Il 20 luglio 2020, a 92 ANNI, Ennio Morricone è mancato, vittima di una inqualificabile caduta. Recentemente, si è ricordato anche con interessanti docu-film. Che mi hanno fatto rileggere…
Chi non ricorda le note dell’armonica suonata da Charles Bronson in “C’era una volta il West”, oppure il tema conduttore di “Metti una sera a cena” o “Indagine a un cittadino al di sopra di ogni sospetto”? O ancora -e le cito così, a caso-, fra le tante!- le musiche di “Novecento” di Bertolucci, e de “la Califfa”, “Metello”, “La classe operaia va in Paradiso”, “Allons Enfant”, “Todo Modo”, “La Battaglia di Algeri”? E chi non conosce il tema di quel “Marco Polo” di cui tutti parlano?
E’ il marzo del 1983. L’ autore-compositore di così numerose colonne sonore, ormai celeberrimo, è Ennio Morricone. Abito grigio, pullover rosso, capelli cortissimi, occhiali da artista ed intellettuale (dietro le lenti gli occhi sembrano perdersi di tanto in tanto in pensieri o riflessioni) , oltre che molto cortese sembra timido, quasi a disagio di fronte a un’intervista, anche se poi le risposte, talvolta squisitamente tecniche, arrivano sempre chiare , accessibili, tanto che val la pena di riportarle così come le ha date. Anche se la conversazione extra-intervista prosegue poi a lungo, spaziando dallo sport (romano, è tifoso della Roma) alla lirica, dal balletto alla gastronomia. Di musiche da film- ed eccezionalmente per lui! – abbiamo parlato anche di moda, nell’intervista. Eccola.
Come nasce la musica dei suoi film? Atmosfera, immagini, copione, collaborazione col regista?
“Da tutto questo assieme nasce un’idea di sonorità che credo giusta per il film, e per il regista: il quale, naturalmente, può accettarla o ridiscuterla con me, provocando anche delle correzioni. I cosiddetti “temi”, o linee melodiche, sono meno importanti del clima nel quale vengono situati”.
Cosa è stato predominante ( epoca, azioni, costumi, dialoghi, ritmo) per le musiche del Marco Polo?
“Nel Marco Polo ci sono due diverse sezioni di musiche: quella riguardante i personaggi, nella quale ho dovuto infondere lo studio delle musiche dell’epoca (sia pure ai primordi del contrappunto, delle armonie) cercando quando era possibile una coerenza storica, tenendo però conto – ma questo è ovvio, vale sempre! – che il pubblico ascolta oggi e quindi la interiorità dei personaggi devono averle attualmente. Con tutti i tipi e le qualità che un tipo di ascolto odierno impone ad un compositore cinematografico che vuol farsi capire. La seconda, invece, è quella delle musiche realistiche (cinesi, soprattutto). Io non evevo né strumenti, né esecutori cinesi: niente di cinese, salvo una conoscenza tratta da libri di storia della musica antica, dai quali ho capito che la musica cinese aveva in sé un tipo di contrappunto ostinato e molto complesso (ripetitivo) situato in una siruazione accordale unica, non modulante,”
E come ha risolto il problema strumenti?
“Ho ascoltato dischi di musica cinese antica realizzata oggi e ho capito che sono sempre gli stessi flauti di legno, arpe, percussioni di legno eccetera. Pertanto mi è stato possibile trovarli in Italia, in Europa, con gli esecutori giusti disponibili. Naturalmente i cinesi non cadrebbero in questa astuzia che mi sono trovato forzato ad accettare dalla situazione. Però, credo che tutti gli altri questa suggestione della musica originale possano riceverla.”
Quale ritiene la platea migliore per un musicista oggi (cinema,teatro, tv)?
“In un periodo così ambiguo per le vendite di apparecchi sofisticati per un buon ascolto ( e anche per la maniera trascurata e distratta di come la gente si avvicina ai suoni) mi fa rispondere che tutti i mezzi di comunicazione sono buoni: dipende dalla concentrazione dell’ascoltatore, che deve voler ascoltare e non credere che la musica possa essere soltanto un sottofondo ad un dialogo qualsiasi”.
Ecco, ci siamo arrivati: musica da sottofondo o da accompagnamento. Ma prima mi dica: ha mai assistito a sfilate di moda?
“No, mai: anche perché non sono d’accordo con la vanità. Sfilate ne ho viste soltanto in tv. Mi divertono. E comunque trovo gradevolissimo vedere ragazze che si muovono in una certa maniera”.
Come giudica le musiche che accompagnano le sfilate?
“Le musiche scelte generalmente sono da sottofondo, giuste, semplici, amene; possono essere ascoltate con tranquillità, senza porvi mente.”
Secondo lei, non dovrebbero seguire alcuni canoni fondamentali , alla base?
“I criteri di scelta mi sembrano già giusti. Se la scelta musicale fosse più sofisticata, più complicata, andremmo verso il risultato di uno spettacolo mimico, di balletto non organizzato”.
Ma non ritiene che le sfilate più importanti, quelle dei grandi che lanciano una moda che poi verrà ripresa in tutto il mondo, potrebbero essere create come per un film, uno spettacolo teatrale?
“Se pensiamo di creare delle musiche originali per le sfilate di moda, applicandole su un tipo di abiti indossati che abbiano una unicità di direzione stilistica, dovrebbero essere organizzati artisticamente, creativamente anche i movimenti: e allora torniamo al discorso di arte. Temo che, impostata così, una sfilata di moda perda il suo scopo principale, acquistando invece quello di creazione a sé stante, trovando consensi per altri risultati non previsti dallo scopo per cui viene organizzata”.
La moda può influenzare la musica, o viceversa?
“Credo di no. Un certo tipo di musica che nasce dall’individuo è autonoma. Riconosco, però, che il creatore musicale possa subire, come del resti tutti, le influenze sociali e di costume del suo tempo (quindi anche della moda), che poi filtra dentro le sue tecniche, le sue esperienze, i suoi amori”.
C’è stato un abito tanto eccezionale dal quale ha potuto trarre ispirazione per una sua musica?
“Ispirazione per la musica, no. Ma certamente, e per me è stato parecchie volte, un abito può aver provocato una sensazione sensuale ed erotica”.
Con quale colore?
“Il nero”.
Rapporto musica-abito-costume: sente maggiormente la musica per un film in costume o per uno con abiti dei giorni nostri? In definitiva, per un’epoca sia pur storica ma del passato oppure per l’oggi nelle sue più svariate sfaccettature..
“Non ho problemi, non ho preferenze. E’ la sostanza del film che è importante, non l’abbigliamento dei personaggi e nemmeno l’epoca”.
Grazie, Maestro!
Sono trascorsi ben quarantun anni. Ennio Morricone ci ha lasciati da quasi quattro, ma le sue musiche sono sempre vive, e ci ha resi orgogliosi per l’Oscar e per tutti i riconoscimenti che gli sono stati assegnati.
foto Wired