La preoccupazione nel vedere come l’industria dell’auto del nostro Paese sia agli sgoccioli, è espressa da Luca Cordero di Montezemolo che ha dichiarato di essere in ansia “perché il nostro Paese, di fatto, non dispone più di una realtà industriale automobilistica, questo comporta meno peso politico nei confronti della Francia e della Germania. Si creeranno seri problemi sia per i fornitori sia per i lavoratori, stiamo assistendo alla deindustrializzazione italiana circondata da un silenzio tombale “. In effetti quando si decide che una vettura come la nuova Fiat 600, una vera icona della nostra storia, viene realizzata su una piattaforma non italiana ed è costruita in Polonia, ogni domanda trova immediatamente una risposta, in primo luogo, non è più riconosciuta l’eccellenza del Made in Italy. Oltre all’amarezza spunta un profondo rammarico quando si viene a sapere che Carlos Tavares, ad di Stellantis, ha depennato la costruzione della futura generazione della Maserati Quattroporte e ha messo in vendita, oltre allo stabilimento di Grugliasco, anche la palazzina degli uffici della fabbrica di Cassino. Un immobile che si sviluppa su quattro piani fuori terra ed uno interrato con autorimessa e cortile a cui si accede direttamente dalla strada. Anche in questo caso è automatico chiedersi se un impianto industriale possa sopravvivere senza essere affiancato dall’attività professionale degli impiegati che hanno ricevuto una mail che li sollecita ad accettare l’uscita anticipata in cambio di incentivi economici. Inoltre Stellantis ha chiesto ad alcuni fornitori di applicare anche al loro interno l’identica offerta, addebitandogliela. Ossia: voi licenziate e noi vi rimborsiamo, un intrigo da serie poliziesca che non può non creare allarme. Anche Carlo Calenda si è espresso contro queste decisioni che “travolgono famiglie, produzioni italiane che stiamo calpestando mentre la Francia è capace di difendere le proprie. Io vado avanti come un fuso, continuerò a visitare ogni fabbrica per spiegare che ciò che sta accadendo è indegno per l’incapacità di Landini di pronunciare la parola Stellantis anche quando argomenta di auto motive. Questo è un velo che va strappato, la cosa più appassionante che ho fatto nella mia vita è stata la gestione delle crisi industriali, drammatiche ma bellissime quando si riesce a risolverle ma è necessario provarci, altrimenti è totalmente inutile”.