Essere privilegiati è una condizione che spesso passa inosservata, soprattutto per chi lavora in un settore dinamico e affascinante come quello della moda. Il concetto di privilegio non si limita al solo aspetto economico: include l’accesso a risorse, opportunità, contatti, e un ambiente di lavoro che valorizza determinate caratteristiche e profili. Nel mondo della moda, l’accesso è spesso legato a fattori come il background socio-economico, l’istruzione, le connessioni, e persino la geolocalizzazione. Le persone con un background familiare stabile e con supporto finanziario hanno maggiori possibilità di entrare nelle migliori scuole di moda, partecipare agli stage nelle case di moda più influenti e accedere a eventi esclusivi. Per esempio, l’accesso alle settimane della moda, agli eventi di networking e alle collaborazioni con brand importanti è spesso limitato a chi ha già contatti in questo settore.
Il network infatti è uno degli asset più preziosi per chi lavora nella moda, e costruirlo richiede tempo, energia, ma anche il privilegio di avere i mezzi per partecipare a eventi e meeting che permettano di creare relazioni significative. Essere nati o vivere in città come Milano, Parigi, Londra o New York offre un vantaggio enorme in termini di contatti e opportunità. Le persone che crescono in contesti più periferici e lontani dalle grandi capitali della moda, al contrario, devono affrontare più ostacoli per accedere alle stesse opportunità.
Nonostante molti brand promuovano una visione di inclusività e diversità, la moda rimane un’industria in cui alcuni privilegi sono ancora decisivi. Siamo testimoni di un cambiamento positivo, con più rappresentanza e attenzione alla diversità rispetto al passato, ma i ruoli decisionali sono ancora dominati da figure che hanno caratteristiche e background simili. Chi proviene da minoranze etniche, famiglie in situazioni socio-economiche svantaggiate o persone che non rientrano nei canoni estetici tradizionali hanno ancora difficoltà a essere considerati, sia a livello di immagine che a livello manageriale.
Esempi di persone privilegiate sono ad esempio Lili Grace Moss, la figlia di Kate Moss che ha iniziato a fare la modella con un trampolino di lancio prestigioso. Essere i figli di Anna Wintour la leggendaria direttrice di Vogue USA deve avergli offerto opportunità notevoli grazie all’influenza materna, anche se hanno scelto carriere diverse rispetto alla moda. Così come Delphine e Antoine Arnault, figli di Bernard Arnault, il CEO del gruppo LVMH che hanno un accesso privilegiato ad uno degli imperi della moda più potenti al mondo, ricoprendo ruoli strategici in brand come Louis Vuitton, Dior, e altre case di lusso del gruppo. Stella McCarney, figlia del famoso musicista Paul McCartney, ha certamente beneficiato di una posizione di rilievo fin dall’inizio della sua carriera. Questo le ha consentito di costruire un brand indipendente con una forte etica sostenibile, appoggiandosi anche alla sua visibilità iniziale. E anche Lorenzo Bertelli figlio di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli dal 2019 è Direttore Marketing del Gruppo Prada, incarico a cui, a partire dal 2020, si è aggiunto quello di Responsabile della Corporate Social Responsibility.
Insomma il privilegio non è sempre legato a sforzi personali, ma anche al supporto di reti familiari, alle connessioni, e all’accesso a determinate opportunità. Poi bisogna essere bravi per mantenere queste carriere per dimostrare di non essere “i figli di” . Riconoscere questi vantaggi tra i personaggi che gravitano nel nostro settore non è così scontato. Io resto spesso sorpresa quando mi trovo in situazioni in cui mi rendo conto di avere un accesso ad un mondo al quale in molti ambiscono. La moda può darti questa sensazione di appartenere a un mondo che non è reale, dove tutti giochiamo un ruolo mettendo in luce il nostro status, senza pensare a quante persone vorrebbero essere al nostro posto, anzi come dice Miranda Priestley ne Il Diavolo veste Prada “Non essere ridicola Andrea, tutti vogliono questa vita, tutti vorrebbero essere noi…”.
