Questa notte sarà la più lunga dell’anno. Il solstizio d’estate cade in anticipo, prima che negli ultimi 228 anni e così il 20 giugno diventa il giorno più lungo, quello con il sole alto e che annuncia l’estate. Nel corso dei secoli ci sono tante leggende su questa notte magica, come i raduni di Stonehenge, o i grandi falò accesi per garantire purificazione e fertilità alla campagna. Resto stupita che nessun PR abbia organizzato una feste del solstizio, una capsule collection, o un raduno con un falò di vecchi abiti della moda che possa essere utilizzato come fondamentale baluardo della comunicazione social e che ci unisca tutti in un luogo segreto a 5 stelle lusso per un rituale di bellezza.
Dovete infatti sapere che gli ultimi sondaggi e ricerche sul consumatore del lusso hanno evidenziato che più che possedere delle cose si vuole vivere delle esperienze che possano dare uno stato di piacere, anche mentale. Lo spiegavano bene da Estée Lauder durante la presentazione di un nuovo protocollo sulla Longevità messo a punto con RE-NUTRIV, la linea anti age (la crema circa 400 euro) che promette di riattivare le proteine della giovinezza. Se è vero che nel 2026 il mercato sarà guidato da millennials e genZ, capite bene che il tema dell’experience deve essere affiancato all’heritage di un brand che, inevitabilmente, deve raccontarne tradizione, valori e storia a cui i ragazzi sono interessati.
Non sono capace di essere “fredda” quando scrivo, devo trovare ispirazione dalle mie emozioni, sono quelle che mi offrono spunti, ragionamenti, riflessioni. Segno freneticamente frasi, parole, immagini che accendono emozioni come se il mio cervello fosse un accumulatore seriale di sensazioni.
Era il 3 agosto 2012 quando Jennifer Tommasi Bardelle perse suo marito Nicola in un incidente sulle strade di Saint Tropez, lui era lo stilista di Jacob Cohën. Rimasta sola con due figli ha preso in mano le redini dell’azienda ed ha continuato a fare quello che per lei e suo marito era “il jeans più bello del mondo”. Qui non posso restare insensibile perchè Jennifer, anzi “La Jenny” , la conosco dalla nascita. I nostri padri, che ora sono mancati entrambi per la stessa malattia (i casi della vita) erano compagni di scuola e per tutta una vita, o almeno per parte di essa, sono stati amici e confidenti. Le feste di Natale, l’ estate in barca , la vigilia delle mie nozze trascorsa a casa loro. Ho centinaia di foto di tutti noi insieme. Quindi per me una presentazione di una nuova collezione diventa un nuovo capitolo di una storia nata molto tempo prima.
Mi annoto il nome del puledro appena nato nella scuderia dove mia figlia tiene il suo cavallo: lo hanno chiamato Avalon il luogo leggendario dove re Artù fu portato a guarire le sue ferite dopo la battaglia di Camlann. Secondo la leggenda, Avalon era un luogo paradisiaco, un’isola ricca e fertile situata al largo della costa britannica. Era governata da Morgana, la regina delle fate, che possedeva poteri magici di guarigione. Da quel luogo fantastico ho pensato apparisse anche Kate Middleton che si è mostrata per la prima volta al Trooping The Colour , dopo l’annuncio del cancro, con un abito ispirato al celebre Ascot Dress di Audrey Hepburn in MY FAIR LADY creato da Cecil Beaton.
Non si può guardare al nuovo senza aggiungerci una storia, senza poter condividere una sensazione. Così ho pensato che anche Alessandro Michele deve essersi emozionato quando è andato a studiare l’archivio di Valentino ed ha creato con una tale enfasi e una tale impazienza, che non è riuscito a trattenersi ed ha “spoilerato” parte della sua visione anticipando alcuni, tantissimi, look della collezione che vedremo in autunno. Io lo immagino quasi come un bambino che non riesce a nascondere la felicità, ma può anche essere, come molti maliziosamente sostengono, che lo abbia fatto non casualmente, ma in concomitanza della sfilata di Gucci che proprio quel giorno era prevista alla Triennale. So che molti dello staff che lavoravano con lui da Gucci lo hanno seguito anche da Valentino, come la fedele Angela Paoli.
Non basta un Dargen D’Amico , che ha indossato un filone di pane, una creazione di Adrian Appiolaza per Moschino insieme a uova, croissant, pizze, per portarci a riflettere sugli abiti che indossiamo e su quello di cui abbiamo bisogno veramente.
Chi è un nuovo imprenditore è alla ricerca di heritage, come ha fatto Cristina Fogazzi di Veralab ( fatturato 70 milioni di euro) che ha festeggiato il lancio dei suoi cosmetici sul mercato spagnolo con una cena nella Biblioteca Nazionale Braidense alla Pinacoteca di Brera affittata per 80 mila euro trovandosi davanti ad un ritorno d’immagine inaspettato, un boomerang di insulti a cui lei ha risposto con un’accusa di classismo perchè ci sarebbe un pregiudizio intorno alla sua figura. Ho trovato una sua dichiarazione su Elle ( a proposito avete visto che Manuela Ravasio è la nuova direttrice?) ” Questo si chiama classismo. Io non sono una griffe, ma pago le tasse in Italia, do lavoro nella mia azienda a 101 dipendenti, di cui il 95% sono donne. Si è scritto del ‘buon gusto’. Io sono di cattivo gusto? Perché invito gli influencer? Come se alle cene dei grandi brand gli ospiti fossero altri”. “Sì, mi hanno dato dell’arricchita. Ma menomale che ci sono gli arricchiti in un Paese in cui l’ascensore sociale è fermo da anni.
Gioco e finzione per poi scontrarsi con la vita reale. Un po’ come le camicie proposte per gli apparentemente “bravi ragazzi” di Prada che nascondevano il fil di ferro nei colletti, come se dietro alla simulata perfezione non ci fosse uno stratagemma ben preciso. Nella moda nulla è come sembra. Angelo Flaccavento si pone un quesito, se la moda stia diventando conservatrice proprio come il clima politico generale, ma io sono stufa di dare la colpa a questo e quello. