Auto

Mar 04 …LA FORZA DI COMBATTERE…

di Bianca Carretto

Coraggio e orgoglio, due parole che danno un significato profondo alla presenza di Pininfarina al salone di Ginevra, l’unica azienda italiana, sulla scena, ormai ristretta, di questa manifestazione. L’amministratore delegato Silvio Angori ha voluto sottolineare “il nostro impegno ambisce a sostenere l’evoluzione del settore, trasmettendo, come sempre, concetti visionari, sintetizzati nello studio Enigma GT che ingloba la nostra storia”. Da circa 95 anni (verranno festeggiati il prossimo anno) Pininfarina ha ispirato e dominato l’industria dell’automobile mondiale, da quando, nel 1930 “Pinin”, nomignolo affibbiatogli, in dialetto piemontese, per la sua piccola statura, fondò, aiutato finanziariamente dalla moglie e da Vincenzo Lancia, la sua carrozzeria, chiamata Società Anonima Carrozzeria Pinin Farina, due parole distaccate che poi vennero fuse per  trasformarsi nel cognome di famiglia. Fu un grande uomo che non si vergognava di circolare per Torino, anche quando divenne famoso, vestito con la stessa tuta blu dei suoi operai. Da piccola officina, in breve, Pininfarina divenne un marchio, un simbolo di eccellenza, di fatto uno spicchio d’Italia, anche grazie alla sua intuizione che lo portò negli Stati Uniti per incontrare un altro pioniere, Henry Ford e conoscerne le tecniche d’avanguardia. Nel dopoguerra fu una Cisitalia 202 coupè che lo fece distinguere a livello internazionale, consolidando il suo status di leader del design automobilistico. Un esemplare della Cisitalia è esposto al MoMa, il museo di arte moderna di New York, come “una delle otto meraviglie del mondo”. Ed  è ancora Angori che spiega che l’esercizio Enigma GT “esplora il connubio tra bellezza e tecnologia, simboleggia come non mai l’inizio dello stesso pensiero che aveva motivato il nostro fondatore”. Ritroviamo visione e tecnologia che si fondono in un unico progetto, che ha dato vita a dei tratti dinamici ed emozionali. Pininfarina contribuì anche  a far conoscere la milanese Alfa Romeo, un brand che dominò già negli anni 50/60 il mondo delle corse, tutto ritorna. Si arriva al sodalizio con la Ferrari, la F40, fu l’ultima vettura personalmente approvata proprio da Enzo Ferrari, per celebrare i primi quaranta anni del Cavallino. La Pininfarina divenne un’icona, portata avanti dal figlio Sergio Pininfarina, ingegnere meccanico ma anche esperto artigiano, influenzò la crescita dell’industria nostrana che conobbe – siamo negli anni 70 – la sua età dell’oro con Fiat, Lancia, Maserati, gli altri brand in piena espansione. Luca Cordero di Montezemolo è ritornato su quel tempo ruggente , affermando che oggi “Torino è una città triste, in cui mancano figure di riferimento come l’avvocato Gianni Agnelli  e Pininfarina.  Non esiste più l’auto italiana , Stellantis è un gruppo francese, rimane solo la Ferrari, stiamo perdendo valori culturali di cui proprio Sergio Pininfarina è stato l’emblema e sarebbe stato un genio anche nella svolta green”. Aggrappandosi a quel passato la Pininfarina di oggi vuole  riproporsi come partner ideale per tutte le aziende  che introducono nuove procedure ed iniziative industriali, “collaborazioni – ribadisce Angori – che possono sfruttare la nostra esperienza sia dal punto di vista dell’efficienza aerodinamica grazie alla disponibilità della galleria del vento e della continuità di una visione di prodotto che assicura l’interazione tra uomo e macchina”.

.
.

SEGUICI SU INSTAGRAM

SEGUICI SU FACEBOOK

Facebook Pagelike Widget
Top