Mag 14 Lettera spedita al Presidente del Consiglio
Collaboratore
Signor Presidente ,
forse non le è stato spiegato che esiste un’industria automobilistica, composta – è vero – ormai da tutte case straniere che però hanno fabbriche, filiali, concessionarie, officine, rappresentanze in Italia. Acquistano, inoltre, componentistica, tecnologia, si avvalgono di studi di design,di agenzie pubblicitarie e di marketing.
Un settore che vale l’11/12% del Pil di questo nostro mal conciato Paese, con l’indotto, occupa almeno 350mila persone, per ogni auto che viene venduta lo Stato incassa l’Iva. Oggi è fermo, ingessato. Nessuna parte del decreto da Lei annunciato, ieri sera, riguarda l’automotive. Ero certa che ci avrebbe dedicato almeno una piccola attenzione, pensi quanto è stata profonda la mia delusione che si è trasformata in profonda amarezza. Io “ vivo” di auto da circa 40 anni, posso dire di conoscerne ogni percorso, industriale, commerciale, umano. Sì perché alle spalle di una vettura vi sono uomini e donne che non sono robot, hanno sentimenti, aspirazioni, studiano, si applicano, fanno sacrifici per continuare quel processo tecnologico che da oltre 100 anni ci ha consentito di muoverci in libertà ed autonomia. Lei ieri sera ha annullato i nostri sogni, ci ha feriti, umiliati.
Non parlo a favore di un marchio italiano o straniero, le parlo a nome di centinaia di migliaia di cittadini che Lei dice di rispettare. Se almeno avesse preso un provvedimento qualsiasi, per esempio, bloccare la circolazione dei veicoli omologati euro 3, non le costava nulla, avrebbe favorito quel ricambio di un parco auto ormai assolutamente obsoleto, avrebbe apportato altro introito fiscale e salverebbe tanti posti di lavoro. Perché, Lei ha capito, che si arriverà a licenziare? Non vorrei trovarmi nella condizione di scendere in piazza, sarebbe la prima volta, nella mia vita.
Bianca Carretto