsi da Salt Lake City (USA) ai suoi laboratori nel sud della Francia. Altre case automobilistiche giapponesi, come Nissan e Mitsubishi, appoggiate dal governo nipponico, finanziano tuttora studi sulla fusione fredda e decine di laboratori in tutto il mondo continuano caparbiamente le ricerche sul fenomeno. Oggi possiamo dire che la fusione fredda potrebbe esistere, perché viene realizzata casualmente ora qua e ora là, ma perché diventi una realtà utilizzabile occorre che essa sia ripetibile sempre e ovunque, controllabile e a basso costo.