Moda

Dic 13 RICCHI E POVERI

di Cristiana Schieppati

Il Natale è una stagione di luci, regali e incontri, ma è anche un momento in cui i contrasti sociali emergono con maggiore intensità. Da sempre in questo periodo la televisione trasmette film che raccontano il Natale attraverso la lente del conflitto tra ricchi e poveri: racconti di redenzione e storie di solidarietà che possano aiutare ad abbattere le barriere sociali o sottolineare le ingiustizie.

Un classico del periodo è la commedia “Una poltrona per due” del 1983 in cui due finanzieri manipolano le vite di un broker e di un senzatetto per una scommessa. Un altro esempio è “Miracolo sulla 34ª strada” (1947), dove l’idea del Natale come festa per tutti, indipendentemente dalla condizione sociale, è centrale. “The Family Man” (2000), dove il protagonista, interpretato da Nicolas Cage, si confronta con due vite possibili: una lussuosa e solitaria contro una più modesta ma ricca di amore e significato. Il Natale diventa un momento di introspezione, dove la ricchezza materiale è messa a confronto con i valori autentici della vita. Il mio preferito è “L’amore non va in vacanza” (2006), offre una versione moderna del tema, mostrando come persone di ceti sociali diversi possano connettersi e trovare conforto nelle reciproche differenze. In un mondo sempre più polarizzato, queste storie ci ricordano che la vera ricchezza non risiede nei beni materiali, ma nei legami umani e nella capacità di condividere ciò che abbiamo, per quanto piccolo possa sembrare.

La moda, a suo modo, diventa uno strumento per farci sentire parte di qualcosa di più grande, un mezzo attraverso il quale anche chi non possiede grandi ricchezze può percepirsi ricco. Anche chi ha un budget limitato può vestirsi con stile e sentirsi parte di un mondo sofisticato e raffinato. Prendiamo, ad esempio, il boom degli abiti scintillanti durante le festività: paillettes, velluto e dettagli glamour. Indossare un capo luccicante, magari acquistato a prezzi accessibili, può trasformare una serata ordinaria in un’occasione speciale, facendoci sentire parte di quella magia che associamo alle feste e alle vite dei “ricchi” raccontate nei film. La moda ci insegna che sentirsi ricchi non è una questione di portafoglio, ma di espressione personale. La mia professione mi ha portato spesso ad analizzare con critica tante persone che gravitano in questo mondo che si vestono con abiti e accessori ricoperti da loghi di brand del lusso, la rappresentazione di una forma di comunicazione non verbale legata al desiderio di appartenere a un determinato gruppo sociale. Indossare un brand di lusso non significa solo apprezzarne il prodotto ma diventa un biglietto da visita che permette di essere valutati all’interno di una scala sociale basata sul consumo.

Se vivi a Milano e non hai un cognome importante, sai che per essere bene accolto nelle boutique o nei ristoranti devi consolidare la tua distinzione sociale, un concetto teorizzato dal sociologo Pierre Bourdieu, secondo cui il consumo di beni di lusso serve a differenziarsi dagli altri e a consolidare la propria posizione sociale. Chi lavora per un brand ne acquisisce l’esclusività di vestirsi con capi di lusso nella convinzione di sentirsi parte di un mondo esclusivo, un’ illusione che spesso si scontra con la realtà delle proprie origini, sulla mancanza di cultura e su uno status facilmente contestabile. Mi hanno raccontato di una commessa del centro con la divisa di una nota Maison che la usava anche per uscire la sera. Ho visto colleghi pretendere sul lavoro con arroganza trattamenti di lusso e servizi a cinque stelle e poi a casa loro cenare a riso in bianco. Ho visto PR spendere il budget di comunicazione per fare eventi o viaggi stampa che gli consentano di accedere ad esperienze esclusive e poi quando devono spendere soldi loro tornano “al paese”. Lavorare nella moda per molti significa accedere all’idea del lusso senza però possedere l’intero pacchetto di esclusività . A ciò si aggiungono i falsi, spesso indistinguibili per i non esperti, che amplificano la diffusione del logo ma ne svuotano il significato originale.

