Maria Vittoria Paolillo, trent’anni, bella come solo le ragazze italiane sanno essere, colori mediterranei e lineamenti dolci è un’ influencer di seconda generazione. Ossia una di quelle capaci e lungimiranti ragazze che, grazie ad Instagram, sono diventate imprenditrici. Nata in una famiglia dove i diamanti sono di casa, ha iniziato a produrre la sua collezione di gioielli venduti subito con successo ed oggi si è lanciata anche nella moda con la collezione MVP Wardrobe indossata anche da Camila Coelho e Rocky Barnes. In questa intervista ci racconta come sta sviluppando il suo business e ci svela i suoi progetti e le sue idee, ben chiare, che porta avanti con il marito che è al suo fianco nella vita e anche nel lavoro.
Cosa ti ha spinto a creare una collezione di moda, in un momento dove la moda a dire il vero non se la sta passando molto bene?
Con questo progetto siamo partiti il 4 giugno del 2019, abbiamo appena festeggiato il primo anniversario. Non avrei mai pensato di creare una collezione di moda, vengo da una famiglia che da 180 si occupa di pietre preziose e io nasco come designer di gioielli. Circa 7 anni fa quando ho iniziato non avevo budget per la comunicazione e così mi sono lanciata su Instagram per pubblicare le foto dei gioielli e successivamente ho associato la mia immagine. Ho impiegato comunque un percorso lungo e le persone che mi seguono sono cresciute negli anni fino a diventare una community che mi è molto vicina. Sono vera e sincera e pian piano il mio stile ha conquistato le mie followers. L’incontro con mio marito 3 anni fa è stata un po’ la chiave di volta, lui viene dal mondo della finanza e della moda e mi ha spinto a creare una linea di abbigliamento che mi rappresenta al cento per cento.
Che caratteristiche ha la tua collezione?
Noi non usciamo a collezioni, ma usciamo mensilmente con 4 o 5 capi in total look , MVP Wardrobe nasce come un contenitore dove al suo interno possiamo vendere tutto con l’idea del “see now, buy now”. Quello che io racconto della mia vita, le mie passioni sono quello che attirano l’attenzione delle mie followers, ad esempio in questi mesi di lockdown mi sono particolarmente dedicata alla cucina e da li è nato il desiderio di studiare anche dei set per la tavola con piatti e tovagliette coordinate in collaborazioni con altri brand.
Dove produci i capi e che tempi hai per il riassortimento?
La grande fortuna è di avere al nostro interno un socio che è proprietario di un’azienda produttiva, questo ci permette di avere dei tempi veloci. Adesso siamo usciti con la capsule di luglio, che è l’ultima prima dell’estate. La prossima sarà settembre e quindi sto già lavorando sulla collezione autunnale che manderò in produzione a breve. In sostanza in circa quindici giorni riesco ad avere i miei capi che, mentre prima vendevo solo on line alle clienti , oggi sono richiesti anche dal mondo retail.
Vendi anche ai negozi direttamente quindi?
Inizialmente non volevamo vendere ai negozi, siamo nati come start up on line, non facciamo collezioni semestrali. Poi vista la grande richiesta ci è venuta un’idea, ossia di fare all’interno del nostro e-commerce un’area dedicata al retail, dove il negoziante con il suo codice sconto può avviare l’ordine componendo una box con i total look del mese per una spesa minima di 3.000 euro con cinque look che possono essere riassortiti. Un progetto innovativo che al momento in Italia siamo gli unici a proporre.
Come è cambiato il tuo ruolo da influencer a imprenditrice?
Questa era la mia più grande preoccupazione quando ho iniziato questo progetto. Lasciavo una strada sicura per qualcosa di nuovo di cui ancora non sapevo i risvolti. Sapevo di avere al mio fianco mio marito che mi ha aiutato molto ad avere fiducia in questa nuova strada. Ho pensato subito che molte aziende non mi avrebbero più affidato i loro progetti. Invece, grazie anche al supporto di Condé Nast Social Talent Agency, che mi rappresenta, ho potuto comunque crescere soprattutto nella forza vendita. Lavoro con diversi brand, spazio su tanti settori, il mio pubblico si affida al mio gusto e alle mie passioni.
Come riesci a creare forza vendita?
Ci siamo basati su un metodo in voga negli anni ’90, ricordi quando si andava porta a porta a vendere le batterie di pentole? Ecco, ci siamo chiesti: come possiamo ampliare il canale di vendita e svilupparlo? Per prima cosa abbiamo preso un’agenzia di pubbliche relazioni a Los Angeles che ci affianca e ci aiuta a svilupparci a livello internazionale, ma soprattutto abbiamo selezionato per ogni paese delle ambassador che lavorano per noi. Sono ragazze micro influencer, dai 5000 followers in su, con il loro codice e con una scontistica acquistano i capi che possono promuovere sui loro profili social con un codice sconto. A fine mese retribuiamo le ambassador in base agli acquisti che hanno fatto le loro followers. In questo modo, attraverso loro, MVP Wardrobe viene raccontato in tanti modi diversi. Questa attività è già operativa in Italia, Polonia, Portogallo, Spagna e in America. Un progetto che già ci stanno copiando e che sta andando veramente bene.
Pensi che questo tuo progetto sia replicabile anche per altri giovani designer che vogliono lavorare nella moda?
Assolutamente si. Ricevo spesso richieste di giovani che mi chiedono consigli e come possono fare per percorrere la mia strada. La forza più grande è aver avuto un investitore, perché nel mondo della moda ci vogliono molti soldi per avviare un’attività, soprattuto oggi che è un contenitore saturo. E’ un lavoro impegnativo, occorre essere innovativi, ma anche metterci la faccia ed avere tanta passione.
Ci sono critiche che ricevi dai tuoi haters ? Quali ti danno particolarmente fastidio?
Sono fortunata, ho pochissimi haters, ho avuto solo un momento in cui c’è stata molta critica ed è stato proprio quando dai gioielli abbiamo creato la collezione moda. La nostra strategia è stata quella di iniziare con una capsule che fosse focalizzata sul logo MVP. Questo ha alimentato molte critiche perché qualcuno ha pensato che fosse un atto di egocentrismo quello di mettere le iniziali del mio nome a tutto tondo sui capi. Critiche che mi facevano male, ma ero consapevole che fosse la strada giusta. Oggi quei capi sono diventati dei must have, un prodotto che continuiamo a proporre anche perché è quello che ci richiedono all’estero, perché identifica che è un prodotto made in Italy e ci ha resi riconoscibili, come le camicie bianche con le maniche over che sono il nostro capo icona. Il mio logo è diventato identificativo dell’italianità e questo mi rende orgogliosa.
Facciamo un gioco: tra una copertina patinata e un famoso stilista che vuole rilevare il tuo brand quale opportunità scegli?
Scelta difficile! Ti rispondo guardano a quelli che sono stati gli step iniziali di questo progetto che è nato con l’obiettivo di farlo crescere. Di strada ne dobbiamo ancora percorrere moltissima, ma se dovesse arrivare una proposta la valuterei certamente. Perché no.