Il detto “prevenire è meglio che curare” riflette un principio fondamentale nella cura della salute e nella gestione delle problematiche in molti campi della vita. La prevenzione, infatti, si basa sull’idea di intervenire in anticipo per evitare che un problema si manifesti o si aggravi, risparmiando risorse e migliorando la qualità della vita. Possiamo dire che la moda sia in questa fase, non a caso si sta oltremodo investendo in programmi di istruzione e formazione che promuovono anche l’inclusione e lo sviluppo delle competenze necessarie per affrontare le sfide del mondo del lavoro.
Nella moda questo concetto ha tuttavia un suo valore specifico, particolarmente legato alla sostenibilità, alla qualità dei capi e alla manutenzione dei prodotti. Prevenire problemi come l’usura e il deterioramento dei capi significa investire in prodotti di qualità. Capi realizzati con tessuti migliori, cuciture robuste e design che non seguono esclusivamente mode passeggere possono durare anni senza bisogno di essere sostituiti. Un risparmio nel lungo termine poiché si evita l’accumulo di rifiuti. Prevenire acquisti compulsivi, magari su piattaforme cinesi è un passo importante per una moda responsabile.
Eppure il business della moda e il modello economico di molti grandi marchi si basa sulla produzione rapida e su vasta scala di capi a basso costo, incentivando i consumatori ad acquistare spesso in grandi quantità, portando sempre più alla cultura “usa e getta”. Veniamo costantemente incoraggiati a comprare capi che presto diventeranno “fuori moda”, questo perchè per molte aziende l’obiettivo principale resta il profitto e spesso investire in materiali sostenibili e processi di produzione etici comporta costi elevati. Quindi i brand cercano di bilanciare l’immagine green con il bisogno di mantenere alti i margini di guadagno.
Sono i consumatori giovani che spingono per pratiche più etiche e durevoli (spesso per una questione economica) e per questo il vintage è diventato sempre più popolare. Rappresenta una forma di prevenzione contro gli eccessi della moda contemporanea ed offre la possibilità di trovare pezzi unici, non standardizzati, che permettano di esprimere la propria individualità. Acquistare vintage consente di avere accesso a stili, tagli e tessuti che non si vedono più nella produzione di massa attuale permettendo alla persone di distinguersi.
C’è una sentimento di nostalgia che alimenta anche gli animi degli stilisti. Per esempio i look degli anni ’70 possono essere visti come simbolo di libertà e sperimentazione, mentre quelli degli anni ’50 richiamano un’epoca di eleganza raffinata. E’ un po’ il tema che lega il passaggio generazionale all’interno delle aziende della moda italiana, quelle che “di padre in figlio” creano una successione non solo legale, ma anche morale. Carlo Piombo ad esempio ha preso il marchio creato dal padre MP Massimo Piombo e ha portato avanti la passione di famiglia, quella che non vuole un prodotto industriale, ma limitato ed esclusivo, creato con stoffe prestigiose e ricercate come il baby alpaca o il cashmere della mongolia. “Dopo il covid abbiamo scelto un contatto più diretto con il cliente che incontriamo anche con il nostro pop up in via Borgospesso. Non esiste strategia commerciale ma semplicemente il desiderio di avvicinarsi alle richieste del consumatore” racconta Carlo mentre li vicino Alessandra Ianzito sta già preparando gli inviti per accedere alla vendita.
Sempre di più noto che siamo pilotati da un sistema che ideologicamente ci vuole inclusivi nei diritti, ma esclusivi nei privilegi. Penso a Mark Zuckemberg, il fondatore di Facebook, mezzo nato per connettere le persone di tutto il mondo, che ha rivelato con un post su Instagram che ha regalato alla moglie Priscilla Chan una Porsche Cayenne Turbo GT in versione minivan. La notizia è stata rivelata dallo stesso Mark che in un post su Instagram ha immortalato il momento del ritiro della vettura “Priscilla voleva un minivan per la nostra famiglia allargata e così ho disegnato questo!” .
Qualcosa di lussuoso ma esclusivo. Franz Botré mi raccontava il progetto incredibile che ha fatto con Kairos Watches & Collectors, un’iniziativa editoriale dedicata agli orologi da collezione e al vintage con prezzi di mercato di una selezione di 2.024 modelli battuti nelle più importanti aste internazionali. Nel suo editoriale ho letto alcuni dati che mi hanno fatto riflettere sull’importanza del preservare i valori: ad esempio ho capito che gli investimenti fatti sulle proprie passioni, come automobili, vini, fotografia, design, accessori moda e orologi, grazie a dinamiche di prezzo meno volatili, permettono ai brand di far entrare i clienti in un circuito che non si esaurisce con l’uscita dalla boutique, ma di legarlo in un percorso che permetta non solo la futura vendita di nuovi modelli, ma anche la valorizzazione di quelli già acquistati.
