In relazione alla crescita del 18,3% del Pil cinese nel primo trimestre 2021, a seguire la dichiarazione del Presidente della Fondazione Italia Cina, Mario Boselli:
“Questo segno positivo era atteso, direi quasi scontato, a conferma della reazione “postbellica” alla crisi scatenata dalla pandemia. Quello che sorprende non è il trend ma la sua entità. La forzata chiusura ha spinto i consumatori cinesi a “scatenarsi” negli acquisti sul mercato interno e ilrevenge shopping è esploso tra persone limitate nei viaggi all’estero per lavoro e soprattutto per turismo, costrette a restare blindate nel proprio Paese. Questo sicuramente non ha effetti positivi per il sistema retail in Italia – specie in settori come quelli del lusso, della moda e del lifestyle – danneggiati dai negozi chiusi e dall’assenza di compratori stranieri, ma c’è comunque un altro lato della medaglia. Gli acquisti che venivano fatti nelle vie italiane dello shopping ora avvengono in gran parte direttamente in Cina, nei negozi, nei grandi magazzini ma anche soprattutto attraverso i canali e-commerce. E la possibilità per i brand internazionalmente conosciuti di esportare più di prima nel Paese asiatico fa bene non solo a loro ma anche alle filiere della sottofornitura, che diventano così esportatori indiretti. Questa situazione non durerà tuttavia ancora a lungo: i cinesi amano il Made in Italy ma soprattutto amano le esperienze di acquisto legate ai prodotti italiani, che si fanno solo visitando le mete turistiche della nostra penisola. Una volta superata la crisi pandemica acuta, quando ne saremo fuori anche noi, questo spirito di rivalsa si scatenerà anche qua e succederà presto. A differenza di una guerra vera e propria, che comporta la distruzione delle strutture fisiche e la loro necessaria ricostruzione, questa terribile pandemia assomiglia di più a una lampadina spenta. E come questa lampadina è stata spenta velocemente, siamo convinti che sarà possibile riaccenderla allo stesso modo”.