Sulla presunta o reale pericolosità dei monopattini elettrici (E scooter), ormai diffusi non solo nelle aree metropolitane, si scrive e si dibatte molto a livello mondiale e non c’è concordanza di opinioni. Al punto che certe amministrazioni ne hanno proibito l’uso (vedi New York) e altre l’hanno incoraggiato, premiando chi li compra con un “bonus” (vedi Torino). La realtà è che i monopattini elettrici hanno caratteristiche intrinseche che li fanno risultare utili per i singoli e per la collettività solo se impiegati da persone esperte (o perlomeno prudenti) in ambienti adatti. Nel mondo ideale delle “piste ciclabili” lisce, larghe e con curve ad ampio raggio, contornate da spazi erbosi, essi andrebbero benissimo perché sono silenziosi, non hanno emissioni dannose, sveltiscono i collegamenti e si trova sempre un luogo dove parcheggiarli, oppure si possono trasportare facilmente fin dentro casa. Nel mondo reale delle strade dissestate con curve ad angolo retto, del traffico misto, dei marciapiedi affollati e dei “principianti allo sbaraglio” (quelli che li usano per le prime volte, magari a noleggio) vanno malissimo perché non hanno le caratteristiche costruttive e funzionali per garantire la sicurezza di chi li guida e di chi si trova nei paraggi a piedi o a bordo di altri mezzi. Da cui l’elevato numero d’incidenti con danni soprattutto alla testa dei pattinatori, che dovrebbero indossare il casco, che però deve essere del tipo omologato, ma che forse non è obbligatorio per tutti e che poi molti se ne infischiano, eccetera. Tanto per cercare di dare alcune regole di comportamento, è parso bene al nostro Ministero dei Trasporti equiparare il monopattino elettrico alle biciclette (elettriche e non), probabilmente perché, avendo entrambi due ruote e trasportando una sola persona (talvolta, irregolarmente, due) hanno delle evidenti somiglianze.
A sottolineare le diversità trai due mezzi basterebbe però considerare anche solo la manovra di “svolta a sinistra” a un incrocio stradale con il fondo dissestato e magari “infarcito” da tombini o dalle rotaie del tram. Il ciclista ha indubbiamente le sue difficoltà, ma allungando orizzontalmente verso l’esterno il braccio sinistro e sobbalzando sul fondo sconnesso, ha buone probabilità di completare la manovra senza danni fisici. Questo perché la bici in movimento (e tanto più quanto va veloce) è complessivamente un mezzo “stabile”, grazie alla dimensione delle sue ruote e alla conformazione dello sterzo. Il tizio in monopattino nella stessa manovra è subito in grande difficoltà a sporgere il braccio sinistro affidando il controllo del manubrio al solo braccio destro e poi gli effetti dell’irregolarità del fondo stradale sul mantenimento della traiettoria sono molto disturbanti. Del resto è noto a tutti che in condizioni ideali di assenza di traffico si può andare in bicicletta e persino curvare anche senza le mani sul manubrio, cosa i corridori fanno assai di frequente, quando la gara è nelle fasi di “relax”. Chi provasse a fare altrettanto col monopattino ne perderebbe il controllo nel breve spazio di pochi metri, con inevitabile caduta. Purtroppo, come sempre avviene in questi casi, il livello di pericolosità del monopattino elettrico è valutato, al fine di stabilire le regole di comportamento e gli ambiti d’uso, soprattutto “a posteriori”: classificando gli incidenti, la loro gravità e le circostanze. Un po’ come avviene con i vaccini, per restare alla cronaca, dove alcune persone (che sono volontari) se lo fanno iniettare e poi gli esperti stanno a controllare gli esiti per stabilire l’efficacia, l’uso corretto e le dosi ammissibili del farmaco. In particolare negli USA, costa del Pacifico, dove i monopattini elettrici hanno già una “storia” pluriennale, dall’esame degli incidenti, ormai catalogati a centinaia, è emersa l’opportunità di consentirne l’uso quasi esclusivamente sulle piste ciclabili e di obbligare a indossare il casco. Dal punto di vista costruttivo, per evitare i disturbi generati dai fondi irregolari, il monopattino elettrico sta evolvendo verso modelli con le ruote più grandi e dotate di pneumatici gonfiati ad aria. Se poi ci mettessero anche un sellino saremmo alla draisina (antesignana della bicicletta) elettrica…..