Ma chi dice che la couture debba essere tradizionale? Nella terza collezione Schiaparelli disegnata da Daniel Roseberry gli abiti, che rispettano la tradizione di questa maison e dell’arte che c’è dietro, mettono in risalto la magia umana che li crea.
“Voglio creare una casa di couture alternativa. Qui la fantasia non è applicata ad abiti da principessa o a capi educati. Qui la fantasia è dentro. Sono abiti che ti rendono consapevole del tuo corpo, che ti fanno pensare a come ti muovi nel mondo. Anche Elsa Schiaparelli creava abiti che torcevano il corpo, però incoraggiando un’esplorazione infantile, non nevrotica, della forma umana. I suoi erano indumenti per celebrare la gioia di pavoneggiarsi, la gioia di mostrarsi” . Il designer definisce così la sua collezione, ancora gongolante dopo il successo dell’apparizione di Lady Gaga nel suo scenografico abito all’insediamento del nuovo presidente Usa Joe Biden.
“Abbiamo iniziato scartando le solite silhouette della couture. Ho voluto prendere pezzi che non “dovrebbero” essere mostrati in questo contesto. I pantaloni, un bomber, per invitare le persone a vederli in modo nuovo. Anche le tecniche sono inaspettate: i pantaloni di pelle blouson hanno un elastico in vita, il denim del jeans color crema è re-immaginato in seta duchesse delavé e double face, impreziosito da lucchetti dorati pendenti. I tessuti sono altrettanto dirompenti: insieme al faille di seta, alla pelle stampata e a un croccante taffettà, c’è anche il velluto di seta legato al neoprene e l’abito a colonna drappeggiato da un sinuoso jersey di seta elastico”
Elsa Schiaparelli era una grande tecnica, amava i materiali e soprattutto le innovazioni. È stata la prima couturier a utilizzare tessuti sintetici; è stata la prima a incorporare cerniere di plastica nel suo lavoro. La sua ambizione era quella di sperimentare, di essere disobbediente, in tutto: fabbricazione, forma, colore, iconografia. Fu lei ad inventare il rosa shocking e tra le sue clienti abituali c’erano Wallis Simpson, Marlene Dietrich, Katherine Hepburn, Greta Garbo che frequentavano la sua boutique.
“Un atelier di couture può decorare in modo unico, e questi pezzi sono esempi abbaglianti dell’arte del ricamo. Ho sempre ammirato il modo in cui Elsa ricamava i pezzi – in un’epoca in cui erano di qualità quasi sussurrata, i suoi erano potenti e inaspettati. Ho cercato di portare lo stesso spirito in una collezione in cui il ricamo è trattato come una decorazione, quasi come un gioiello – la mano dell’artigiano che l’ha fatto è inconfondibile. Un complemento appropriato alle silhouette, che hanno lo stesso tipo di audacia.”