La moda si accorge di non essere eterna. E lo ammette con se stessa e pure col mondo esterno, che rimane al di là, ancora una volta, dai sacri portoni che blindano le passerelle. Con la differenza che, ora, a scrutare abiti e modelle attraverso lo schermo di un computer rimangono anche i cosiddetti addetti ai lavori, perplessi, basiti e un po’ preoccupati.
Lo aveva già esplicitato Giacomo Leopardi nel suo Dialogo della Moda e della Morte. La prima dichiarava con supponenza di essere immortale, salvo, poi, nel prosieguo del botta e risposta, arrivare al punto che le due entità erano molto simili, decidendo entrambe il destino dell’umanità: la morte uccidendo e la moda imponendo determinate tendenze.
Più recentemente, Gabrielle “Coco” Chanel affermava che la moda è destinata a passare.
Una sfilata non da poco come quella di Giorgio Armani si è svolta a porte chiuse per salvaguardare la salute degli ospiti da eventuali contagi da Coronavirus, Laura Biagiotti ha fatto la diretta streaming, il Mido viene rimandato e Moncler Genius chiude al pubblico la sua esposizione per lo stesso motivo. Un mondo elitario e che si riteneva immune a tutto se non alle rughe (comunque evitabili e scongiurabili con uno stile di vita sano e qualche aiuto estetico) ora si ritrova a fare i conti con la fugacità.
Qualche avvisaglia c’era già stata da un po’ di tempo. Le urgenze di un pianeta terra che non sta tanto bene si erano sentite già scartabellando tra cartelle stampa infarcite di progetti ecosostenibili e proposte di capi green, colorazioni naturali a base di cipolla e olive, dichiarazioni di emissioni carbon neutral e soluzioni volte al riciclo e all’upciclyng, parola entrata in pochi mesi nel vocabolario modaiolo al pari di chiffon, plissé e paillettes.
Lo stesso Alessandro Michele aveva inviato il suo invito alla sfilata con un vocale su whatsapp. Trovata di marketing o meno, resta il fatto che, nel caso, sono stati eliminati tutti quei cartoncini e fantasiosi manufatti che viaggiano per il mondo per annunciate al destinatario quanto sia gradita la sua presenza alla sfilata. Sicuramente una riduzione di spreco.
I capi proposti da Gucci in pochi li hanno visti. Lo stesso streaming della sfilata ha puntato sulla messa in opera e dopo la scena sullo stile del gioco Gira la Moda o del più recente film Unzipped gli outfit sono volati via senza nemmeno essere seguiti dalla telecamera. Ovvero: fate un po’ come vi pare, vi siete goduti lo show, ora vestite come volete. La moda benedice qualsiasi vostra scelta di assemblaggio.
Lo ha detto anche lui, nuovamente, l’uomo più commentato della fashion week milanese, non a caso soprannominato re Giorgio. Dall’alto del suo trono ha sottolineato quanto bisognerebbe smetterla di stuprare le donne con proposte inadeguate e ridicole, quasi dittatoriali. Le rappresentanti del gentil sesso, almeno quelle dotate di qualche stiloso neurone, a dirla tutta, questa cosa la sapevano e già da un po’ non sono schiave di griffe o trend che calano dall’alto. Per fortuna.
Nei giorni precedenti due signore come Miuccia Prada e Silvia Venturini Fendi avevano spinto a una rivoluzione dolce. Ovvero: ragazze care, vestitevi di rosa, di chiffon, con una gonna che mostra le gambe tra le frange e una cintura che evidenzia le curve. Vestitevi come vi sentite e non per amore di un uomo, di uno stilista o per quei vostri colleghi sapientoni del consiglio di amministrazione, che hanno a noia la loro stessa cravatta, o per gli spettatori da divano di un dibattito televisivo di alta politica.
Esternazioni di fatti o parole che mostrano quanto la moda si sia arresa, all’ineluttabile, alle donne che hanno un loro stile e non se lo vogliono far imporre e anche alla caducità, che spinge a rifugiarsi in quelle nostre belle case occidentali ricche di confort e di protezione, lontano da quei finti baci da fashion week accompagnati dall’immancabile “Tesoro!”, che ora è solo sussurrato al telefono o appare scritto, tra mail e messaggi whatsapp.