Auto

Feb 01 LA RINNOVABILE IMPARA IN FRETTA

di Carlo Sidoli

È esperienza comune che quanto più di frequente capita di eseguire un determinato lavoro, tanto più lo si fa bene; intendo che lo si fa con maggior precisione e in minor tempo. Prendiamo un automobilista che abbia la ventura di dover sostituire per la prima volta in vita sua una ruota che si è afflosciata. Dovrà cercare il libretto delle istruzioni, da cui apprendere (sbagliando in continuazione) tutta una serie di operazioni da eseguire in sequenza. Alla fine si troverà affaticato, sporco e molto in ritardo sulla sua tabella di marcia. Se ha la sfortuna di forare due o tre volte l’anno diamo per certo che alla quarta avrà acquisito un’abilità tale che procedere alla sostituzione con la scorta sarà divenuto non dico un “gioco da ragazzi”, ma gli riuscirà di farlo agevolmente, senza sporcarsi e in un tempo che è una frazione importante di quello della prima volta. Magari avrà anche la gentilezza di aiutare qualche automobilista poco pratico in evidente difficoltà. Gli economisti, che hanno l’abitudine di trasformare ogni attività in “denaro” (“il tempo è denaro” si dice dall’epoca di Bacone, sec. XVI), parlano di costi: costi di produzione, di distribuzione eccetera. Alla prima foratura avrete speso moltissimo perché vi siete beccati il “colpo della strega” (da cui visite mediche, pomate e massaggi), avete frequentato la lavanderia per ripulire i vestiti e magari avete perso un appuntamento importante; peggio ancora se avete chiamato il soccorso stradale. Alla terza o quarta esperienza di questo tipo resta solo il “costo” di un ritardo di un quarto d’ora e del ricorso al gommista appena possibile. I soliti economisti amano prendere un foglio quadrettato, tracciare due assi ortogonali e indicare con quello verticale (detto delle ordinate) la spesa e quello orizzontale (detto delle ascisse) la sequenza temporale delle forature. Facendo corrispondere a ogni cambio ruota la spesa relativa (medicamenti, tempo, lavanderia e gommista) otterremo una curva discendente detta “curva di apprendimento”. Poniamo 200 Euro alla prima foratura, 100 alla seconda, 50 alla terza e poi 30 Euro per tutte le successive (praticamente solo il costo del poco tempo perso e del gommista). Detto in altri termini, il costo della singola operazione (cambio ruota) diminuisce man mano che ci capita di ripeterla in continuazione. Il criterio della “curva di apprendimento” può essere applicata a ogni tipo di attività ed essere espressa genericamente come: “Il costo dell’unità prodotta diminuisce man mano che la produzione aumenta”.  Produrre una sola automobile costa moltissimo, ma se sono prodotte in serie, cioè molte al giorno, il costo diminuisce notevolmente, come ha dimostrato Henry Ford. Parliamo ora della generazione di energia elettrica, cioè del “chilowattora” (kWh), dove occorre tener conto della materia prima e della sua trasformazione. Col sistema “tradizionale” delle centrali termoelettriche, il costo del prodotto (il kWh) dipende essenzialmente dal costo delle fonti fossili (gas, carbone, petrolio) e da quello operativo, per mantenere in esercizio gli impianti.  Se invece si utilizzano le fonti “rinnovabili”, come il vento, il sole, le onde, eccetera, il costo dell’energia primaria non esiste e i costi di esercizio sono notevolmente più bassi. Il costo finale dipende quindi in gran parte dalla tecnologia: quella dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche, per fare un esempio noto a tutti. Ora, ed è storia recente, costruire un singolo pannello fotovoltaico o una pala eolica in maniera quasi artigianale costa molto e un kWh prodotto in questo modo ha un pezzo esorbitante. Passando alla produzione in serie, di tipo industriale, si è notato che pannelli e pale seguono una “curva di apprendimento” molto conveniente, tanto è vero che il costo di un modulo fotovoltaico dal 1976 a oggi, a parità di efficienza, è crollato del 99%: mediamente, ogni volta che è raddoppiata la produzione, il costo è calato del 20%. Per questa ragione le fonti rinnovabili sono in molti casi già più convenienti di quelle termoelettriche e in alcuni Paesi, tra cui la Gran Bretagna, le sorpassano in quantità di energia elettrica prodotta.  

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