La tanto annunciata fase 2 per il mondo della ristorazione si è rivelata una grande delusione. Si riprenderà ufficialmente il 1° giugno, ma molte realtà non apriranno. Un danno, oltre che per i ristoranti e i bar, anche per le pasticcerie, che sono state poco menzionate nei decreti del Governo, ma che hanno avuto delle perdite di fatturato enormi. Il servizio delivery non è sufficiente a coprire i costi delle spese fisse e i provvedimenti intrapresi sono una condanna a morte per il settore. Abbiamo chiesto un parere sulla situazione a Luca Di Clemente titolare della Pasticceria Angela Milano, attività che porta avanti con i suoi genitori da oltre quarant’anni, una delle botteghe storiche di Milano, con un negozio in via Ruggero di Lauria 15 con attiguo il laboratorio e un nuovo piccolo punto vendita aperto a fine 2019 in via Ravizza 6. Dal 3 marzo i negozi sono chiusi, il personale a casa ma affitti, bollette e i conti dei fornitori si presentano con regolarità.
Cosa pensa di quanto dichiarato dal Premier Conte nell’ultimo provvedimento ?
Visti gli ultimi sviluppi che abbiamo ascoltato nella conferenza stampa di Conte credo sia arrivata l’ora di far sentire la nostra voce. Mi riferisco a tutti quelli che come noi costituiscono una fascia importante dell’economia: negozi, pasticcerie, ristoranti, bar. Tutte le attività commerciali, i piccoli artigiani e gli imprenditori dovrebbero finalmente iniziare a ribellarsi, chiedendo con tutti i mezzi a disposizione rispetto per il nostro lavoro!
Quali sono i sacrifici a cui un’attività come la vostra fa fronte quotidianamente?
Io ho investito la mia vita nella mia attività, ho fatto sacrifici enormi per poter mantenere e sviluppare ciò che prima di me i miei genitori hanno costruito e oggi, a causa della poca competenza del nostro Stato, rischio seriamente di perdere tutto. Siamo chiusi da tre mesi, i fatturati completamente azzerati. Ma come credete che si possa recuperare una situazione così grave ? Qualunque attività necessita di liquidità immediata e anche le persone fisiche. Il nostro è un lavoro che ci impegna 7 giorni su 7, ci alziamo alle cinque di mattina fino a sera. Un lavoro che richiede sacrificio e che i giovani non vogliono più fare, difficile trovare personale che abbia voglia di lavorare il sabato e la domenica e nei giorni di festa lasciando le famiglie a casa.
Come si potrà lavorare dal 1° giugno?
Mascherine, distanziamento di due metri, un cliente alla volta in negozio, tavoli dimezzati, sanificazione più volte al giorno. Un provvedimento come quello avviato da Conte lo puoi fare solo ed esclusivamente se hai predisposto soluzioni economiche tali da poter garantire la prosecuzione del lavoro. Come posso iniziare nuovamente a lavorare avendo una pasticceria con annessa una caffetteria? Faccio un esempio molto semplice. Un’ attività che è nata per avere determinati fatturati, come un ristorante da 100 posti a sedere è stato chiuso 2/3 mesi quindi ha azzerato i proprio fatturato. Riaprendo il ristoratore dovrà lavorare al 50% delle sue potenzialità per cui i ricavi non saranno più gli stessi, ma le sue spese restano uguali, da affrontare senza agli incassi prima del blocco.
Che tipo di interventi dovete fare all’interno dei negozi?
I fornitori si sono preoccupati di contattarmi per offrire vetri in plexiglas, separatori, prodotti per sanificare, termometri… costi altissimi da pagare per preparare i negozi. Dal Comune di Milano mi sono state fornite circa 15 mascherine gratuite, visto che abbiamo attivato il servizio di consegna a domicilio.
Le mascherine costeranno solo 0,50 e senza Iva, ma lo Stato a mio avviso le dovrebbe regalare, deve trovare il modo di essere lui il fornitore per chi offre un servizio al pubblico e per le famiglie, persone che pagano le tasse, lo spazio pubblico e tutti gli oneri che regolarmente vengono richiesti. In Europa e nel mondo sono già ripartiti, fanno tamponi a tappeto, distribuiscono mascherine in metropolitana. Ma perché in Olanda, in Germania e in altri paesi come gli Stati Uniti riescono a aiutare la popolazione elargendo fondi , liquidità alle aziende sufficienti a non mettere tutti in ginocchio, mentre da noi il capo del Governo si scusa per non essere riuscito a far arrivare i 600€ delle Partite Iva a tutti?
Che iniziative si possono prendere per essere coesi in questa situazione?
Vorrei chiedere a tutti i commercianti e agli artigiani di tutte le categorie, di unire le forze per far capire ai nostri politici cosa serve per poter evitare il fallimento del Paese.
Deve arrivare liquidità a fondo perduto alle aziende piccole e alle Partite Iva, aiuti concreti a chi ha perso il fatturato in questi mesi. Se no daremo spazio alle multinazionali, catene come Starbucks che aprono negozi in ogni angolo. Bisogna che la famosa Italia unita non lo sia solo sui balconi, dovete far sentire la vostra voce!