L’eliminazione subita contro il Porto in Champions League ha lasciato un segno profondo sulla Juventus e sul suo giocatore più importante, Cristiano Ronaldo. Troppo forte la botta, troppo fragoroso il tonfo per una squadra che nell’estate del 2018 aveva messo a segno il colpo dei colpi, strappando CR7 al Real Madrid per portarlo a Torino. Con un solo, grande obiettivo: vincere la Champions League, “ossessione” tangibile anche se mai dichiarata tanto della dirigenza quanto dell’intero popolo bianconero. Perché vanno bene gli scudetti ma, come è opinione comune, “quelli li avremmo vinti anche senza Ronaldo”.
Lui, invece, doveva essere l’uomo per l’Europa, quella della Coppa dalle grandi orecchie che la Juventus non vince dall’edizione del 1995-96 (vittoria ai rigori sull’Ajax nella finale di Roma). A quello serviva, ma non è servito. Tre eliminazioni in tre anni, una ai quarti contro l’Ajax e due agli ottavi, l’anno scorso contro il Lione e quest’anno contro il Porto. Una squadra buona ma alla portata della Juve (gli olandesi), due nettamente inferiori (francesi e portoghesi), che nonostante il netto divario tecnico sono comunque riuscite nell’impresa facendo sprofondare nel baratro Ronaldo e compagni.
Il portoghese, dopo giorni di silenzio, si è rifatto vivo sui social con una classica frase motivazionale, alla sua maniera (“Rispetto al numero di cadute che fai nella vita è più importante quanto velocemente ti rialzi”), ma la sostanza non cambia: delusione infinita e pensieri cupi all’orizzonte. Non a caso ha voluto anche rimarcare il suo passato da plurivincitore della Champions (cinque volte), come a ricordare chi è e che cosa ha vinto in carriera: “È vero che il passato appartiene ai musei, ma fortunatamente il calcio ha memoria (e anche io): la storia non si cancella, ma si scrive ogni giorno con resilienza, spirito di squadra, e tanto duro lavoro. Chi non lo capisce, non raggiungerà mai gloria e successo”. E in tanto hanno interpretato le sue parole come il pensiero di chi vuole sfruttare al massimo gli ultimi anni di carriera, non solo dal punto di vista economico ma soprattutto sportivo.
Ecco allora che iniziano a circolare le voci sul suo possibile addio alla Juventus a fine stagione, nonostante un altro anno di contratto. Una scelta che, tutto sommato, potrebbe anche andare bene alla società, che vedrebbe alleggerirsi non poco il monte ingaggi (il portoghese “pesa” sul bilancio per quasi 55 milioni all’anno) e che potrebbe anche guadagnare qualcosa dalla cessione del cartellino. Un pensiero che Agnelli non può non fare, visto che tra 12 mesi lo perderebbe a parametro zero.
Lui, nel dubbio, ha risposto come meglio sa fare, con i gol. Tre al Cagliari, che fanno 95 in 122 presenze in bianconero tra campionato e coppe. Eppure…
Eppure non basta, perché Ronaldo è Ronaldo, e se fare tre gol al Cagliari per uno come lui è quasi la norma, non farli in 180’ contro il Porto sono una macchia che a chi ha vinto cinque volte il Pallone d’Oro difficilmente si perdona. E tanto basta per rendere il futuro un rebus difficile da risolvere.