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Set 22 LAMBORGHINI: EDUCAZIONE, RISPETTO, VINCONO

di Paolo Ciccarone

E pensare che era nato per fare uno sgarbo. Uno di quegli sfregi che dovevano lasciare il segno, come massimo esempio di insulto. Non verbale, ma pratico. Qualcosa che restasse di tangibile, visibile, toccabile con mano. E anche ascoltabile. Eh sì, quando Ferruccio Lamborghini in quel 1963 decise di costruire auto sportive, non lo aveva fatto per spirito di avventura, ma per dare uno schiaffo morale ad Enzo Ferrari. La leggenda narra due versioni della storia. La prima, rilanciata dallo stesso Lamborghini, è che le Ferrari erano pesanti da guidare e fragili. Talmente fragili che un giorno, in officina, col fido Balboni, smontando una frizione scoprì che era la stessa che lui usava sui propri trattori: “Ferrari, non ti pago caro le macchine per compare le mie frizioni” narra la leggenda. Enzo Ferrari ha sempre smentito, comunque sia da quel giorno Lamborghini decise: “La macchina sportiva me la faccio da me” e così fu. Dal 1963 ad oggi ne sono passate di auto sulle strade del mondo. Ferrari e Lamborghini rappresentano due marchi d’eccellenza, un sogno per tanti, realizzato per poco. Ma in quel di Santagata Bolognese, dove il toro rampante (altro sfregio al cavallino modenese) i numeri in rapida crescita (superata quota 10 mila Aventador per non parlare di Urus, Huracan e le varie serie speciali) dicono che le aziende sono anche lo specchio dell’uomo che le dirige, le pensa, le propone. Lo stile Ferrari, fatto di esclusività, tecnologia, competizione, è stato unico nel suo genere. Lamborghini è partito da lontano, dai trattori, ma grazie a manager moderni, come Stefano Domenicali, ha raggiunto vette e numeri impensabili. Tanto che la macchina del signorfacciodame, oggi è un altro oggetto del desiderio. Se i numeri dicono che Lamborghini è una splendida realtà, merito anche dei capitali tedeschi di Audi che hanno dato ossigeno quando era il caso, la trasformazione è avvenuta quando al comando è arrivato un manager che ha saputo imporre il proprio stile, la propria visione, la propria educazione a tutto un marchio. Stefano Domenicali è cresciuto alla Ferrari, ha ricoperto ruoli importanti in ambito sportivo, dalle risorse del personale alla direzione della Gestione Sportiva. E ha saputo farsi carico dei problemi della squadra, dando le dimissioni in una calda primavera del 2014. Ebbene, lo spirito Ferrari, la competizione, ma sopratutto la passione, Domenicali l’ha portata con sè. C’è gente che man mano che sale i gradini del successo, cambia pelle. Da simpatici diventano antipatici. Da collaborativi, diventano ostativi. Domenicali no. E’ riuscito a portare al vertice di una azienda che opera nel lusso e nello sport quei valori che da ragazzino lo spingevano in pista a Imola. Era un ragazzo innamorato dei motori, uno che per scavalcare le reti e stare vicino ai bolidi che correvano, si è inventato mille lavori. Da assistente cuoco al factotum, dal ragazzo di bottega, al servitore delle cibarie ai pompieri della CEA. Questa passione ha spinto Domenicali ai vertici della Ferrari e oggi è visibile alla Lamborghini. La passione per le corse la si legge nei risultati dei campionati GT, ultima a Vallelunga e a Le Mans in una gara di contorno alla celebre 24 ore. Lo spirito agonistico, unito alla passione, ma sopratutto al rispetto dell’avversario. Sia esso un team da sconfiggere in pista o una azienda che produce super car. Questo stile Lamborghini, fatto di rispetto umano, di eleganza ed educazione, la si trova nelle competizioni, dove Domenicali ha saputo dare fiducia e ulteriore spazi a ragazzi come Giorgio Sanna, il papà dei trofei vincenti. “Avevamo cominciato con 7 macchine in pista – disse un giorno Sanna – adesso ne abbiamo qualche centinaio in giro per il mondo”. Il segreto? Da pilota che faticava a trovare una squadra e assistenza adeguata, Sanna ha capito cosa serviva, cosa voleva un pilota gentlemen e con Lamborghini ha dato tutto quello che questi cercavano. E che dire di Maurizio Reggiani? L’abile e intelligente firma delle Lamborghini moderne rappresenta quello che Mauro Forghieri ha rappresentato per la Ferrari, un misto di regionalità, basta sentirne l’accento, la passione per i motori e la voglia di fare qualcosa di unico, sempre più esclusivo, di impatto, ma mantenendo quello stile e quella educazione del vertice, ovvero Domenicali, che ha saputo trasmettere a tutti, dando una immagine di marca e di stile unico. Un uomo e il suo stile, un uomo e i suoi collaboratori. Un misto di fantasia, tecnica, passione ed educazione. Che la pista, e i successi dei team clienti, portano in giro per il mondo. E pensare che era nato tutto per fare un dispetto, una di quelle sfide da paese, fra contadini arrabbiati che sbagliano a giocare la briscola nella taverna di paese. Solo che qui non si trattava di contadini, ma di due uomini di spessore unico come Ferrari e Lamborghini. E non c’era in ballo una briscola mal giocata, ma la voglia di mostrare, uno all’altro, che si poteva fare meglio, di più, senza compromessi. E da qualche tempo, quel qualcosa in più senza compromessi, ha anche uno stile fatto di educazione, rispetto e visione di un futuro fatto di passione. Come Stefano Domenicali.

2 risposte a “LAMBORGHINI: EDUCAZIONE, RISPETTO, VINCONO”

  1. Enrico De Vita ha detto:

    Complimenti, Paolo. Poche volte ho letto storie di uomini e motori così interessanti e ben scritte.
    Enrico De Vita

  2. Alberto Sabbatini ha detto:

    Bravo Paolo, bell’articolo. Hai spiegato perfettamente lo stile Lambo a confronto dello stile Ferrari. Speriamo che non cambi in futuro visto che proprio oggi è uscita la notizia che Domenicali potrebbe lasciare la Lambo per andare a dirigere la F1 di Liberty Media e diventare il Bernie Ecclestone del prossimo decennio.

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