“Abbiamo fatto tanto lavoro ma in maniera efficiente”. Poche parole del team principal Andrea Stella per spiegare la prestazione delle due McLaren a Silverstone, che hanno concluso al secondo posto con Norris e al quarto col giovane Piastri. Vincitore, inutile dirlo, il solito Max Verstappen che ha colto l’undicesimo successo consecutivo per la Red Bull, un record che apparteneva alla Ferrari nel 2002 quando con Schumacher e Barrichello dominarono la stagione. Anzi, la Red Bull ha fatto anche meglio perché hanno vinto tutto mentre a quel tempo Schumacher arrivò terzo in un GP a inizio stagione. Insomma, è una Red Bull da record e questo, con 12 gare ancora da completare, è una brutta notizia per gli altri visto che ormai i progetti 2024 sono partiti e sviluppare ancora le macchine attuali non ha senso. Non per tutti, almeno. Perché ci sono almeno due squadre che devono farlo per forza. La Mercedes, per capire dove hanno sbagliato nelle ultime due stagioni, nonostante il terzo posto di Hamilton a Silverstone, frutto della strategia e delle circostanze. Ma soprattutto Ferrari. Il nono e decimo posto sono un brodino che non guarisce il malato, ormai cronico. E le parole del presidente John Elkann “siamo in crescita” sembrano più il frutto di qualcuno che gliela racconta per tenerlo buono più che una realtà consolidata. I problemi progettuali sono emersi tutti a Silverstone, pista ostica perché completa. L’atteggiamento conservativo per assetti e strategie (con la safety car Leclerc ha fatto il secondo pit, Sainz è rimasto fuori in pista) non hanno aiutato. Il team principal Vasseur dice di vedere spiragli e indicazioni positive, ma qui torniamo all’inizio di questo articolo: tanto lavoro ma in maniera efficiente. Ovvero, traducendo il pensiero di Andrea Stella, ex ingegnere di pista della Ferrari fino al 2014, emerge che si può lavorare tanto ma in maniera sbagliata. Cosa che devono aver fatto a Maranello quando hanno deciso di prendere una certa strada nello sviluppo della SF23. E a Silverstone è emerso chiaramente che se un progetto nasce male, poi diventa difficile metterci sopra le mani. Perché un conto è vedersela con Mercedes e Red Bull, avversari storici, un altro è trovarsi davanti una McLaren che era asfittica e una Williams che dei fasti del passato conserva solo il numero 800 (tanti i GP corsi) sulle fiancate e l’ultimo titolo mondiale nel 1997 e ultima vittoria nel 2012. Cioè qui erano tutti davanti, mancava la Sauber e la Haas (guarda caso motorizzate Ferrari) e una Alpha Tauri in crisi di suo. E qui viene un dubbio tecnico. In Austria si era visto come a una certa velocità, l’aerodinamica anteriore facesse da “tappo” all’aria che non passava sotto al fondo e quindi non creava depressione, ma in Canada la rossa è andata meglio. Pista diversa rispetto a Silverstone perché ci sono tante frenate e tante frenate, nella F.1 di oggi, vuol dire recupero energia cinetica per la parte elettrica della macchina. A Silverstone si frena meno e si recupera meno. Ergo, oltre all’aerodinamica che non va e non fa funzionare le gomme, non è che il V6 Ferrari sia anche assetato e meno potente dei rivali, al punto da depotenziarlo in gara e questo spiega perché per un giro in qualifica vanno benissimo, e in gara per non consumare tirano indietro la potenza?
Foto: Ferrari.com