SOMMARIO
In Italia, il mese di dicembre, per l’auto, si è chiuso con un crollo del 27,5%, rispetto al 2020, registrando solo 86.679 immatricolazioni. I dodici mesi hanno evidenziato l’andamento negativo che vede 1.458.000 unità vendute, una quasi parità rispetto al 2020, ma un calo del 25% se confrontato a prima della pandemia, nel 2019. La Fim-Cisl hanno in programma, per oggi, una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione degli stabilimenti italiani, dove la produzione è peggiorata ulteriormente (la flessione potrebbe superare il 5%), per cui non si raggiungerebbero neppure le 700mila unità, compresi i commerciali. Il nostro mercato – considerato sinora tra i 5 maggiori d’Europa – rischia di ricevere, con il contagocce, i nuovi modelli che le case convoglieranno nei paesi dove l’aspettativa di commercializzazione è superiore, provocando un’ulteriore corrosione delle vendite. Continua lo sconcerto da parte di tutte le associazioni, a partire dall’Anfia e dall’Unrae , per la mancanza di sostegni della politica italiana. Il settore automobilistico è stato completamente escluso nella legge di bilancio 2022 approvata dal Governo nei giorni scorsi. Mancano incentivi anche per l’acquisto di vetture a basse emissioni di Co2. A oggi, nonostante i numerosi solleciti, non è stata data nessuna risposta di come si intenda definire l’incentivazione all’acquisto, la sostituzione del parco circolante obsoleto, lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica e la riforma della fiscalità di tutto il comparto auto.
PEZZO
Il 2021 sarà ricordato dalla maggior parte dei costruttori, come un “annus horribilis”, non solo a causa della pandemia in atto in tutto il mondo ma per la mancanza di semiconduttori. Positivi i dati per le ibride (in Italia valgono circa il 38% delle immatricolazioni) e i suv che continuano a guadagnare terreno tanto da rappresentare, in Europa, oltre il 42% delle vendite. L’industria automobilistica ormai ha fatto i conti con la globalizzazione e con il passaggio all’elettrico, la sola Tesla ha annunciato di aver consegnato, nell’anno appena terminato, circa un milione di veicoli elettrici, il doppio rispetto al 2020. La maggior concentrazione delle imprese si trova in Germania, in Francia, negli Stati Uniti e in Estremo Oriente (Giappone e Corea del Sud). L’industria vincente è quella che ha messo in campo continui investimenti, per lanciare nuovi modelli, essenziali per rivitalizzare i mercati. Il gigante tedesco Volkswagen, dai dodici marchi, che dal 2016 ha sviluppato – per primo – una piattaforma dedicata esclusivamente ai veicoli elettrici (Meb), trasformando contemporaneamente le sue fabbriche in Germania, impegnando 89 miliardi di euro, annunciando la costruzione di sei gigafactory, ha dovuto interrompere la produzione in diversi stabilimenti proprio a causa della penuria di microchip. Dopo un primo semestre dai risultati record, in cui erano state superate 5milioni di consegne che facevano ipotizzare un finale d’anno eccezionale, le previsioni vedono vendite in linea con quelle dell’anno precedente ( circa 9.500.000 veicoli). La sua riconversione all’elettrico comunque non si ferma, dopo l’ID.3 e ID.4 è in arrivo l’ID.5 e il van ID. Buzz. Una nuova generazione elettrica è la promessa anche di Renault, a partire dalla Zoe, modello immagine che il ceo Luca de Meo ha ripensato, sostituendola con il ritorno di un mito, la R5. L’altro obiettivo è la riconquista del segmento delle compatte, con la nuova berlina Megane e-tech electric e con il suv Austral che andrà a rafforzare il successo dell’Arkana, lanciato nella scorsa primavera. La sua alleata Nissan mette in campo la tecnologia E-Power sul nuovo Qashqai, una versione elettrica che si ricarica grazie ad un piccolo motore a benzina e il suv Ariya, elettrico puro. Per ciò che riguarda l’altro gruppo francese, Stellantis, nato dalla fusione tra Psa e Fca , sono i brand italiani quelli che stanno maggiormente soffrendo. Alfa Romeo non presenta novità da cinque anni, in attesa di commercializzare il Tonale, il suv compatto che dovrebbe ridare sprint ad una marca dal forte potenziale, punita da una gamma ormai superata. Maserati ha pronto al debutto il suv Grecale, anche in versione elettrificata e la cabrio Mc20. Fiat viaggia ancora sulle spalle delle varianti della 500 del 2007, affiancata, nel 2020, da una nuova generazione elettrica. Peugeot ha retto bene, nel 2019 ha presentato la 208 e la 2008, nell’ultimo trimestre del 2022 è annunciato un crossover, una via di mezzo tra una berlina e un suv. I marchi premium sono in ottima forma a partire da Audi che dopo i grandi Q7 e Q8, commercializzerà il Q9 con i suoi 5,20 metri di lunghezza, aggiungendo un Q6 e-Tron completamente elettrico. Bmw si allunga sempre nella fascia a zero emissioni, dopo aver consegnato il milionesimo veicolo elettrificato, entro il 2025 punta a conteggiare circa 2milioni di veicoli completamente elettrici, già pronta la i4 e in arrivo la i7. Volvo si rivoluziona con il C40, un suv coupé dalla forma molto affilata e Mercedes non si risparmia, apre a tutta una serie di elettriche che partono dalla Eqb, Eqe, Eqt per arrivare al suv Eqs, affiancheranno il nuovo Glc e la cabriolet Sl. Toyota ritiene che l’utilizzo di motori ibridi e ibridi plug-in continuerà ad essere essenziale per adattarsi alle differenti richieste nel mondo.La lotta delle emissioni di CO2 non dovrebbe portare a produrre solo auto elettriche, un punto di vista che pare una critica, neppure troppo velata, alla Commissione europea. Il costruttore nipponico ha i mezzi finanziari e tecnici per esplorare tutte le strade, anche quella dell’idrogeno, scelta per la seconda generazione della Mirai. Il gruppo coreano Hyundai e Kia, grazie a motori ibridi,ibridi ricaricabili ed elettrici, ha risposto bene all’evoluzione della domanda, le sue immatricolazioni sono progredite, in Europa, di circa il 6%. Ha saputo diversificare i suoi fornitori, ha sofferto meno di altri della indisponibilità di componenti elettronici.