Ieri, a Modena, si è celebrata la festa dell’industria dell’auto italiana, quella rimasta. Una celebrazione a cielo aperto, il Motor Valley Fest, alla quarta edizione, in una terra che ha come spina dorsale la via Emilia capace di conciliare la vita delle fabbriche con chi lavora nei campi. Una storia da proteggere, che parla di valori, di bellezza, di velocità, con i suoi sei brand mai stati così attivi: Ferrari, Maserati, Lamborghini, Ducati, Pagani e Dallara. Il Motor Valley è stato realizzato dalla Regione Emilia Romagna e la presenza al convegno inaugurale del presidente della Regione Stefano Bonaccini deve essere considerata, con la sua autorità, una promessa per il futuro: “ noi puntiamo sul capitale umano e siamo ancora capofila nella filiera meccanica, meccanotronica e motoristica”. Ha partecipato, a colloqui privati, anche il Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco. Gli allievi dell’Accademia Militare di Modena, nel cortile d’onore del Palazzo Ducale, affiancati da quasi tutti i ceo dei marchi, parevano schierati per la cerimonia di un giuramento, sottoscritto, in un clima di condivisione. Intenso l’odore dei motori, il rombo vero, di una corsa infinita per definire il passaggio alla mobilità che ci attende costituita da powertrain elettrici, batterie al litio, materiali sempre più leggeri. Si è parlato di aerodinamica, di carburanti e-fuell e biofuel, di elettronica che si intreccia con software sia di simulazione sia di nuove piattaforme. Hanno partecipato tutte le associazioni, a partire dal direttore generale dell’Unrae, Andrea Cardinali, all’Anfia con il presidente Paolo Scudieri, per finire con Angelo Sticchi Damiani , presidente dell’Aci ed Eugenio Razelli, coordinatore scientifico della manifestazione.A sostenere l’impegno sono arrivati appositamente il ceo Engineering e Board Member Automotive di Bosch, Johannes-Joerg Rueger e Christian Richter, Google Director Global che hanno contribuito a tracciare le più importanti linee di sviluppo della mobilità sostenibile. Anche i brand più prestigiosi attendono legislazioni chiare per delineare i loro investimenti, ricercando sbocchi in nuovi mercati e combattere, anche culturalmente e politicamente, l’evoluzione, in particolare, delle case cinesi, che stanno espandendo la loro attività a livello globale. Tutti chiedono una strategia reale, messa in atto dal Governo, che rilanci la forza del made in Italy, perché anche le strutture industriali detenute in mani straniere, devono conservare le loro radici nel paese d’origine, l’Italia.