Viaggiare alla ricerca di uomini (e prossimamente anche donne) che diventino ambassador di vita vera. Carpentieri, pescatori, manovali, ricercatori, vulcanologi… volti e professioni che unite ad uno storytelling giornalistico guidato dalla regia di Michele Lupi, ricompongono in chiave moderna l’archivio di Fay.
Il IV° capitolo del progetto portato avanti da Alessandro Squarzi, collezionista e profondo conoscitore di vintage e dell’abbigliamento da lavoro, unito alla visione e narrazione tipica di chi è abituato a creare racconti per la carta stampata, si svolge nella magica Islanda, meta turistica molto ambita, addirittura al secondo posto dopo la Grecia tra le località preferite dai turisti nel periodo estivo.
Terra di vulcani, dove la natura è ancora incontaminata è il luogo perfetto per testare l’affidabilità dei capi Fay Archive, ideali per chi ama l’outdoor e la vita all’aria aperta. Le storie dell’incontro tra moda, uomo e natura vengono raccontate attraverso l’occhio del team Fay e l’obiettivo di fotografi capaci di cogliere l’essenza del progetto. Dopo Russia, Isola di Gotland e Lazarote affidati al fotografo del National Geographic Davide Monteleone, la nuova tappa è curata da James Mollison, fotografo di origine inglese, nato in Kenya, oggi di base a Venezia, che ha catturato i suggestivi panorami e i volti degli uomini islandesi.
E così ecco Heidar ed Elli, rispettivamente carpentiere e fotografo che si immergono nelle acque pulite e cristalline, esplorando fondali tra le placche eurasiatiche e nordamericane che testano la giacca in tartan e la camicia di flanella. Will il vulcanologo, che si aggira tra la lava con la giacca Field monogancio e ancora Daniel il “Wood -worker” che, con la giacca Navajo, raccoglie sulla spiaggia tronchi profumati di mare. E ancora il giovane Erik, che mette a prova la sua abilità di pescatore solitario , accompagnato da una classica giacca 4 ganci.
Volti autentici, come questo marchio tradizionale, capi nati per essere custoditi nell’armadio anche quando sono consumati dall’uso, tramandati tra generazioni e quindi portando avanti anche un concetto di sostenibilità, perché non viene mai buttato via, anzi se vissuto acquista ancora più fascino.