Rebecca Baglini, stylist e creative director, anche quest’anno torna al Festival di Sanremo con un progetto culturale e artistico insieme. Quello di coniugare l’estetica con la storia del rap / hip hop italiana. Perché l’hip hop (con il rap e l’R&B) è cultura, ritmo, tempo ma anche stile e forma.
All’Ariston, Rebecca Baglini sarà infatti l’interprete stilistica di Shablo in gara sul palco del Festival con Gué, Joshua, Tormento e nelle serata dei Duetti con Neffa ma anche di Alessandro Cattelan, co-conduttore della finale, del DopoFestival e già conduttore di Sanremo Giovani, Ludovica Sauer, e Mattia Stanga, conduttore del palco Suzuki. Ci sarà anche un’attrice super ospite che salirà sul palco ma che non possiamo al momento svelare.
Laurea in Lettere e Filosofia, master in Fashion Styling presso lo IED e Fashion and Fabric Consultant al Wimbledon College of Art, Rebecca è tra i primi professionisti a capire l’importanza dello styling non solo nel mondo delle riviste di moda ma declinato all’immagine di talent. Un passato nell’editoria e un presente nello star system italiano e internazionale. Oggi collabora come stylist e direttore creativo con più di 20 artisti, tra cui Alessandro Cattelan, Stefano de Martino, Elisabetta Canalis, Francesca Chillemi, Malika Ayane, Dargen D’Amico, Mattia Stanga, Ricchi e Poveri, Giancarlo Commare, Maurizio Lombardi, Paola di Benedetto, Denise Capezza. Ha firmato lo styling di varie serie Netflix e Amazon, oltre a collaborazioni assidue con Akita Films e diverse consulenze creative per brand, passando a importanti collaborazioni con Arisa, Marracash, Marco Mengoni, Maneskin, Tommaso Paradiso, Emma Marrone, Sottotono, Tiziano Ferro, Joan Thiele, Motta, Elettra Lamborghini, Federico Rossi e Francesca Michielin e Ultimo. Dal 2018 collabora con diversi brand fornendo la sua consulenza stilistica e direzione creativa.
Come hai iniziato la tua carriera nel mondo dello styling e cosa ti ha fatto capire che questa era la tua strada? L’ho capito fin da giovanissima che sarebbe stata la mia strada. Ho sempre amato l’arte, la musica, amavo la moda e scovare e ricercare tessuti particolari. Con la moda c’è sempre stato un legame d’amore: guardavo, immaginavo ed elaboravo un’idea, un ricordo, un valore emozionale. Ho iniziato con una stylist di Firenze come assistente e la mia carriera di celebrity stylist è poi veramente iniziata con Marracash in occasione dello “Status” Tour. Con lui è nata l’idea di costruire per quel progetto dei costumi particolari e teatrali. Andai a fare ricerca presso la sartoria Lo Bosco perché allora l’idea e la prassi che i brand realizzassero dei capi particolari da accostare a certi artisti/talent non era così comune. Un grande stilista che invece mi supportò tanto nella realizzazione del progetto di customizzazione per Marracash fu Fausto Puglisi con cui realizzammo dei costumi di scena stupendi in pelle e borchie. Costruimmo anche un braccio bionico per Marra realizzato da Antonio Urzi, che già faceva le armature per Lady Gaga e per Versace. Il braccio bionico metaforicamente rappresentava uno scudo per combattere, da un lato, e per proteggersi, dall’altro. I capi in pelle di Puglisi avevano una borchiatura tale che conferivano un aspetto di potere. Poco dopo mi contattarono dall’America per l’assistenza styling dall’Italia per il Super Bowl per Madonna – ero una delle tante assistenti. Da questi anni è poi partito e continuato tutto.
Come avviene il processo di creazione dei look per un artista? Quali aspetti consideri per la scelta dei look? E’ un processo lungo e complesso, fatto di tante attività. La sintonia con le persone con cui lavoro è poi il motore di tutto. Se si tratta di un cantante, tutto parte dall’analisi della canzone, dal messaggio che l’artista vuole comunicare con il suo testo, dalla personalità dell’artista, da come si muove sul palco, da cosa io vedo in lui/lei. Ho una mia visione che poi si plasma e diventa coesa con la visione dell’artista stesso, con il progetto e con i valori intrinsechi che il brano vuole diffondere. Si sviluppa un percorso da questa analisi. Se è un presentatore invece va accompagnato a seconda del progetto che vuole condurre, per un attore dobbiamo capire il ruolo che interpreta, quanto questo è distante dalla persona che è nella vita reale e capire come coniugare le due personalità senza tradirle. In generale è importante capire insieme dove si vuole arrivare. Un brand solitamente si interessa ad un determinato artista e quindi ad associarsi a lui, se vede una condivisione di valori, per la sua arte e per il suo percorso.
