Pierluigi Bonora fa parte del gruppo di giornalisti con più anni di militanza a “il Giornale” (oltre 30) e dal 1992 si occupa delle pagine dedicate ai Motori. Dopo essere stato caporedattore Economia, dal 2015 è in pensione e collabora per il quotidiano, occupandosi di temi economici, della responsabilità delle pagine Motori e del magazine online Fuorigiri (ilgiornale.it). Gli abbiamo chiesto come sta lavorando in questi giorni e come viene trattato l’argomento motori sul quotidiano.
“Il coronavirus, ormai da più di un mese, è l’argomento principale trattato da tutti i media. Per quanto riguarda “il Giornale”, la maggior parte della foliazione è dedicata alla pandemia, tra commenti, cronaca, politica, interviste, situazione nel mondo e informazioni scientifiche. Pertanto, da tre settimane vengono “sacrificate” le pagine a tema, tra cui la doppia “Motori” che curo ormai da quasi 30 anni.
L’impostazione di “Fuorigiri”, come è stata battezzata la doppia pagina, nel momento in cui riceverà di nuovo il segnale verde dalla direzione, mantiene il commento (scritto da me, o da Massimo Ghenzer e Pier Luigi del Viscovo, due tra i massimi esperti di automotive), quindi le rimanenti prove di nuovi modelli fatte prima della diffusione del virus, nonché le interviste ai big del settore e altri servizi, tra curiosità e punti di vista.
Seppur in un momento delicato, in queste pagine è mia intenzione non esasperare più di tanto il problema Covid-19 legato all’automotive, visto che se ne occupa ampiamente il resto del quotidiano. Un occhio di riguardo, se e quando si tocca l’argomento, viene invece dato a come preparare la ripartenza. Ai collaboratori, che ringrazio per il loro impegno e la professionalità sempre dimostrata, chiedo di avere pazienza, visto che si è davanti a un problema senza precedenti. Occupandomi soprattutto di aspetti economici e finanziari legati al mondo automotive, i temi più caldi legati alla crisi li tratto nelle pagine di Interni ed Economia.
E poi c’è il magazine online “Fuorigiri”, da quattro anni ospitato su ilgiornale.it, sempre a mia cura, che ospita nel suo “forum” i commenti dei vertici della filiera, di esponenti politici, editorialisti e analisti, in queste settimane logicamente focalizzati sull’impatto del Covid-19 in relazione al mondo automotive.
“Fuorigiri” ha inoltre aperto il microfono e acceso le sue videocamere a personaggi, imprenditori, analisti e sportivi sempre su questo tema. La sezione attualità, inoltre, è in particolare dedicata alle donazioni e ai contributi concreti dell’industria automotive e dell’indotto a beneficio della lotta contro il coronavirus.
Nella nuova rubrica “Pronti a ripartire” vengono invece intervistati i responsabili della comunicazione delle Case costruttrici che spiegano come è già cambiato e cambierà il modo di comunicare, e quali conseguenze questa pandemia lascerà nel loro modo di lavorare e, quando torneranno, alla voce eventi.
Una previsione su quello che accadrà nei prossimi mesi? Mi associo al pensiero del mio amico professor Giuseppe Berta, della Bocconi: il 2020, per il settore, è da considerare come un anno perso. La priorità, per le aziende, sarà di trovare il sistema di rimanere a galla e di uscire da questa situazione con i minori danni possibili.
Dipende, comunque, da quando riprenderanno le attività produttive e di distribuzione (giugno? settembre? più avanti?) e, in particolare, come avverrà questa “rinascita”. Fondamentale, in proposito, sarà la volontà del Governo di accogliere il più rapidamente possibile, mettendole soprattutto in atto, le istanza avanzate dalla filiera, in particolare quelle proposte da Unrae che, per la maggior parte, sono state condivise anche dalle altre associazioni.
Finora niente o pochissimo è stato fatto, perdendo tempo prezioso in tavoli che non sono serviti a nulla, se non a far crescere incertezza, confusione e avanzare promesse alle quali non sono seguiti i fatti. Se ci fosse stata una maggiore consapevolezza da parte del Governo, ma anche di quelli precedenti, ora il conto da pagare sarebbe elevato, ma di sicuro inferiore ai 3 miliardi da impiegare in 18-24 mesi come indicato da Unrae.
Intanto, è necessario guardare fin da ora alla mobilità del dopo coronavirus. Anche in questo caso i cambiamenti delle abitudini saranno tanti, almeno per un po’ di tempo. Ecco perché occorre predisporre un piano per non farsi trovare spiazzati.”