No la Pasqua non mi mette allegria. Ho sempre pensato più alla morte di Gesù che al valore della resurrezione. Forse perchè ho fatto fino al liceo scuole cattoliche e la via crucis, con tutto quello che comporta, che le suore ci facevano disegnare passo dopo passo deve avermi veramente traumatizzata.
Sta di fatto che non basta la pioggia battente a deprimermi ancora di più, ma ci sono notizie che difficilmente passano sotto gamba. La prima riguarda la Principessa di Galles che dichiara pubblicamente di avere il cancro, obbligata dai continui rumors a raccontare la sua situazione al mondo, in assenza della decenza morale della stampa, ma anche di tutti noi. Non siamo più capaci di limitare la nostra curiosità, siamo talmente abituati a googlare per trovare una soluzione, una spiegazione ai nostri dubbi che non possiamo fare a meno di assorbire notizie e non accettiamo un silenzio, una richiesta di privacy e piuttosto ci facciamo andar bene delle fake news che sazino la nostra curiosità.
Anche per il divorzio tra Valentino e Pierpaolo Piccioli più che la notizia in se che ci ha fatto cadere dalle sedie venerdì scorso è il voler sapere cosa succederà a tormentare le nostre anime. Ne sto sentendo di tutti i colori: PP va da Chanel, no forse da Fendi che è di Roma. Alessandro Michele va da Valentino sta trattando con lo stesso gruppo che lo ha mandato via da Gucci? Ma come non doveva andare a disegnare i gioielli da Bulgari? Insomma la lotteria è aperta, notizia certa è che uomo e haute couture di Maison Valentino per il momento restano freezate. Certo è che lo stipendio medio di un direttore creativo è sugli 8/10 milioni di euro l’anno e quindi la posizione è sicuramente ambita.
Ma quanto è importante la moda oggi? Al di la dei fatturati e dell’importanza nei bilanci di ogni paese, la moda è il trampolino della comunicazione. Non esiste settore che assorba più persone dedicate a sviluppare strategie di immagine. Ecco perchè tutti vogliono creare progetti con la moda o farli come la moda. Basta pensare che la tiktoker napoletana New Martina, quella che ha il negozio di cover per cellulari e 7,5 milioni di seguaci è arrivata ad essere la guest star all’inaugurazione di Alcott a Milano, perchè la combo con abiti e vestiti amplifica il proprio status.
Anche Audi ha organizzato al Teatro Alcione la presentazione della nuova Audi A3 allstreet, il nuovo urban crossover dei quattro anelli ed ha omaggiato Milano che è la città dove la mobilità è costruita intorno all’uomo e cambia ed evolve con le necessità urbane, anche se sembra che un italiano su due si sia stufato di parlare di sostenibilità e di auto elettriche.
Ipsos, istituto leader mondiale nelle ricerche di mercato, che fornisce informazioni affidabili e una comprensione totale della società, dei mercati e delle persone ha analizzato la situazione globale evidenziando una fase di Policrisi ossia uno scenario in cui non affrontiamo semplicemente una sequenza di eventi complessi (pensiamo a conflitti, tensioni sociali, disparità economiche, timori lavorativi e sanitari, immigrazione, …) bensì ad una serie di discontinuità da gestire in sovrapposizione tra di esse, rendendo così tutto più complesso e caotico della semplice somma delle parti. Siamo effettivamente in uno stato di transizione permanente : ecologica, energetica, digitale, demografica, lavorativa. Sono questi cambiamenti che portano a oscillazioni negli umori, sentimenti, atteggiamenti, nei comportamenti delle persone, nelle priorità dei loro consumi e nelle scelte politiche. Capite perchè siamo tutti esauriti? Questo è il motivo.
