Mentre sono sempre più numerosi gli automobilisti che, al momento di acquistare un nuovo veicolo, prendono in considerazione (quasi sempre in linea teorica) l’idea di passare alla trazione elettrica, sembra divenire concreta la possibilità di trasformare la vecchia auto sostituendo il motore a scoppio con uno “a corrente”. Vorrei dire che questa trasformazione, che teoricamente è sempre stata possibile ma che in Italia avrebbe comportato una mole considerevole di lavoro ed una quasi insormontabile di adempimenti burocratici, oggi (anno 2020), grazie a una recente normativa è a portata di mano. Un esempio per tutti: se avete un vecchio “Maggiolino” potete affidarlo a un “meccanico autorizzato Volkswagen” e questi ve lo restituirà con motore elettrico, pacco di batterie, garanzia e nuovo libretto di circolazione (o meglio “Documento Unico”) pronto per viaggiare subito con tutti i vantaggi conseguenti riservati agli EV (Electric Vehicle). A parte la riduzione dell’autonomia a poco più di 200 chilometri, tutte le altre caratteristiche dinamiche restano immutate o addirittura superiori a quelle originali, si pensi anche solo allo spunto e alla rumorosità. Ciò accade perché la trasformazione è stata resa piuttosto facile dal punto di vista meccanico, in quanto tutto è stato studiato dai progettisti VW perché si tolgano le vecchie parti per piazzare rapidamente al loro posto le nuove parti che, oltretutto sono meno ingombranti. Accade anche perché, evidentemente, la Casa tedesca ritiene che un numero considerevole di clienti di questo diffusissimo modello potrebbe trovare la cosa interessante e persino divertente, al punto di investirci un discreto numero di Euro, nell’ordine dei 7000-10000. Un automobilista, cioè, potrebbe essere interessato al fatto che in tal modo il suo Maggiolino vecchiotto, ma ancora in buone condizioni di carrozzeria e di sospensioni, abbia la possibilità di avviarsi a una nuova vita senza più preoccupazioni di ingresso nelle zone a traffico limitato, di giornate ecologiche, di ricerca di parcheggio, eccetera, che oggi affliggono soprattutto il traffico urbano. Oltretutto l’automobile così “rivitalizzata” si trova dotata di trasmissione automatica, come è per tutte le auto elettriche.
La cosa può estendersi con la diffusione delle officine autorizzate, e con l’approntamento di “kit” di trasformazione per numerosi modelli, a patto che l’operazione non venga a costare troppo. Per dare un’idea, si dovrebbe spendere qualcosa di meno di quanto occorre per l’acquisto di un’auto nuova con motore a scoppio di pari categoria. Al momento direi che solo il Maggiolino e pochi altri modelli a grande diffusione hanno le caratteristiche per suggerire a un grande costruttore di studiare e realizzare un kit che “in poche mosse” consenta ai meccanici di smontare il vecchio gruppo motore-trasmissione e posizionare quello nuovo; parimenti di togliere il serbatoio del combustibile e piazzare nel vano corrispondente il pacco delle batterie. Un grande costruttore come Volkswagen poi, ovviamente, non ha nemmeno difficoltà a predisporre e mettere in atto tutte le pratiche per rendere facile e automatica la riomologazione del Maggiolino “trapiantato” perché esso possa circolare immediatamente in tutti i paesi del mondo. Staremo a vedere; per intanto ci sono anche i possessori di automobili di valore affettivo o storico che si interessano alla possibilità di rivitalizzare i loro vecchi mezzi con la sostituzione del motore endotermico con uno elettrico. Tuttavia in questo caso sorgono delle perplessità al riguardo, di tipo finanziario e pragmatico. Non si tratterà di una spesa alla portata di tutti e le caratteristiche fondamentali di un’auto da collezione saranno sconvolte perché la meccanica originale (con tanto di spinterogeni e carburatori) è parte integrante del valore di queste vetture. Al punto che si consiglia di tenere da parte i pezzi smontati per eventualmente ricollocarli se si desidera recuperare il valore collezionistico.