A qualcuno sarà capitato di leggere questo confronto di carattere ecologico: “47 navi da crociera inquinano più di tutte le auto circolanti in Europa”, che sono circa 300 milioni; i dati fanno riferimento al 2017 e sono ricavati da osservazioni satellitari. Oggi, con la pandemia in corso, in crociera non ci va nessuno e le “città galleggianti” arrugginiscono nei porti. Sperando in tempi migliori, viene comunque da riflettere sul problema del trasporto marittimo come fonte d’inquinamento partendo dall’esempio di quel tipo di navigazione “vacanziero”; quasi a sottintendere, malignamente, che se ne potrebbe fare facilmente a meno. È logico che, essendo la crociera un’attività marginale nel mondo della navigazione, l’inquinamento atmosferico dovuto a tutto il trasporto marittimo (il 90% dei prodotti che utilizziamo ha fatto parte del suo tragitto per nave) che si muove con motori Diesel non catalizzati, alimentati con gasolio scadente, rappresenta un vero problema globale. Semmai, va sottolineato che le navi dei vacanzieri sono deleterie soprattutto per la qualità dell’aria delle città dove attraccano e rimangono con motori accesi (per fare funzionare i servizi), tanto è vero che ne soffrono in primis Barcellona e Venezia. Non si tratta solo della “solita” anidride carbonica (che non nuoce direttamente alla salute, ma è determinante per il surriscaldamento globale del pianeta) ma anche di gas aggressivi responsabili direttamente delle malattie cardiocircolatorie e polmonari. Ad esempio, il contenuto specifico di zolfo del combustibile marino è di cento volte superiore a quello usato in campo automobilistico e il gas che sprigiona (SOx) è molto pericoloso; analogamente gli ossidi di azoto (NOx), che sono il 30% di tutti quelli immessi nell’atmosfera. La commissione IMO (International Maritime Organization) dell’ONU ha stabilito la riduzione delle emissioni delle navi del 40% in dieci anni, il che comunque pare vago e assolutamente insufficiente, date le urgenze della Terra. Lode dunque all’industria automobilistica che più di tutte si è data da fare per ridurre le emissioni sia in termini di (costosi) accorgimenti per i motori endotermici, sia per aver imboccato la strada della conversione verso l’elettrificazione. Comunque, è piuttosto frequente che anche il veicolo meno inquinante del mondo, durante il suo trasferimento dal luogo di produzione al concessionario di vendita, trascorra del tempo a bordo di navi da trasporto, “macchiandosi” in tal modo con le emissioni della navigazione; il che contribuisce a peggiorare il suo indice EROEI (Energy Returned On Energy Ivested) che misura il ritorno energetico sull’investimento energetico: una versione particolare del rapporto Benefici su Costi. Anche pensando a questo (ma non solo) in Svezia è nato il progetto, finanziato dall’Istituto Reale della Ricerca Tecnologica, della nave transatlantica Oceanbird che ha terminato con successo le prove in acqua dei modelli in scala e ora passa alla fase di realizzazione; il varo sarà nel 2024 (ordini d’acquisto a partire dall’anno prossimo). Si tratta di un veliero da 32.000 tonnellate, per il trasporto di 7.000 automobili, lungo 200 m largo 40 m e alto fino a 105 m dalla superficie del mare: la nave più alta mai costruita. Le 5 vele, in acciaio e materiale composito, sono telescopiche e possono “rientrare” della metà della loro altezza per ridurre la velatura o passare sotto i ponti. Un “piccolo” motore Diesel è necessario per manovrare nei porti o per operazioni di emergenza, ragion per cui ogni viaggio comporterà un inquinamento ridotto “solo” del 90% (anziché del 100%) rispetto a quelli attuali. Per chi si diletta di sigle, la Oceanbird è una WPCC (Wind Powered Car Carrier: trasporto vetture con la forza del vento) e RoRo (Run On–Run Off: le vetture entrano ed escono muovendosi sulle ruote). Verrà a costare come le altre navi a motore dello stesso tipo e, per la traversata dell’Atlantico, dovrebbe impiegare 12 giorni invece dei soliti 7 per via della velocità media sviluppabile col vento, che è di 10 nodi anziché i “soliti” 17 nodi. Ma non c’è fretta.