“È un grande orgoglio, per tutti noi, essere arrivati a superare il tetto di 10mila auto vendute globalmente”, queste le parole di Stephan Winkelmann chairman e ceo di Automobili Lamborghini. Qualche secondo dopo un operaio di Stellantis, Giannone Gerardo, pubblicava sui social: “un miliardo di euro di investimento, di cui solo 100 milioni pubblici e 500 nuovi posti di lavoro in fabbrica: questa è politica industriale”. Un messaggio importante che arriva da una parte che dovrebbe essere antagonista, invece parla esclusivamente della passione con cui si svolge, in Italia, un lavoro che ha una lunga storia. Anche Matteo Renzi ha ricordato quando, nel 2015, venne salvata dal Governo la produzione in Italia di Lamborghini e, neppure dopo dieci anni, viene comunicato che sono stati battuti tutti i record – 10.112 vetture prodotte – grazie a quell’investimento che invece doveva essere fatto a Bratislava e, al contrario, fu mantenuto nel nostro Paese. Solo un intervento politico può portare ad una inversione di marcia, per incentivare l’uso responsabile delle risorse. La buona politica, non deve paragonarsi ad un influencer, ha il compito di saper guardare al futuro e non ai like. Lamborghini è di proprietà di Audi e di, conseguenza fa parte del gruppo tedesco Volkswagen, ma è rimasta completamente italiana, insediata a Sant’Agata Bolognese dove vi è la sede e l’unico stabilimento produttivo, passato da 80mila a 160mila mq, che tutela un nostro patrimonio culturale ed industriale. Vuole palesare il rispetto per delle radici consolidate che perdurano da 60 anni. Winkelmann ha ribadito che: ”Essere stati parte attiva in questo traguardo è un onore per me e per tutte le persone che, quotidianamente, lavorano per raggiungere questi obiettivi”. Il rispetto per i dipendenti da accesso a tali risultati, solo un mese fa è stato firmato dai rappresentanti di tutti i 2.336 salariati e dalla casa del Toro, un accordo per istituire una settimana di quattro giorni lavorativi, la prima volta nell’industria automobilistica europea, senza ridurre i salari. Non a caso l’azienda ha ricevuto il riconoscimento Top Employers 2024 per essere una, tra le 142 società, che ha le migliori attenzioni per l’ambiente e per aver messo in atto le maggiori attenzioni nei confronti delle risorse umane. Lo scorso anno Lamborghini ha esportato negli Stati Uniti 3000 unità, il suo primo mercato in assoluto, in Germania circa mille, in Cina quasi 900, in Italia 409, coprendo la totalità di 54 mercati diversi. La regione Emea ha assorbito 3.987 vetture, un incremento del 14%, segue tutta l’America con 3.465 unità, un più 9%, in Apac con 2.660 veicoli ha ottenuto un più 4%. “Traguardi che rappresentano un chiaro segno della presenza del marchio a livello mondiale e confermano il funzionamento della strategia adottata”, ha affermato Federico Foschini, Chief Marketing & Sales Officer. Il super suv Urus ha indubbiamente fatto la sua parte, quasi 6.100 esemplari consegnati, alle spalle Huracan che ha sfiorato le 4mila vendite. Il 2003 è stato anche l’anno del lancio della Revuelto, la prima supersportiva ibrida V12 Hpev che ha ordini, in portafoglio, sino al 2026 inoltrato. La recente presentazione della concept car Lanzador, un’anteprima del quarto modello elettrico, evidenzia dove Lamborghini è proiettata nel futuro.
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Quando pensiamo all’industria automobilistica italiana, in sovrapposizione, immaginiamo Torino e tutte le vicende legate indissolubilmente non solo alla parte industriale ma anche al design, cultura e creatività sono nate sotto la città della Mole, con radici profonde, risalenti già agli anni trenta, da quando Dante Giacosa realizzò la prima Fiat 500. Bastano pochi nomi – Pininfarina, Bertone, Giugiaro, Scaglietti, Scaglioni – per scatenare ricordi che hanno lasciato un segno nella storia. Come ha evidenziato Marcello Gandini, classe 1938 – il famoso creativo che ha realizzato, tra le altre, meravigliose Lamborghini, Ferrari, Alfa Romeo, Fiat, Bmw – nella sua Lectio Magistralis tenuta, pochi giorni fa, al Politecnico di Torino, durante la cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in ingegneria meccanica. “Iniziai a disegnare in un’epoca in cui la parola designer non esisteva in Italia, è stato Nuccio Bertone a mettermi in condizione di esprimere capacità e talento. Il design nel campo dell’automobile è la parte di progettazione che introduce elementi volti a migliorare l’oggetto, è la sua prima forma di pubblicità, di comunicazione. L’automobile è un sogno, un desiderio, che dura da millenni e non finirà”. Una disciplina che ha la capacità di trasformare per magia, prodotti comuni in oggetti esclusivi, sembra quasi estinta, l’unica struttura che sta portando avanti questa vocazione è Torino Design di Roberto Piatti, dalla struttura ben consolidata, è rimasto l’unico centro stile completamente italiano, privato e indipendente, la bandiera del saper progettare automobili. Dopo aver lavorato all’I.DE.A Institute di Franco Mantegazza quando venivano concepite le vetture della Fiat, iniziò a tenere contatti con l’India sviluppando la prima vettura per Tata, poi , nel 1993, a dialogare in anticipo con le realtà cinesi. Per dieci anni diresse il Centro Stile Bertone dove vennero concepite la Panda e l’Alfa Romeo GT, potendo conversare con i costruttori di tutto il mondo su progetti che coinvolgevano ogni mezzo di trasporto, dalle automobili ai veicoli industriali, dalle moto agli autobus, dalle barche al product design. L’azienda oggi ha 80 dipendenti ed ha sede, nell’iconica Villa Gualino, di proprietà della Regione Piemonte, non lontano dal centro città. “Noi agiamo dietro le quinte – racconta Piatti – il cliente deve essere il protagonista, lavoriamo come fantasmi per supportare e risolvere i problemi. Ora collaboriamo con la vietnamita VinFast, abbiamo sviluppato tre vetture e al Ces 2024 di Las Vegas, sono state presentati il pick-up Wild e la piccola Vf3. Più del 90% del nostro fatturato arriva ormai dall’estero”. VinFast ha la sua base ad Hanoi, ed è stata fondata nel 2017 ma ha scelto da sempre, la professionalità italiana per presentarsi nel mondo, infatti ha collaborato anche con Pinifarina. Proprio per non dimenticare il passato, Torino Design è anche formazione, avendo istituito un organismo chiamato Torino Design Academy, finalizzato all’avviamento professionale dei futuri designer. Il corso, della durata di sei mesi, in completa full immersion, permette agli allievi di essere subito pronti all’assunzione in qualsiasi casa automobilistica.