Virtuo è una società francese di noleggio, presente in 29 città europee, che si è posta, dopo aver effettuato una approfondita indagine, una domanda: si può vivere senza auto nelle grandi capitali? La risposta è inglobata nel futuro della nuova mobilità in relazione ai contesti urbani profondamente mutati. Complice la decisione di portare il limite di velocità a 30 km/h e la riduzione delle strade per fare spazio alla circolazione delle biciclette e dei monopattini, sperando di limitare il numero degli incidenti, di diluire il traffico e di inquinare meno. Per ora tutte le ipotesi non trovano nessun riscontro concreto, anche il Politecnico di Milano ha raccolto studi e prospettato visioni sulla mobilità urbana, evidenziando particolarmente due previsioni: i veicoli saranno sempre più elettrici, di dimensioni ridotte e l’auto privata, in parecchie occasioni verrà sostituita dallo sharing considerando che i parcheggi nelle città non sono più sufficienti a contenere i veicoli che ogni giorno entrano nelle aree metropolitane. Virtuo ha registrato – proprio a Milano – un incremento del 67% del numero dei noleggi, proponendo ogni tipologia di soluzioni che, comunque, non significa l’abbandono di un’auto di proprietà, l’unico mezzo che consente l’assoluta libertà di spostamento, fuori e dentro le città. E – altro dato interessante – è proprio la generazione Z, i giovani di domani, che privilegiano la svolta elettrica giudicandola una scelta trendy anche se ancora troppo costosa. Ormai tutte le case costruttrici stanno investendo sui motori green, proponendoli su carrozzerie dalle dimensioni sempre più ridotte, pur essendo, come la smart #1 un suv, che sovrasta il successo anche del quadriciclo Ami della Citroen. Significativo il passaggio della giapponese Honda ai veicoli a batteria dopo aver creato una apposita divisione, investendo 40 miliardi di dollari entro il 2030, già presente con la city car Honda e. Senza dimenticare le classiche berlinette come la Mini elettrica, l’Abarth 500e con la sorella Fiat 500e e la cugina Peugeot e-208, oppure l’MG4, compatta ma spaziosa, dall’autonomia di 435 km, più che sufficienti per circolare almeno una settimana, da casa a ufficio, senza dover effettuare nessuna ricarica (una ricerca ha accertato che solo due utenti su dieci, percorrono più di 400 km in sette giorni). Svetta per il perfetto equilibrio tra qualità e prezzo la Dacia Spring, al terzo posto tra le più vendute in Europa nel primo trimestre 2023 come la Dr1, una quattro posti , lunga poco più di 3 metri che, fra sconti e incentivi , costa meno di 20mila euro. Nel mondo serviranno oltre 1.200 miliardi di dollari per completare la transizione all’elettrico, Tesla non ha rivelato ancora tutti i suoi piani soggetti agli umori del suo ceo Elon Musk, a differenza di Volkswagen che ha annunciato un’ accelerazione elettrica, per i prossimi 5 anni, con un impiego di 182 miliardi di euro, di Toyota (più di 70 miliardi prevede di vendere 3,5 milioni di veicoli elettrici entro il 2030), di Ford, entrata prepotentemente nel circo, stanziando 50 miliardi di dollari (vuole immatricolare 3 milioni di veicoli a batteria entro il 2030), di Mercedes- Benz che con 47 miliardi di dollari sta realizzando splendide berline, sulla stessa linea del suo concorrente diretto Bmw, che nella sua fabbrica di Monaco, considerata una pietra miliare sulla strada della mobilità elettrica, ha iniziata la produzione della Bmw i4, calcolando che, entro la fine dell’anno, gli elettrici assemblati nell’impianto, rappresenteranno più della metà dei veicoli costruiti. Renault ha modellato la sua alleanza con Nissan e Mitsubishi adeguandola proprio per sostenere gli investimenti sull’auto elettrica, sciorinando la Megane, la Zoe, la Twingo, il Kangoo, in attesa, a breve, delle Renault 4 e 5 e della Scenic. Stellantis gioca ancora a nascondino, il suo ceo Carlos Tavares solo poche settimane fa ha lanciato una stoccata contro le auto elettriche, rimarcando quanto, per esempio, costa il litio, sollevando questioni geopolitiche in cui si intravedono pericolose ombre cinesi. Contesta all’Unione Europea di non avere un approccio dogmatico riguardo la data del 2035 che prevede la circolazioni di soli mezzi a zero emissioni anche se ha affermato “Stellantis sarà pronta per rispettare la scadenza che, però, andava decisa almeno dieci anni fa”.