A novembre il mercato auto italiano ha replicato la crescita a doppia cifra di ottobre, chiudendo il mese con 119.853 immatricolazioni, in aumento del 14,7% rispetto alle 104.519 unità di novembre 2021. Tuttavia nei primi 11 mesi del 2022 i volumi complessivi si sono attestati a 1.211.769, contro 1.371.314 mezzi registrati a gennaio-novembre 2021, con una flessione dell’11,6%.
Le preoccupazioni rimangono, esternate da tutte le associazioni del settore: “I fattori di instabilità e incertezza legati alle supply chain, all’inflazione e ai costi energetici non sono ancora superati e si prolungheranno probabilmente per tutto il 2023, su cui tra l’altro pesa il rischio di recessione e di ulteriore indebolimento della domanda”, ha dichiarato Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto.
Michele Crisci, presidente di Unrae, si rivolge invece al nuovo esecutivo, chiedendo interventi su tre punti cardine: “uno stimolo robusto ed efficace al rinnovo di un parco circolante molto anziano e alla diffusione della mobilità a zero e bassissime emissioni; infrastrutturazione accelerata in tutto il territorio nazionale di punti di ricarica pubblici e privati, con indicazione chiara di tempi, luoghi, tipologie di colonnine da installare e soggetti incaricati agli investimenti; infine, revisione strutturale della fiscalità privata e aziendale sull’auto”.
Paolo Scudieri, presidente Anfia, ha espresso la speranza che “la rimodulazione degli incentivi, disponibile dal 2 novembre scorso, con l’estensione dell’ecobonus alle società di noleggio possa sostenere le immatricolazioni di vetture a zero e bassissimo impatto ambientale (BEV e PHEV) nei mesi a venire e ribadiamo l’urgenza di dare attuazione alla misura di incentivazione per le infrastrutture di ricarica private e nei condomini, fattore indispensabile di stimolo al canale dei privati verso scelte d’acquisto orientate ai veicoli elettrificati. Intanto, sul fronte delle misure di sostegno alla transizione produttiva della filiera, pochi giorni fa sono state definite dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy le modalità di utilizzo delle risorse assegnate ai contratti di sviluppo, volti a promuovere programmi di investimento di grandi dimensioni e di particolare rilevanza strategica e innovativa, che sicuramente aiuteranno molte imprese ad affrontare la trasformazione in atto.”