“L’Italia s’è desta”, e lo ha fatto nel migliore dei modi. Campioni d’Europa dopo 53 anni (era il 1968), un’altra volta l’11 luglio come in Spagna nell’82.
Il loro “It’s coming home” non ha portato bene ed è diventato il nostro “It’s coming to Rome”.
O, meglio ancora, sono diventate le nostre “Notti Magiche” 30 anni dopo.
Una vittoria cercata e voluta, arrivata al termine di tre settimane esaltanti che hanno coinvolto un paese intero, di nuovo follemente innamorato della sua Nazionale, di nuovo in piazza a festeggiare dopo i mesi della sofferenza.
Con un nome su tutti, quello di Roberto Mancini, l’allenatore che ha portato l’Italia sul tetto d’Europa inanellando una strepitosa serie di 34 risultati utili consecutivi, raggiungendo e superando il precedente record di Vittorio Pozzo che resisteva dal 1939. Ha cambiato l’immagine della Nazionale, facendola risorgere dalle macerie della mancata qualificazione al Mondiale del 2018, il punto più basso della storia azzurra. L’abbraccio con il gemello e amico di una vita Gianluca Vialli l’immagine più bella del nostro Europeo. A Wembley avevano perso una finale di Coppa dei Campioni nel 1992, stavolta la coppa l’hanno alzata loro stringendosi forte tra le lacrime.
In campo l’Europeo ha il volto giovane e sfacciato di Donnarumma, 22 anni e la freddezza di un veterano, premiato al termine della gara come il miglior giocatore della competizione. Si era parlato poco di lui, più per le questioni legate al calciomercato che per quelle di campo, almeno fino alla serie dei rigori contro la Spagna, quando la sua parata su Morata ha aperto le porte della finale agli azzurri. Contro l’Inghilterra è andato oltre, parando gli ultimi due, interventi strepitosi che ci hanno regalato la coppa. Ha dato sicurezza al reparto e, in generale, a tutta la squadra, mostrando spalle larghe e mani gigantesche che hanno parato tutto nei momenti più delicati.
Dai veterani Bonucci e Chiellini alle accelerazioni improvvise di Chiesa, dalla grinta di Barella alle progressioni dello sfortunato Spinazzola, il migliore dei nostri fino all’infortunio, l’Italia è stata squadra nel vero senso della parola, un gruppo di giocatori che hanno saputo sacrificarsi l’uno per l’altro, creando quell’alchimia magica che, come era accaduto con i Mondiali dell’82 e del 2006, alla fine porta alla vittoria.
Un trionfo che riporta l’Italia lassù in cima, coronamento di un percorso esaltante, in cui giorno dopo giorno è cresciuta la convinzione di poter davvero scrivere una pagina di storia azzurra, spinti dalla forza dei suoi tifosi, con l’inno di Mameli cantato a squarciagola nelle piazze e il ritornello di “Notti magiche” la colonna sonora sul pullman dell’Italia, anche se all’epoca molti azzurri non erano neppure nati.
Una notte magica come quella che ci ha regalato l’Italia.