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Apr 17 RICORDANDO GAE AULENTI: L’ARCHITETTURA DEVE ESSERE DURATURA, SONO CONTRARIA ALLE MODE EFFIMERE

di Maria Vittoria Alfonsi

Conobbi Gaetana Emilia  Aulenti – ovvero Gae Aulenti- a Firenze, nel 1992 : a Palazzo Strozzi si teneva la mostra “La Sala Bianca”, progettata da lei e Luca Ronconi, curata da Cristina Aschengreen  Piacenti, direttore della Galleria del Costume di Firenze; inoltre, Gae Aulenti aveva progettato l’antologica (“Still-life”) di Giorgio Armani alla mitica Sala Bianca, eccezionalmente aperta alla moda.

Gae Aulenti  rappresentava  da tempo uno dei  massimi esponenti italiani dell’architettura, del design, dell’arredamento e della scenografia teatrale più famosi nel mondo. Il suo nome era già legato a importanti interventi di architettura museale. Dal Museo d’Arte Moderna e dal Museo d’Orsay  a Parigi (ogni volta che vi andai per vedere  e scrivere di mostre, o vedendolo passando in taxi sull’altra riva della Senna, provavo un senso di “italico orgoglio”!), a Palazzo Grassi a Venezia  (dove allestì mostre di grande successo), al Padiglione Italia (con Pierluigi Spadolini) perl’Expo di Siviglia.

Nel contempo, lavorava per il teatro:  con scenografie per Luciano Berio, Luca Ronconi e Kaulheinz Stockhausen, e le veniva assegnato il Premio Imperiale della Japan Art Association.

Togliendola  brevemente dalla sua ultra intensa attività fiorentina, riuscii a fissare l’appuntamento per una intervista a Milano.

Corti capelli grigi, occhi vivacissimi, giacca e camicia “a uomo” con pantaloni sui toni del bleu, sorridente, disponibile, Gae Aulenti  rispose con cordialità, sorridente, alle mie domande.

Lei ha curato interventi architettonici e stupende mostre  a Venezia. Ora ha progettato a Siviglia il “Palazzo Italia” per l’Expo. Avrebbe ritenuto possibile l’Expo a Venezia?

No, infatti votai contro. Venezia è una città troppo delicata, unica e stravagante in un certo senso: bisogna proteggerla. Perciò sono contraria anche al progetto della metropolitana. Avendo lavorato a Palazzo Grassi so cosa c’è sotto, com’è il suo equilibrio che credo sia al limite: ritengo che andarlo a toccare, questo equilibrio, sarebbe molto rischioso.

In altre città italiane l’avrebbe ritenuto possibile?

Come no! Per esempio, in  quei giorni si accennò a Napoli: vi si poteva fare. Anche se credo che le esposizioni non abbiano più tanto senso: sono utili per l’espansione di una città ma oggi, con i mezzi di comunicazione di massa, con la televisione, non sono più necessarie come potevano esserlo nell’800, o nei primi decenni di questo secolo”.

Ha trovato difficoltà nel lavorare a Siviglia?

Assolutamente no. L’organizzazione era tutta italiana. Abbiamo avuto a disposizione pochissimo tempo, ma in un anno e due mesi abbiamo costruito il palazzo: un ‘opera duratura che resterà nel tempo.

Lei ha curato, per “Pitti Immagine”, la mostra a Palazzo Strozzi ( “La Sala Bianca: nascita della grande moda italiana”), e quella alla Sala Bianca con  le creazioni di Armani. Quale ha sentito “sua” maggiormente?

Io sono curiosa della storia, ed anche del futuro, perciò mi sono interessata egualmente di entrambe.

A proposito di difficoltà: ne ha trovate, a Strozzi?

Abbiamo dovuto smontare tutto quello che c’era di orribile per poter ritrovare la sua architettura , che è una meraviglia: una delle meraviglie italiane. Strozzi è stato, purtroppo, rovinato, ci sono ad esempio delle strutture per illuminare veramente indecenti. Sono molto violenta, su come trattano palazzo Strozzi: ma non posso stare zitta quando vedo “offendere” dei capolavori.

Perciò cosa pensa di “mode” in campo architettonico?

Sono decisamente contraria  a chi cade in mode effimere: l’architettura deve essere duratura.

-Vi è qualcosa che ritiene “possibilmente” duratura nel mondo della moda, perlopiù ritenuto effimero?

Vi sono mode “storiche” , che rimangono, come possiamo vedere per il ‘700 e l’800”.

Lei, con queste mostre, è “entrata” nel mondo della moda. Perciò quali sono i rapporti di una signora architetto con questo settore?

“Nessuno, proprio nessuno: ne sono completamente estranea. La guardo con curiosità, naturalmente, ma non in presa diretta”.

***

Gae Aulenti è mancata nel 2012: l’anno in cui Milano le ha dedicato una piazza. Ogni qualvolta vi passo istintivamente, inevitabilmente, ricordo il nostro incontro, altri suoi successi: dalle Scuderie del Quirinale alla “Metropolitana Museum” a Napoli, a Piazzale Cadorna a Milano. Che la fanno sentire sempre presente.

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