Volkswagen Group con 3 milioni 866.779 auto vendute in Europa nel 2019 e il futuro gruppo Fca-Psa a quota 3 milioni 413.829 vetture (2 milioni 467.258 le immatricolazioni per i francesi e 946.571 per i marchi di Mirafiori). Tra il colosso di Wolfsburg e, verosimilmente dal 2021, il gruppo italo-franco-Usa-tedesco si preannuncia, fin da ora, una battaglia serrata ai vertici del mercato europeo.
Lo scarto è di 452.950 veicoli, mentre, guardando i dati scorporati diffusi da Acea, lo scorso anno Groupe Psa si è classificato al secondo posto con quasi 1,4 milioni di auto vendute in meno rispetto ai tedeschi; ottava, invece, Fca a un’ incollatura da Ford (965.070). In aumento del 3,3% le consegne di Volkswagen Group, segno meno per Psa (-1,3%) e Fca (-7,3%). Le quote di mercato registrate al 31 dicembre scorso: 24,5% Volkswagen Group (+0,5%), 15,6% Psa (-0,4%) e 6% Fca (-0,5%). E se Fca-Psa fosse già operativo: 21,6% contro 24,5% di Vw. Terza posizione finale per Groupe Renault, quarta piazza ai coreani di Hyundai-Kia, quindi Bmw che ha avuto, per pochissimo, la meglio sui concorrenti di Daimler.
Dietro a Fca figurano, nell’ ordine, Toyota e, staccati, Nissan, Volvo e gli altri costruttori.
Nel 2019, complessivamente, in Europa sono state acquistate 15 milioni 805.752 auto, in crescita sul 2018 dell’ 1,2% grazie al risultato positivo segnato in 20 dei 31 mercati considerati. Il numero di veicoli venduti è di poco al di sotto del dato del periodo ante-crisi, quando, nel 2007 – come ricorda il Centro studi Promotor – erano state immatricolate 16 milioni 3.436 unità.
Sicuramente molto positivo l’ ultimo mese del 2019 con un +21,4% grazie al giorno lavorativo in più e, soprattutto, «alla forte pressione sul mercato allo scopo di smaltire il parco veicoli con emissioni di CO2 che ne avrebbero compromesso la vendita nel 2020», spiega Gian Primo Quagliano, presidente del CsP. «La ragione – aggiunge l’ esperto – va ricercata nelle ulteriori restrizioni sulle emissioni di CO2 già entrate in vigore e per il persistere degli effetti negativi causati dalla demonizzazione del diesel», che ora va a toccare anche i motori a gasolio più efficienti, gli Euro 6, come nel caso di Roma.
Gli altri motivi di preoccupazione per il 2020 sono sviscerati da Andrea Cardinali, direttore generale Unrae: «La perdita, nel 2019, di 50mila posti di lavoro nell’ industria del settore tedesca e lo studio del governo di Berlino, che paventa il venir meno di altri 400mila occupati nel prossimo decennio a causa della transizione ai motori a basse emissioni (sulle linee di montaggio occorre meno manodopera, ndr), confermano l’ urgenza di una politica industriale europea a supporto di un settore che dà lavoro a 14 milioni di persone».
Per le singole aree, tenendo conto dei 5 maggiori mercati, la Germania ha chiuso l’ anno con un +5%, nonostante il rallentamento della sua crescita economica.
Gli altri Paesi: Regno Unito -2,4%, Francia +1,9%, Italia +0,3% e Spagna -4,8%. Intanto, in attesa della classifica mondiale dei costruttori, è da registrare la forte frenata della Cina (-8,2%) che resta il primo mercato globale con 25,77 milioni di veicoli venduti nel 2019. Altro mercato importante, in particolare per Fca, è quello Nafta, sceso del 2% a 20,2 milioni.
E sempre Fiat Chrysler Automobiles ha infine annunciato una collaborazione con il big dell’ elettronica Foxconn per lo sviluppo di auto elettriche. Fca deterrà il 50% della joint venture, mentre il gruppo asiatico avrà una quota non superiore al 40%.
Il contratto sarà firmato nel trimestre. Il piano è di produrre in Cina per il mercato locale, con la possibilità di esportare in futuro.
L’intesa riguarderà anche la connessione dei veicoli.
Pierluigi Bonora