Il Fatto Quotidiano 16 / 09 / 2020
“Con Fca l’italia rischia: il premier chiami Macron”
Conte si muova con Macron Senza modelli non c’è futuro per gli impianti
Carlo Di Foggia
Giorgio Airaudo è ritornato ieri dopo sette anni alla guida della Fiom Piemonte. A cavallo degli anni Duemila è stato protagonista delle vertenze simboliche con la Fiat di Sergio Marchionne, alternando accordi e conflitti. Ritorna nel sindacato delle tute blu nella fase più difficile, quella della fusione tra Fiat Chrysler e Psa (Peugeot). E le premesse, spiega, “non sono buone”.
Lunedì i due gruppi hanno rivisto gli accordi per la nascita di “Stellantis”, tagliando da 5,5 a 3 miliardi il maxi dividendo destinato agli azionisti dell’ex Fiat che per John Elkann era “scritto sulla pietra”.
(Ride) Si è visto… Era inevitabile, hanno avuto performance diverse: Psa ha fatto registrare i migliori risultati in Europa post Covid grazie agli incentivi francesi, più efficienti di quelli italiani. Il piano di sostegno di Parigi è imponente. Fca arranca. Gli azionisti italiani dovranno tenere più soldi in azienda, è sacrosanto. Ma ciò che conta davvero non è questo.
A che si riferisce?
Cosa porta Stellantis all’italia? A oggi niente, solo la conferma del piano 2019 di Marchionne, già in ritardo e dove molte cose dovevano essere fatte prima, come il rilancio dell’alfa Romeo. Siamo di fronte a una alleanza internazionale, e io sono favorevole. Gli azionisti fanno accordi privati, ma noi abbiamo dato una garanzia pubblica a Fca su un prestito di 6 miliardi. All’italia serve ben altro.
Cosa teme?
Le premesse sono pessime. Fiat ha già chiesto ai fornitori di sospendere gli investimenti su alcuni modelli. Tutto il segmento B, 400mila vetture l’anno, e la nuova Punto sarà fatto in Polonia su piattaforma “Cmp” di Psa. L’ad Mike Manley ha paventato pure l’uscita dal segmento A, cioè la Panda. Così in Italia resterà solo il segmento C di lusso legato ad Alfa e Maserati, dove peraltro Psa ha il marchio DS. Ma non ha funzionato per rilanciare Torino e ora lo proponiamo per rilanciare tutta l’italia? Non sta in piedi.
Il governo ha concesso la garanzia dicendo che in cambio Fca manteneva gli impegni sugli impianti.
Non l’hanno mai fatto. Il governo sbaglia, avrebbe dovuto chiedere cosa questa alleanza aggiunge: fa la differenza tra salvare gli impianti oppure no. Giocano sull’ambiguità. Il prestito lo danno a Fca Italy, ma parliamo di un gruppo italo-americano con sede in Olanda. In Peugeot c’è il governo francese. Il premier Conte doveva parlarne con Macron.
Che scenario si aspetta?
C’è innanzitutto un problema di componentistica. Psa due anni fa rilevò Opel e fece la stessa operazione: disse ai fornitori che non avrebbero più lavorato e preferì pagare le penali per rescindere i contratti. Se usi la piattaforma Cmp, le multinazionali della componentisica rischiano poco, i piccoli e medi fornitori italiani di Fca invece rischiano moltissimo.
Non è troppo pessimista?
Nella migliore delle ipotesi Stellantis lascia tutto così c o m’è e condanna l ’ It al i a dell’auto al declino. Ci sono due stabilimenti su quattro che soffrono, Mirafiori e Pomigliano. I nuovi prodotti annunciati sono di fascia alta, un mercato di nicchia mentre tutti puntano sui suv. Vorrei discutere di questo: quali modelli, quanta occupazione garantire, come compensare i rischi e usare i soldi del Recovery fund per la filiera. Marchionne diceva agli americani che in Italia costa meno usare la Cig che licenziare. Non può essere questo l’obiettivo.
Il governo può impedire la chiusura degli stabilimenti…
È un’utopia, il comando sarà in mano a Parigi: ai francesi spetta l’ad e il direttore finanziario. Ribadisco: Fca da sola non regge il passaggio all’ele ttrico, l’alleanza va bene, ma bisogna contenere il nazionalismo francese, lo conosciamo bene, siamo piemontesi… Gli azionisti Fca – che dall ’ Italia hanno avuto molto e restituito poco – possono intascare i loro soldi, ma dobbiamo aiutarli a garantire che qualcosa in Italia arrivi. Sono pragmatico. Spesso si fa la caricatura dei metalmeccanici della Cgil. Contano i fatti. Due giorni fa a Torino il responsabile di Fca in Europa, Medio Oriente e Africa, Pietro Gorlier si lamentava che non è stato apprezzato l’annuncio di due miliardi di investimenti sull’elettrico. Sono gli stessi che con Marchionne dicevano che l’elettrico non si poteva fare. Bene che si siano ravveduti, ma non ce la caviamo solo con la 500 elettrica.
Cosa deve fare il governo?
Trattare con Parigi, assicurarsi garanzie concrete, cioè nuovi prodotti innovativi. Lo stabilimento che farà le batterie per le auto elettriche, per dire, sarà vicino Parigi. Noi non lo abbiamo e discutiamo di auto di lusso elettriche. Si sta gestendo con troppa faciloneria un passaggio epocale per il Paese, che avrà effetti economici e sociali enormi. Il governo ha ancora pochi mesi per intervenire prima che sia troppo tardi. Gli Stati hanno grandi poteri di intervento sugli interessi nazionali. Parigi lo ha dimostrato facendo saltare l’intesa tra Fca e Renault. Il sospetto è che lo abbia fatto perché sarebbe stata molto più favorevole all’italia di Stellantis.