Questa settimana ho avuto diverse occasioni in cui mi sono sentita privilegiata. La prima è stata l’invito di Raffaella Curiel per un Cocktail prolongè a casa sua in onore di Michela Proietti e della sua Agenda della Milanese 2025. Lella, come la chiamano tutti è l’emblema della milanesità ma anche dell’empowerment: forte, determinata, diretta. Mi ricorda molto Barbara Vitti e sono legata a lei e a Gigliola Curiel con la quale abbiamo condiviso una parte di vita professionale e privata essendo praticamente coetanee. A casa di Lella c’era la Milano dei salotti: Lina Sotis, Chiara Beria di Argentine, Marco Tronchetti Provera e molti altri. La mia coppia preferita sono Matteo Marzotto e Nora Shkreli che è una ragazza meravigliosa. Matteo lo conosco da tanti anni anche perchè lo abbiamo premiato con i CHI E’ CHI AWARDS in due occasioni. Lui e pochi altri fanno il baciamano perfetto e chiacchierare con lui e Nora è sempre divertente perchè si parla un po’ di tutto, dagli argomenti d’attualità della moda (vuoi non chiedergli cosa pensa della nuova Valentino?), alla beneficienza visto che è presidente della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica ( potevo non chiedergli se il caso Pandoro avesse inciso negativamente per la raccolta fondi? ). Sua madre Marta Marzotto viene spesso ricordata quando parli con lui, ad esempio, guardando un tappeto sul pavimento della casa di Raffaella, mi ha spiegato che si trattava di un tappeto afghano e che se ne trovano diversi con elicotteri e carri armati, in rappresentazione della guerra, si chiamano proprio war rugs. Uno di quelli appartenuti a sua madre lo ha regalato a Maria Grazia Chiuri di cui è ottimo amico. Io spero che finalmente si decida a sposare Nora che è un raggio di sole (sono ancora giovane ho 58 anni (mi dice lui), Matteo dai basta su sposati e falla finita ( gli dico io). Quella sera andavano a cena Al Baretto perchè “li mi sento a casa” .
Sempre a casa di Lella incontro Nicoletta Spagnoli, lei è al timone della Luisa Spagnoli e proprio la sera dopo presentava insieme ad Antonio Mancinelli il libro LUISA, un romanzo edito da Sonzogno scritto dalla brava Paola Jacobbi che racconta una delle prime grandi imprenditrici italiane “Non si tratta di una biografia ma di una storia di tre donne che vivono a Perugia e che danno vita ad una grande avventura industriale.” mi racconta Nicoletta e mi dice che il 10% del prezzo di copertina sarà devoluto a Wamba Ets e i bambini affetti da malattie neuromuscolari. Sarà che è diventata nonna da pochi giorni, ma era veramente emozionata nel raccontarmi questa nuova avventura.
Un’altra donna interessante che ho incontrato nel nuovo showroom in via Bigli è Arianna Casadei, oggi general manager dell’azienda fondata dai nonni Quinto e Flora Casadei, portata al successo internazionale dal padre Cesare che conserva il ruolo di direttore creativo. “So di essere una privilegiata, ma so anche che il mio ruolo ha tante responsabilità e io ogni giorno lavoro per valorizzare il lavoro della Casadei e del saper fare. Lo sapevi tu che per fare una scarpa ci vogliono 200 passaggi?” No, non lo sapevo , ma soprattutto non sapevo che l’intelligenza artificiale fosse usata così tanto all’interno delle aziende della moda, soprattutto per fare ricerca di dati e creare sempre maggiori legami con il consumatore.
D’altronde oggi occorre essere competitivi, moderni e informati visto che dall’ultimo dossier “Commercio e servizi: le oasi nei centri urbani“, presentato il 24 ottobre 2024 a Roma alla Presenza del Ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso, e dedicato alla ‘desertificazione commerciale’, ovvero la progressiva riduzione o scomparsa delle attività commerciali dai territori, con conseguente impoverimento dell’offerta di beni e servizi per i residenti è emerso che solo a Milano chiudono 13 negozi al giorno. Per questo Francesca Ammaturo, classe 1995, fondatrice del brand di borse Label Rose ( il suo fatturato è cresciuto in questi tre anni di attività del 660% passando da 507 mila euro nel 2021 a quasi 4 milioni di euro nel 2023) ha scelto la formula del pop up store che diventa un’esperienza unica per la sua community con anteprime esclusive: Roma, Milano, Napoli e Venezia sono le ultime tappe di questa ragazza che ha realizzato un sogno non per privilegio, ma con grande fatica e determinazione. L’ho incontrata a Milano in occasione della presentazione della nuova collezione e l’ho abbracciata forte, un po’ da mamma, perchè so quanta fatica e quante difficoltà ha affrontato e si merita il suo successo e la sua felicità per questo progetto che fa 3 lanci nuovi a settimana. Dall’ultima volta che l’ho incontrata mi rivela di aver imparato diverse cose “Ho imparato ad ascoltare sempre di più la mia community, a delegare alle mie collaboratrici ( sono quasi tutte donne) ed ad espormi di più su tiktok perchè per il mio business era necessario, anche se spesso devo affrontare hater e critiche“. Dal 2025 sbarca con un e-commerce nel mercato Usa, l’aspetta il sogno Americano.
