La rifondazione dell’alleanza Renault/Nissan (dopo 24 anni dalla sua nascita, di cui è parte anche Mitsubishi) è cosa fatta: dopo mesi di negoziazioni complesse ha prevalso la volontà di lasciar perdere le polemiche, solo uno sguardo al passato, per chiudere definitivamente pagina, immaginando il futuro, guardando avanti con una strategia chiara, per affrontare le sfide gigantesche che attendono tutti i costruttori dell’auto. Un progetto che rafforza i legami tra i due produttori e seppellisce, nello stesso tempo, ogni idea di fusione. In un comunicato, approvato dal Consiglio di Amministrazione, Renault ha confermato la messa in atto di “una governance equilibrata, coordinata da l’Alliance Operating Board, a partecipazioni incrociate, per favorire l’accelerazione operativa”. Renault ha precisato che ridurrà la sua quota di capitale in Nissan al 15%, rispetto al 43,4% attuale, uniformandosi dunque a quella del costruttore giapponese, esercitando i diritti di voto legati al loro accordo, con un limite massimo appunto del 15%. Renault trasferirà il 28,4% delle sue restanti azioni di Nissan in un fondo fiduciario francese “dove i diritti di voto sarebbero neutralizzati per la maggior parte delle decisioni e la loro vendita avverrebbe solo se le condizioni economiche fossero ragionevoli per Renault”, questo significa semplicemente che le azioni non potranno essere vendute se non ad un prezzo concordato. La casa della Losanga, dopo aver ridotto i costi aziendali e la capacità di produzione, concentrandosi sulle vendite a clienti privati, le più redditizie, ha confermato anche che il partner nipponico investirà nella futura struttura Ampere, una business unit dedicata esclusivamente all’elettrico ed al software che verrà lanciata quest’anno, contribuendo ad innalzare la creazione di valore di tutti i brand, mettendo in atto almeno una dozzina di progetti comuni, proteggendo i diversi brevetti. Le due case hanno come obiettivo di migliorare la loro presenza ai quattro angoli del globo, dall’Europa, all’America Latina e a quella del Nord, per riconquistare la Cina e l’India, scegliendo tra mercati, veicoli e tecnologie. Verrà creata anche una joint venture chiamata Horse (al cui interno è presente, in parti eguali, il cinese Geely) per lo sviluppo di motorizzazioni adatte ai carburanti alternativi. Il merito per aver trovato il terreno comune d’intesa va attribuito, in primo luogo, a Luca de Meo, ceo del gruppo (dal 1 gennaio presidente dell’associazione dei costruttori europei dell’auto Acea) che ha saputo, in poco più di due anni, integrare culture differenti, cogliendone i tratti reali, assicurando comprensione, individuando gli elementi da preservare o introducendone di nuovi. Una procedura sostenuta dal presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron che ha assicurato al primo ministro giapponese Fumio Kishida di appoggiare pienamente la riorganizzazione strutturale dell’alleanza tra i due costruttori, garantendo che lo Stato non si sarebbe opposto al riequilibrio delle partecipazioni che le due aziende stavano negoziando da mesi. Una lode va data anche al presidente del consiglio di amministrazione di Renault, Jean- Dominique Senard, che ha saputo condurre le discussioni senza forzare le conclusioni. I due partner dovrebbero trovarsi a Londra (la data potrebbe essere il 6 febbraio prossimo), per la firma definitiva dell’accordo, subito dopo l’approvazione da parte di tutti i membri dei consigli di amministrazione.