Legare a se i clienti in un percorso fatto di lusso ma anche di storia e di passioni. Una strategia di comunicazione che veicola arricchimento culturale e moda l’ha pensata anche Manolo Blahnik che sponsorizzerà la prima mostra del Regno Unito dedicata a Maria Antonietta al Victoria and Albert Museum. Una ricerca d’archivio molto amplia che esplorerà lo stile e la personalità della Regina di Francia più contestata della storia e, attraverso percorsi di studio della personalità, analizzerà anche se i suoi comportamenti fossero giustificati ( Marie Antoinette Style si terrà dal 20 settembre 2025 al 22 marzo 2026). Un modo per il marchio di scarpe di lusso di farsi notare e di creare valore legandosi ad un pubblico colto e curioso.
Ad esplorare il significato storico, psicosociologico e culturale che si nasconde dietro la scelta dei nostri vestiti ci ha pensato Ida Galati con i libro ” Il linguaggio segreto della moda”: “Se da un lato c’è il contesto da considerare, dall’altro ci siamo noi, con il nostro carattere e la nostra personalità: destreggiarsi fra trend, idoli e messaggi pubblicitari può sembrare difficile, ma amare la moda, e soprattutto sentirla nostra alleata, senza più prigioni è possibile. Perché gli abiti segretamente parlano, influenzano l’umore, ti fanno sentire più o meno potente e modificano la considerazione che l’altro avrà di te e, forse, anche quella che tu hai di te stesso e del tuo coraggio di svelarti e scoprirti: questo libro ti insegna ad ascoltarli” racconta l’autrice che attraverso la sua storia e quella di ventidue figure iconiche svela un ponte tra passato e presente permettendoci di creare un proprio stile. Ecco perché quello che indossiamo, come ci presentiamo ha un valore culturale e pertanto deve essere preservato.
Giorgio Armani ha rivelato, nella bellissima intervista a quattro mani (e due belle teste) di Aldo Cazzullo (si dice sarà il nuovo direttore del Corriere della Sera) e Paola Pollo, che anche lui, come Coco Chanel e Saint Laurent, ha cercato di liberare donne e uomini da tante costrizioni. Ha ripercorso il suo passato, i suoi amori e i tragici momenti della sua vita, come la morte di Sergio Galeotti. Barbara Vitti, che ai tempi lavorava per Giorgio, mi aveva raccontato in uno dei nostri pranzi di quanto dolore e sofferenza lo stilista avesse passato. Ho adorato i commenti che Armani ha fatto sui suoi colleghi: Dolce & Gabbana? Due furbacchioni… però li ammiro. Miuccia Prada? Vive nel suo mondo. Alessandro Michele? Sta cercando una strada che sia la sua. Ha detto che poi si ritirerà accudito da persone che si occuperanno di lui con cura.
Parlando di longevità Armani ha detto che il segreto è la disciplina e ne parlavo al Pink Pony Brunch organizzato da Ralph Lauren, che ogni anno nel mese di ottobre mette a fuoco la sua comunicazione sul tema della prevenzione e della cura del cancro al seno. Da anni, il mondo della moda è uno degli alleati più influenti nella battaglia contro il tumore al seno. Le case di moda, i brand e le icone del fashion system partecipano attivamente alle campagne di sensibilizzazione, utilizzando la loro piattaforma globale per far conoscere l’importanza dei controlli regolari e del sostegno alle persone colpite da questa malattia. Il messaggio centrale di tutte queste iniziative è chiaro: “la prevenzione salva la vita”. La diagnosi precoce è uno dei fattori più determinanti nella cura del tumore al seno, e il Mese Rosa serve a ricordare a tutte le donne l’importanza di effettuare controlli regolari, come mammografie e visite senologiche. Io e Paolo Stella ascoltavamo i consigli del nutrizionista dell’Airc insieme ad Alessandra Scifo e Valentina Aiello, per capire cosa è utile mangiare per abbassare il rischio di incorrere in questa patologia. Primo consiglio niente fumo, limitate carne rossa e salumi ( cavoli come faccio senza strolghino che mia mamma mi porta tutte le volte da Vigoleno!) e cercate di adottare un sistema di vita sano.
Non dimentichiamo che anche in amore è importante prevenire, molto meglio che dover affrontare le difficoltà una volta che si sono già manifestate. Comunicazione aperta, empatia e attenzione reciproca possono fare differenza tra una relazione sana e una che si deteriora. Accumulare risentimenti e incomprensioni o lasciare che un problema si ingrandisca può portare a rotture irreparabili. In amore la prevenzione e la cura vanno di pari passo ed a volte per combattere le sfide quotidiane basta imparare a ridere insieme. Chissà se anche questo consiglio lo troverò segnato nella nuova Agenda della Milanese di Michela Proietti?
P.S. approfitto per dire a tale Laura che si qualificava come collaboratrice del CHI E’ CHI andando a mangiare e a bere a scrocco agli eventi della Milano Wine Week (grazie a Chicca Manca per l’informazione) che trovo poco professionale che si accrediti come giornalista della mia testata che, come tutti sanno, non ha altri collaboratori. Spero almeno che la prossima volta mi lasci un bicchiere di vino per il disturbo…