Per un artista che partecipa al Festival di Sanremo come crei il look? Parti dalla personalità o da un’idea visiva? E’ un percorso estremamente istintivo. Parto dalla personalità dell’artista, da me stessa, dalla canzone sul palco, da una visione che nei mesi di lavoro prima del Festival si plasma e poi si concretizza. Deve tornare tutto le luci, i duetti, i movimenti sul palco, è un lavoro di direzione creativa a tutto tondo. Per quanto riguarda la creazione dei look: non credo per esempio nell’armocromia, ma credo che ci siano dei giorni e dei momenti, legati a quel preciso istante di carriera, in cui abbiamo bisogno di un colore, di un look e momenti in cui esprimiamo e abbiamo bisogno di tutt’altro. Ci sono delle situazioni particolari che richiedono una tipologia di look piuttosto che un altro. La creatività, la struttura, il ragionamento, il rapporto con l’artista sono tutti elementi imprescindibili. E’ fondamentale poi che l’artista impari a fidarsi del mio lavoro e della mia visione. Per fare questo, la comunicazione tra noi e il mio team è la chiave.
Nel Team Baglini siamo 7 persone, ciascuno capo progetto con il mio coordinamento e supervisione. E’ essenziale il lavoro di squadra perché nel nostro mestiere non si parla solo di creatività e di intuizione ma il nostro lavoro è fatto anche di logistica, di movimentazione capi da un archivio ad un altro o dagli archivi dei brand al nostro, di fitting, dobbiamo pensare alla comunicazione che volgiamo dare al progetto. La cosa più potente e bella di Sanremo è che si ha un palcoscenico sconfinato che può amplificare un messaggio. A mio avviso, bisogna attraverso il look diffondere un valore, un messaggio che sia democratico che possa essere colto e quindi arrivare ad un parterre eterogeneo. Che susciti un’emozione sia essa gioia, provocazione, bellezza o stupore. Ma è fondamentale lasciare il segno, non passare inosservati.
Come riesci a conciliare la tua visione con Alessandro Cattelan ad esempio? Stimo tantissimo Alessandro, è l’amico che avrei voluto, l’amico con cui andrei a cena, con cui passare del tempo, è divertente, ridiamo tanto, ha una cultura infinita. A mio avviso è il conduttore più internazionale che abbiamo in italia. E’ uno showman, la sua dialettica ha dei tempi ritmici che sembrano musica. Collaboriamo da 8 anni, l’ho accompagnato in tutto il suo percorso di crescita e oggi partiamo appunto da un’idea che nasce istintivamente, che si plasma, su cui dialoghiamo e insieme capiamo dove vogliamo arrivare, quale è l’obiettivo. Un lavoro di squadra al 100%.
Hai mai dovuto modificare un look all’ultimo minuto? No, perché faccio innumerevoli prove. Prima della diretta abbiamo già pronti il piano A, B e C.
C’è una tendenza o uno stile che pensi vedremo sul palco quest’anno? Mi auguro di no, mi auguro che ci siano tante personalità e che quindi le tendenze siano tutte diverse. Mi auguro si parli di messaggi e non solo di tendenze, lo spero fortemente.
Quanto tempo prima inizi a lavorare sugli outfit per il Festival? Appena un artista sa di essere confermato, io lo so e iniziamo il lavoro. Quindi indicativamente da Dicembre. Con Shablo, Gué, Tormento e Joshua, per esempio, sto lavorando da inizio Dicembre.
Quante prove necessarie? Moltissime prove perché voglio che sia tutto perfetto. Almeno 4.
Qualche anticipazione sui brand con cui collaborerai? Con Alessandro Cattelan, per esempio, abbiamo costruito e andremo in scena con una storia di super sartorialità e artigianalità italiana. Ci saranno 5 brand coinvolti.
E tu come ti vestirai dietro le quinte? Io devo essere comoda, quando lavoro sono al servizio degli artisti non è importante il mio look.
Quale look storico ti ha ispirato o impressionato negli anni? Moltissimi da Renato Zero, la Vanoni, Rino Gaetano, Lucio Dalla ma potrei andare avanti a lungo. Credo che ci siano dei look così iconici perché chi li ha indossati li ha resi tali, li ha vissuti e li continua a rappresentare. Ci sono dei look che rievocano sensazioni, rievocano musica.