Marchionne, Elkann e la paradossale ipotesi di un ritorno di Montezemolo in Ferrari
“Chiamai de Bortoli e gli dissi: Montezemolo è stato licenziato, fra qualche minuto leggerai le agenzie. Dopo, dalla macchina, Marchionne mi telefonò e io gli dissi: ma non esisteva un modo più elegante per mandar via una persona che ha fatto così tanto non solo per la Ferrari ma anche per la Fiat? Tu non c’eri, forse non ti hanno informato bene su quello che ha fatto per risollevare il gruppo e per far crescere la Ferrari. Dopo qualche secondo Marchionne mi rispose: mi sono vergognato come un ladro, ma dovevo farlo, la Ferrari deve essere quotata in borsa” Il 10 settembre Montezemolo diede le dimissioni. Il 21 ottobre 2015 la Ferrari debuttò in borsa a Wall Street…
Questo racconto, dal vivo, è di Bianca Carretto, nel libro pubblicato dal Corriere della Sera su Marchionne. E contiene la chiave per capire non solo che cosa accadde allora ma anche che cosa sta accadendo oggi; oggi che Sergio Marchionne, un amico, non c’è più e la Ferrari in Formula 1 non riesce neppure ad arrivare al traguardo.
Ma il racconto di Bianca Carretto è anche la chiave per capire perché ieri mattina Montezemolo è tornato a parlare a Radio Rai del disastro Ferrari.
Primo punto: quelle parole di Marchionne («mi sono vergognato come un ladro…») rendono merito all’onestà del super-manager scomparso due anni fa. Il presidente della Fiat, John Elkann, voleva quotare Ferrari a Wall Street e certamente in borsa a New York Marchionne valeva più di Montezemolo.
Secondo punto: dopo essersi vergognato come un ladro a far fuori Montezemolo Marchionne, la cui professionalità era straordinaria, si trovò a navigare in un mondo che non conosceva e che invece Montezemolo conosceva dal 1973, quando lanciò Niki Lauda. In più, per dare coerenza al made in Italy, Marchionne decise che tutto lo staff doveva essere italiano e, se non ci avesse lasciato, sicuramente avrebbe corretto l’errore. Lo staff di Montezemolo aveva il francese Jean Todt, l’inglese James
Allison come direttore tecnico (ora con lo stesso incarico in Mercedes), Stefano Domenicali che ora è l’amministratore delegato di Lamborghini. Montezemolo era presidente e ad di Ferrari. Ora c’è sostanzialmente un presidente, Elkann, e un amministratore delegato che per anni si è occupato di sigarette alla Philip Morris….
E’ paradossale che Montezemolo possa tornare alla Ferrari? Lo è, ma, se Elkann volesse evitare il forte calo anche delle vendite di Ferrari da strada, potrebbe pensarci. Suo nonno, l’Avvocato, lo fece. Perché richiamò Montezemolo dopo anni di non vittorie. Ma John, sulla cui intelligenza e abilità di gestore di portafoglio nessuno può discutere, forse non vuole imitare il nonno. (riproduzione riservata)