Sono 134 le Fiat Topolino, arrivate, ieri, nel porto di Livorno, su delle navi merci, provenienti dallo stabilimento di Psa di Kenitra, in Marocco, dove sono prodotte, sequestrate dalla Guardia di finanza e dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli poiché ostentavano, sulle fiancate, degli adesivi, con il tricolore italiano. La notizia è stata immediatamente data dal giornale locale “il Tirreno” che aveva assistito al fermo. I militari hanno contestato a Stellantis – il costruttore nato dalla fusione di Psa e Fca, con sede legale in Olanda e operativa a Parigi – il messaggio ingannevole che poteva far credere agli operatori che i veicoli fossero espressione del Made in Italy. L’articolo 4, comma 49, della legge italiana n.350/2003, articolo 517 del codice penale, regola, infatti che “l’importazione e l’esportazione ai fini di commercializzazione o la commissione di atti diretti in modo non equivoco alla vendita di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza” debba essere punita. Le altre nazioni coinvolte, tra cui Marocco e Francia, che hanno firmato l’accordo doganale di Madrid, un atto riveduto più volte, sottoscritto nel 1911 a Washington, poi all’Aja nel 1925, successivamente a Londra nel 1934 e a Lisbona nel 1958, possono essere sottomesse all’identica sanzione e, se la legislazione di un paese non ammette il sequestro di importazione, verrà sostituito dal divieto di importazione. Le bandiere dovranno pertanto essere rimosse, come ha comunicato Stellantis, valutando il suo un peccato veniale, le auto si trovano ora nel deposito giudiziario, del porto toscano, al terminal Leonardo Da Vinci e resteranno li bloccate fino a quando non venga considerato il dissequestro. Tempi lunghi sicuramente, che mettono nuovamente in pessima luce l’operato di Carlos Tavares, il ceo del gruppo che, anche in Oltralpe, inizia ad essere messo in discussione per l’operazione con il cinese Leapmotor. Durante una trasmissione televisiva francese, pochi giorni fa, il dirigente ha detto che “tutte le auto esportate da Leapmotor saranno smerciate attraverso un’azienda controllata da Stellantis”. A quel punto è stato accusato di mettere in campo “un cavallo di Troia”, una macchina da guerra, simile a quella della mitologia greca, combattuta in Anatolia. Annullare l’origine di un automobile non aiuta certamente a frenare l’invasione dei costruttori che provengono dall’Asia, siano coreani, cinesi o giapponesi. L’agenzia esperta di auto motive Jato Dynamics, basandosi sui dati di vendita attuali, precisa che “la penetrazione dei brand cinesi in Europa sarà più lenta di quanto molti prevedono. Sbagliato confrontare i loro percorsi con quello che è avvenuto negli anni 80 e 90, che riguardavano i nuovi arrivati giapponesi e coreani”. La Fiat e le sue Topolino hanno bisogno di rafforzare la loro credibilità, proteggendone la reputazione, costruendola quotidianamente, consolidandone l’immagine. Il sotterfugio costerà caro a Stellantis, minerà la sincerità di una relazione con il cliente che si crederà manipolato davanti al semplice acquisto di un’auto, in cui l’onestà è ancora un valore determinante anche per un’industria.