Perchè, come dice il titolo della biografia di Gisella Borioli ( devo ancora leggerlo) “Volevo essere felice” è il senso della vita di tutti noi. C’è chi ottiene attimi di felicità, chi tempi più lunghi e chi, invece è destinato ad una vita di sofferenza. Lo pensavo alla cena organizzata da Piero Piazzi e Massimo Leonardelli con la loro To Get There, un appuntamento oramai imperdibile che raccoglie tutti i nomi della moda e dell’imprenditoria che contano per raccogliere fondi a favore dei bambini e dei più deboli. In Uganda il 41% delle persone vive in povertà e quasi la metà della popolazione ha meno di 15 anni. Un progetto venuto dal grande cuore di Piero, a cui tutti vogliono bene e con il grande aiuto di Rita Camelli che ha nella sua agenda tutti i nomi dei “Best Of”. Anche essere ad un evento di questo tipo è per me un privilegio, a partire da chi ti invita al suo tavolo, quest’anno ero ospite di Tory Burch e Fabio Manuele e Clara Tonioni, che ho rivisto per la prima volta dopo il suo rientro dalla maternità, mi hanno super viziata salvandomi da un impossibile viaggio in taxi e mandandomi un autista a casa a prendermi. Al mio tavolo c’erano tra gli altri Marica Pellegrinelli con il nuovo compagno William Djoko (mamma che figo!), Arisa che avevo già conosciuto in occasione della presentazione di un libro diversi anni fa e Paola Barale. Per me lei è un mito, io volevo essere lei, così stilosa da sempre. Vedo al suo polso un braccialetto tipo il mio, quelli con scritti il nome e le chiedo cosa ci sia scritto sul suo ” Tieni te lo regalo! c’è scritto STICAZZI li compro su Amazon devi mettere come ricerca – bracciale sticazzi rigido – , costano 12 euro” , io e Barbara Bertelli venuta al tavolo a salutare eravamo piegate in due dal ridere. Poi Paola ne ha regalato uno anche ad Arisa che era alla ricerca di un fidanzato e il bracciale sticazzi ci stava a pennello. “Arisa ma da quanto sei senza un uomo ?” le chiedo curiosa perchè non riesco mai a farmi i fatti miei e lei mi risponde “ Da ieri sera”. Ho pensato al testo di uno dei suoi successi ” Sincerità ..adesso è tutto così semplice Con te che sei l’unico complice Di questa storia magica Sincerità Un elemento imprescindibile Per una relazione stabile Che punti all’eternità”.
Scherzi a parte la serata è stata un bel momento di incontri di emozioni tra chi saliva sul palco e chi restava ad ascoltare, ad esempio Francesca Senette si è emozionata quando cantava Michele Bravi perchè era una canzone che aveva scelto quando era mancato il padre di suo marito Marcello, e Frida Giannini si è commossa nel ricordo della madre mancata da poco e io vedendo sua figlia seduta al tavolo che piangeva ascoltando il ricordo della nonna, avrei voluto andare li e stringerla forte. “Greta non piangere” le diceva la mamma mentre annunciava che oggi c’è un asilo con il nome di sua madre in Uganda, ma a consolare l’undicenne c’era Eva Riccobono che è meravigliosa più dentro che fuori.
Assistere a queste belle sinergie è per me un grande privilegio e mi dico sempre che se resti umile e mantieni un atteggiamento di modestia e rispetto hai una connessione ancora più profonda con lo scenario che ti si offre. Ascoltare le persone che hanno vissuto sfide uniche che possono offrire preziose lezioni di vita arricchiscono la mia visione, essere umili è una scelta, riconoscere i valori comuni e le azioni che mostrano l’impegno verso il bene comune rafforza la connessione. L’umiltà non diminuisce il privilegio, lo rende più prezioso. Purtroppo non vale per tutti.
(le foto ufficiali della serata To Get There sono di Stefano Trovati SGP Italia )