A Milano si è svolta la seconda edizione del Pink Motor Day, patrocinato dal Comune di Milano, in cui sono stati trattati argomenti che possono valere per ogni settore industriale, poiché dovrebbe essere, ormai chiaro, che una qualsiasi leadership è asessuata. Per ciò che riguarda la nuova mobilità – significa auto, moto, biciclette, monopattini – l’industria avrà sempre più bisogno di nuove competenze e ruoli differenti per arrivare al successo di questa trasformazione. È necessario cambiare mentalità e promuovere nuove vocazioni, restituendo ai giovani – donne o uomini – provenienti da qualsiasi ceto sociale, la nobiltà di un’avventura collettiva quale è sempre stata l’industria. Determinante sarà raggiungere salari equiparati, offrire maggiori opportunità di evoluzione e possibilità di scegliere tra vari insediamenti geografici. Questi i primi obiettivi per attirare la popolazione femminile verso inedite professioni che nascono proprio nell’ambito automobilistico, una forza lavoro che attualmente vale solo il 30%. L’automobile rimane e rimarrà il punto fermo dei nostri spostamenti perché è l’unico mezzo che consente una libertà d’azione insostituibile, utilizzata – come precisa l’Unrae, l’associazione che incorpora tutta l’industria automobilistica che opera in Italia – dal 40% del gentil sesso, ossia 1 vettura su 2,5 è guidata da una donna che si muove quasi mai da sola. Gli uomini abitano, in media, più vicino al loro posto di lavoro e utilizzano meno l’auto per arrivarci, è molto comune che siano a bordo di una piccola city car, quando la vettura della famiglia – sia una berlina o un suv – sia usata dalla donna. Arianna Censi, assessora alla mobilità di Milano, precisa che “vi è la possibilità di usare i mezzi in sharing e ora si notano molti più biciclette in circolazione e il trasporto pubblico è sempre molto conveniente attraverso gli abbonamenti”. Così come il noleggio che consente di provare, senza impegno di acquisto, un’auto elettrica o ibrida. La finalità di ogni modello non deve essere il cliente, è ora di ribaltare questo concetto: sarà il cliente – non importa di quale sesso – a scegliere il modello che risponde maggiormente alle sue esigenze di vita. È necessario investire in una società che deve raggiungere, velocemente, l’uguaglianza professionale, valorizzando il talento dei singoli, garantendo la “gender equality”. Un’iniziativa partita nel penultimo salone dell’auto di Parigi, prima della pandemia, metteva in evidenza le donne che lavorano nella mobilità, la cui ambizione era quella di suscitare vocazioni femminili verso attività tecniche o ingegneristiche, ancora troppo in mano maschili. Nei paesi nordici le donne rappresentano già la maggioranza degli ingegneri, così come in Asia sono in testa nella produzione dei semiconduttori.