Luca de Meo, il ceo del gruppo Renault e presidente dell’Acea, l’associazione che raccoglie i costruttori europei, ha scritto una lettera a tutti i dirigenti del settore automobilistico europeo. Tradotta in tredici lingue, non ha nulla di arrogante o presuntuoso, de Meo ha solamente voluto far sentire la voce di “un innamorato dell’Europa” che parte dal “cuore” poiché è fortemente preoccupato per il futuro dell’automobile del nostro Continente. Venti pagine che hanno suscitato l’attenzione del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e del Ministro dell’economia Bruno Le Maire che si sono congratulati personalmente con il manager italiano per aver steso un piano concreto per realizzare “in modo sinergico la transizione energetica dell’industria automobilistica, evitandone il declino”. Un fascicolo su cui si devono concentrare molto attentamente i candidati che concorrono alle elezioni al parlamento di Strasburgo e gli esponenti politici di Bruxelles che pare non abbiano alcuno stimolo ad occuparsi della situazione. Raccomandazioni per fermare il regresso di un’industria che continua ad essere fondamentale per la gestione finanziaria di ogni nazione. I segnali iniziano a essere allarmanti, visto che tutti i mercati si stanno confrontando con la Cina, ormai l’ingresso di marchi come Byd e Cherry sono consolidati, in particolare per ciò che riguarda il futuro elettrico. Luca de Meo ha sottolineato, con una formula pungente, come “gli americani stimolano, i cinesi pianificano, gli europei dettano regole”. La competitività cinese sui costi di produzione ha dei vantaggi che il manager ha quantificato in 6.000/7.000 euro su un modello medio, i costruttori del Continente, invece, devono affrontare, ogni anno, almeno 10 nuovi regolamenti, oneri che pesano su tutta la filiera. È necessario fare squadra, essere uniti, favorendo la cooperazione, in modo da poter gestire il rapporto con l’Impero Celeste, serve protezionismo, ma senza interrompere la connessione con le case cinesi “chiudere la porta sarebbe la peggiore risposta”. Devono essere create delle “zone economiche verdi” per favorire gli investimenti nell’elettricità, con tassazioni basse e alte riduzioni degli oneri. Sono necessari incentivi fiscali per sostenere la svolta nelle installazioni di software e lo sviluppo della guida autonoma, de Meo stima che “il 70% dei contenuti tecnici potrebbero essere condivisi”. Propone di sviluppare in modo massiccio piccole auto destinate agli usi urbani, simili a quelle che circolano in Giappone, vendute a un prezzo competitivo“ almeno il 50% in meno rispetto a un modello di fascia media”. Si potrebbero avvantaggiare le case di Parigi e qualche marchio italiano, si salverebbe la Fiat 500 che ritornerebbe ai successi del passato, quando alla guida del brand vi era proprio Luca de Meo.