I veri milanesi, si dice, sono quelli che optano per un consumo più discreto, preferendo brand che puntano su design minimalisti e qualità intrinseca piuttosto che ostentazione. Prediligono capi di alta qualità, spesso su misura, l’obiettivo non è mostrare ma sapere di avere il meglio. Il milanese abbiente si muove con calma, ha un atteggiamento educato ma distaccato. I meno facoltosi possono dimostrare più urgenza o necessità di mettersi in mostra cercando di attirare l’attenzione attraverso comportamenti o abbigliamento appariscente.

La Prima della Scala di Milano, evento inaugurale della stagione operistica, uno dei momenti più prestigiosi e glamour del panorama culturale e sociale italiano, non è solo un’occasione musicale, ma anche un momento di forte espressione sociale dove si intrecciano arte, moda, politica e mondanità. Qui il dress code è fondamentale e il posto nel teatro è un indicatore di status: i ricchi e influenti hanno posti riservati da generazioni, chi cerca di farsi notare acquista posti costosi in platea. Ho seguito la diretta di quest’anno sui social e, oltre ad aver notato una quantità di persone invitate dagli sponsor che di opera ne capivano poco (non posso dirvi chi ma un personaggio di spicco della moda ha detto commentando il primo atto alle telecamere del Corriere della Sera “mi piace, sto godendo”), ho ragionato su come questa serata trasmetta perfettamente le dinamiche social dei milanesi. La più bella era Gigliola Curiel con il marito e le figlie, tutte vestite da Raffaella Curiel, regina indiscussa della serata, tanto che Laura Morino Teso, presenza fissa alla prima, ha indossato un abito creato per lei da Lella. ” Mi sono presa una brutta influenza e non ho potuto partecipare alla serata” mi racconta al telefono Raffaella che da sempre crea gli abiti da sera più eleganti e sofisticati dal taglio impeccabile “bisogna dire a queste signore di venire a farsi i vestiti, i miei sono senza tempo tanto che molte signore attingono al mio archivio per chiedermi in prestito qualche abito”. Roberto d’Agostino ha descritto l’evento con un termine, “camp” che viene associato a tutto ciò che è stravagante, kitsch e sopra le righe. Non è semplicemente cattivo gusto, ma un’estetica raffinata che gioca con il concetto di esagerazione, ironia e teatralità. La moda, specialmente del mondo musicale gioca un ruolo fondamentale per chi vuole farsi notare. “Mai come gli altri“ è il titolo della canzone di Naska che al concerto al Forum di Assago è apparso in mutande color carne con un calzino strategicamente posizionato sulle parti intime, citando i Red Hot Chili Peppers in uno dei loro momenti più iconici. Una scelta audace, firmata dallo stylist Nick Cerioni, che ha dato il tono all’intera serata.

Per emergere occorre quindi farsi notare? La risposta è si, ma è il come lo si fa ad essere fondamentale. Non significa necessariamente essere provocatori o eccessivi, ma trovare un modo autentico e strategico per attirare l’attenzione delle persone giuste. Occorre essere riconoscibili, creare legame con il pubblico e gli interlocutori e conquistare con autenticità e senza modi forzati. Enzo Domingo ha festeggiato i 25 anni della sua Domingo Communication ed è l’esempio di come il successo professionale sia arrivato rimanendo fedele a se stesso, puntando sulla qualità dove l’esperienza personale di Enzo ha saputo conciliare creatività e obiettivi strategici, passione e ragione, emozione e logica. Erano in tanti lunedì sera a Casa Tobago a festeggiare la Domingo Family, oltre ad Enzo il figlio Carlo e la moglie Giusi, molto sexy in un mini abito nero. Ho rivisto con piacere Simona Tedesco e ci siamo fatti un po’ di risate con Michele Ciavarella che mi vuole rilasciare un’intervista ma io gli ho detto che deve darmi uno scoop. Poi è arrivato Simone Marchetti che insieme ad un gruppo di amiche ha iniziato un viaggio nel tempo di quando era single e faceva vacanze all’avventura… insomma c’era una bella atmosfera rilassata e ho avuto un dejà vu quando ho visto Francesca Delogu, Giampietro Baudo e Stefano Roncato seduti all’aperto alla luce delle candele che mi ha riportato ai tempi di MFF quando tutti e tre lavoravano insieme. Un po’ come da Marchesi quando, mentre bevevo un caffè con Anna Di Paola, mi sono ritrovata vicino il trio Manuela Galli, Barbara Bertelli e Sabrina Pigola e all’improvviso ho ricordato i tempi della ITTIERRE.