Diet Prada, che non la manda mai a dire ha messo a confronto i prezzi della moda del lusso, ad esempio una it bag di The Row con una di Prada praticamente uguale costano sui 5000 dollari e spiegano che questi prezzi non sono determinati solo dall’inflazione ma anche da una strategia di posizionamento fino a fargli perdere il contatto con la realtà. Una borsa in vimini di Hermes (si quelle che trovi sui banchetti del mercato di Forte dei Marmi) costa 10400 dollari. Ora se sono calate le vendite nel mercato americano pensate un po’ in Italia dove il 5% per cento delle famiglie italiane più ricche possiede circa il 46% della ricchezza netta totale. Le famiglie meno abbienti detengono principalmente abitazioni e depositi, mentre quelle più ricche diversificano maggiormente, detenendo anche quote significative di azioni, partecipazioni e attività reali destinate alla produzione e di altri strumenti finanziari complessi. È quanto si legge nell’analisi della Banca d’Italia. Questo significa che la classe media, quella dei clienti che risparmiavano per acquistare pezzi di lusso non esistono più.
Dai la buona notizia è che l’occupazione femminile cresce, non certo per essere inclusivi ma per necessità penso io. Peccato che siano ancora troppe le donne che perdono la vita per opera di un familiare o conoscente forse perchè il 20% degli italiani soffre di almeno un disturbo psichico, in particolare ansia e depressione, un dato di prevalenza che supera quello della media europea.
Insomma la parola giusta è DOSARE. Dosare le risorse economiche e cercare di non sprecare con l’obiettivo di non farsi mancare nulla pur riducendo, tagliando e ridisegnando i consumi. È modificare, variare le proprie abitudini per conservare, per mantenere quello spazio di benessere che si è conquistato o di cui si pensa di avere diritto. Allora perchè anche la moda non riesce a venire incontro a questa necessità? Gli eccessi consumistici danno un sovraccarico emotivo. Oggi abbiamo la necessità di scegliere e tagliare, di rimuovere il superfluo per concentrarsi su ciò che è importante, ricerchiamo la bellezza negli spazi vuoti piuttosto che in quelli pieni.
Oggi il valore di una rinascita è in mano alle imprese, che possono spendere il loro “fare bene” nella relazione con il consumatore rinforzando il legame di fiducia, in un tempo, come questo, in cui la fiducia è moneta corrente che cittadini e consumatori spendono con massima oculatezza. Quella fiducia che si è persa dietro a soldi spesi per progetti belli ed esosi, nati dal narcisismo di manager e comunicatori. Oggi vogliamo che chi sa lavorare venga giustamente ricompensato, che chi sa fare informazione corretta venga valorizzato.
Michele Malenotti, l’imprenditore che ha rilanciato il marchio Belstaff insieme al fratello è scomparso lo scorso 23 marzo in un incidente a soli 42 anni. In un solo giorno, online, sono stati donati 53mila euro all’interno della raccolta fondi organizzata dal figlio Ignazio Malenotti. «I prossimi – scrive Ignazio, primo dei sei figli dell’imprenditore – saranno mesi molto difficili per noi. Io e mia mamma dovremo provvedere economicamente per le anime di cinque bambini piccoli, ora senza il loro papà. Chiedo umilmente – continua il giovane – con rispetto di voi e del vostro tempo, un sostegno economico da parte di tutti gli interessati. Affinché questo possa aiutarci nei mesi a venire, e ci renda possibile una dignitosa commemorazione di nostro padre» riporta Treviso Today. Riflettiamo su questo.
finalmente qualcuno che fa una analisi obbiettiva, realistica, intelligente e lucida della realtà molto precisa e con tanti numeri e che aldilà dello scriversi addosso di troppi dice quello che pensa e pensa quello che dice guardando in faccia la realtà così come dovrebbero fare tutti….Chapeau!! PS una preghiera per i Malenotti
Fantastica Cristiana bello ritrovarsi nella realtà’ seppur non proprio rosa. Meglio spazi vuoti e silenzio dove andare a ritrovare noi stessi e non l’immagine che vediamo riflessa!