Quando Bill Gates, nell’aprile 2018, in sintonia con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, affermò senza mezzi termini che la vera minaccia per l’umanità sarebbe stata una pandemia, ci fu chi l’interpretò come un vaneggiamento (interessato) da miliardario in vacanza e a tal proposito ecco il titolo dell’articolo apparso all’epoca sul settimanale la Verità: “Bill Gates ora fa pure il profeta: arriverà una pandemia. Guarda caso, lui vende i vaccini”. Per la verità (quella vera, anche se con la “v” minuscola) Gates aveva già detto la stessa cosa in un discorso pubblico nel 2015, dopo l’epidemia dell’Ebolavirus, e aveva anche sollecitato (inascoltato) che le autorità si preparassero sostenendo la ricerca medica e potenziando il numero delle strutture e degli operatori sanitari. Ma nessun governo, e tantomeno quello italiano, ha ritenuto di impegnare denaro e risorse nella sanità e hanno fatto male, perché i segnali che Gates aveva colto erano impliciti ed evidenti per gli esperti ormai da tempo, come ricorda il report del Wwf Italia del 14 marzo scorso; segnali tutti collegati alla negatività dell’impatto ambientale del nostro sistema di vivere “moderno”.
Detto più semplicemente, l’aumento della temperatura media del pianeta (da cui lo scioglimento dei ghiacci e l’aumento del livello dei mari), lo smog (da cui le giornate ecologiche), la riduzione delle foreste e l’inquinamento dei mari (da cui la mancanza dello spazio vitale e l’estinzione di molte specie di animali) hanno concorso allo sviluppo della pandemia Coronavirus e di altre epidemie passate. Possiamo procedere come usava la scrittrice di gialli Agatha Christie la quale diceva che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre indizi sono una prova”. Primo indizio: le epidemie sono sempre una trasmigrazione dagli animali all’uomo con cui sono a stretto contatto (peste, SARS, malaria, eccetera). Secondo indizio: il Codi-19 ha preso piede violentemente nelle aree più inquinate della Terra, come la Cina e la pianura padana (anche per motivi geografici di mancanza di ventilazione), poi ha iniziato a svilupparsi altrove. Terzo indizio: all’interno di dette aree ne soffrono di più le persone affette da problemi polmonari, cioè le più sensibili alla degradazione dell’aria che si respira (smog) e che hanno meno difese organiche, come gli anziani. Di conseguenza occorre programmare seriamente, senza dimenticarcene in fretta, il nostro rapporto con la Natura, perché le infezioni epidemiche non sono un castigo di Dio, ma la ovvia conseguenza di comportamenti sbagliati mantenuti a lungo.
Un’interpretazione più “fantasiosa” potrebbe descrivere questa pandemia come una reazione della Madre Terra alle offese che le reca l’umanità depredandola insensatamente, da cui la definizione di “antropocene”: un’era in cui l’uomo determina i mutamenti climatici. Sul piano morale, la violenza sul Creato è un atto riprovevole (una volta si diceva un peccato) che, come gli altri, ha conseguenze negative anche già nell’immediato, nella generazione che lo compie e poi in quelle successive, che si creda o meno nella trascendenza. Infine vediamola in questo modo: il temutissimo e paventato “punto di non ritorno” della vita sulla Terra, che molti (ottimisti) avevano individuato per il 2030 è già arrivato. Il Covi-19 non è un campanello d’allarme (ne sono già suonati tanti) è il campanello di fine della ricreazione. Bisogna cambiare oggi, oppure sarà troppo tardi, e fortunatamente pare che siamo ancora in tempo. C’è infatti la notizia positiva, che ci viene comunicata dai rilevamenti locali e anche satellitari, che consiste nel fatto che è possibile constatare che la Natura ha migliorato prontamente il suo stato di salute, dopo l’arresto forzato di poche settimane delle attività industriali: la nube di smog che normalmente aleggia sopra la Cina si è ridotta sensibilmente e, per restare a casa nostra con un piccolo esempio, l’acqua di Venezia è tornata limpida col depositarsi della melma sul fondo. Ora affidiamoci ai rimedi che la medicina potrà inventare (vaccini, medicine) ma ricordiamoci che stiamo lottando contro le conseguenze mentre, da subito, bisogna impegnarci contro le cause.