Neurofashion partecipa il 25 giugno alla giornata finale della mostra Tramestio, a Palazzo Cusani a Milano, e lo fa contribuendo all’esplorazione di questo manifesto che vuole esprimere i nuovi codici del rapporto con il proprio corpo e della sua immagine.
Tramestio è questo mescolamento e non vuole interrompersi: curatori, artisti e i ragazzi dell’Accademia di Brera si sono esposti a quello che è un tema delicato, ma allo stesso tempo insistente nell’oggi, intrinseco nel rapporto pubblico-privato.
Dopo essersi spogliati e mostrati all’interno di quelle sale che hanno accolto tanto le opere quanto le performances dei corpi, si è deciso di ri-vestirsi, ri-codificarsi. Neurofashion rende possibile questo incontro, dettato da una mission comune, con abiti capaci di esprimere non solo un modo di essere, ma un modo di ri-identificarsi. Si parla del rapporto con il proprio corpo, con se stessi e gli altri, di ciò che ti può aiutare o danneggiare, di come accettarsi attraverso qualcosa che parla insieme a te.
La mostra è una risposta al ribaltamento epocale che ogni individuo ha vissuto e che continua a vivere. Le alterazioni hanno colpito la dimensione spaziale, nella quale pubblico e privato sono diventati un tutt’uno all’interno di un tempo sospeso nel quale abbiamo udito un costante rumore di fondo: il tramestio. Il tramestio è il movimento e il rumore di un mescolamento, del mestare nel torbido. Il tessuto in cui si crea questo brusio è complesso, eterogeneo, confuso e quasi ruvido, ma al contempo fluido.