Abbiamo retto bene, malgrado due guerre”: esordisce così Carlo Capasa alla conferenza stampa di presentazione di Milano Moda Uomo, facendo però un appello al Governo di implementare la cassa integrazione ordinaria per salvare le piccole e medie imprese che stanno chiudendo. “Stringiamoci a corte!” dice citando l’espressione che appare nell’inno di Mameli, un invito ad unirsi e a far fronte comune per superare questo momento difficile, dove il mercato interno piange a causa di stipendi bassi rispetto ai prezzi alti. Non solo la moda mi vien da dire… alla gastronomia Alberti sono riuscita a pagare tre porzioni di lasagne 40 euro!

Oggi le realtà piccole e grandi possono essere interpretate come simboli di ricchezza e povertà. Realtà piccole sono state spesso associate alla povertà per via delle limitate risorse, opportunità o visibilità. E lo dico per esperienza perchè in questi anni quante volte è stato chiesto ” Ma quanti siete? Che altre cose fate?” quasi a voler mettere in dubbio che una piccola realtà, rispetto a colossi editoriali o multinazionali, non valesse nulla. Nel mio lavoro mi sono sempre sentita ricca in quanto autentica e attenta alle relazioni umane che inevitabilmente in una grande realtà si perdono. Ciò che fa la differenza tra una realtà grande o piccola è l’uso consapevole delle potenzialità e la capacità di affrontare le sfide.

Cristina Tardito che con la Tamigi festeggia 60 anni dell’attività di famiglia, si è sempre espressa con un percorso piccolo, quello della sua Kristina Ti che le ha permesso di posizionarsi dove mancava l’offerta, conquistandosi la sua quota di mercato e la fiducia di chi lavora con lei. Ma anche le grandi aziende, quando lavorano con umanità, riescono ad avere risultati positivi anche in contesti difficili. “Il 2024 è stato un anno “ottimo” per la nostra Casa di Moda: i risultati sono particolarmente brillanti sia in termini di fatturato che di qualità delle vendite, e ci attendiamo un incremento compreso tra il +11% e il +12%, superando le aspettative che avevamo condiviso con il mercato finanziario già a partire da gennaio 2023″ ha detto Brunello Cucinelli nell’aggiornamento di fine anno, uno sguardo al futuro di fiducia e consapevolezza con previsioni di crescita per il 2025 e 2026 e l’obiettivo di raddoppiare il fatturato dell’anno 2023 entro il 2030.

Un altro che non smette un attimo di lavorare è Alessandro Enriquez che questa settimana, dove mi giravo, me lo trovavo. Prima con la sua collezione dedicata alla Cote d’Azur al The Westin Palace e poi al Christmas Party di Giorgio Armani ( e qui c’erano i veri RICCHI E POVERI in concerto!) dove mi ha anticipato che ha allestito un treno che partirà per Natale e andrà in Sicilia, che riceverà un premio e che sta per aprire un resort che avrà la sua creatività. Penso che Matthieu Blazy, nominato direttore creativo di Chanel ieri sera, sia impegnato esattamente come lui.

Andrea Serafini mi ha mandato il libro di Diego Brus “Intanto di calmi” , 10 comandamenti per riconnettersi alla vita che in uno dei capitoli dice “Selezionare tra le infinite offerte della vita è un atto di amore verso sé stessi, perchè significa ascoltarsi”. Posizioniamoci quindi nelle esperienze e nei luoghi davvero adatti a noi, rinunciando al resto. “La povertà non è mancanza di denaro, ma mancanza di speranza” diceva George Bernard Shaw. Il vero motore del cambiamento, il vero antidoto alla miseria non è un portafoglio pieno, ma un cuore pieno di sogni e una mente piena di possibilità. Dove c’è speranza c’è una strada. Dove c’è una visione c’è un futuro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

.
.

SEGUICI SU INSTAGRAM

SEGUICI SU FACEBOOK

Facebook Pagelike Widget
Top