La volontà smuove le montagne e supera ogni sorta di ostacolo e di difficoltà. La notizia che tre stabilimenti italiani di Stellantis dovrebbero essere salvati è il risultato della pressione che stampa, imprenditori e politica – a partire dal primo ministro Giorgia Meloni – hanno esercitato su tutto il board della società francese che oggi è proprietaria dei brand prima detenuti da Fiat Chrysler Automobiles. La consultazione, la ricerca di informazioni ha portato a risultati che – se non vi saranno altri cambiamenti di rotta, come la possibile vendita di uno di questi – dovrebbero essere piuttosto positivi. Gli impianti sono stati valutati per la loro capacità produttiva, la modernità di tutta la struttura e l’elasticità di adattamento anche per quel che concerne il lavoro. Potrebbe essere protetta la fabbrica di Melfi, nel comune di Potenza, nella Regione Basilicata, dal settembre 1993 della Fiat Auto, dove, nel 2003 erano stati prodotti 3milioni di veicoli. Completamente ristrutturata tra il 2013 e il 2014, da Sergio Marchionne, poco dopo aver annunciato che Fiat e Chrysler sarebbero state una cosa sola, oggi è un plant capace di assemblare 400mila auto annue. Dispone di una piattaforma Stla Medium, che può ospitare motori ibridi ed elettrici puri, per cui è idonea a costruire un suv top di gamma del brand Ds, a seguire l’erede della Jeep Compass e un modello Opel che dovrebbe ispirarsi al concept Opel Experimental. Nello stesso tempo potrebbe essere intrapresa la linea dedicata alle batterie. Il secondo sito su cui si focalizzano le attenzioni è quello di Cassino che ha vissuto, dal dicembre 2023 al 15 gennaio 2024, una cassa di integrazione costante ma, negli ultimi cinque anni ha ricevuto 1 miliardo di euro per rifare completamente gli impianti di stampaggio, verniciatura e usufruisce già dell’installazione di impianti fotovoltaici. Uno solo, genera, in condizioni ottimali, una media annua di 1.300 Kwh/Kwp. Pomigliano è la struttura che ha dimostrato la maggior flessibilità, capace di seguire le differenti richieste del mercato, in grado di costruire automobili appartenenti a due segmenti diversi, dai costi più che concorrenziali. È considerato il top di tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis, vi lavorano, in piena attività ben 4.000 dipendenti, è l’unico ad ottenere sempre la valutazione più alta, nel 2023 sono uscite dalle sue linee 215mila auto e per il 2024 potrebbero essere 255mila. Gli operai si adattano a molte richiesta dell’azienda che spesso crea incertezza occupazionale, spostando una parte di lavoratori su altri siti. Ma Pomigliano può considerarsi multinazionale, l’unico ad aver assorbito completamente la “mentalità” Stellantis, è diretto dalla francese Pascale Chretien, la prima manager donna, un brasiliano è a capo dell’unità montaggio, un altro francese occupa la posizione di responsabile della qualità, solo il capo del personale è italiano. Il 5 febbraio arriverà da Parigi Stefan Dubs, a capo degli stabilimenti europei arriverà nell’impianto campano, non sarà una visita solo di routine.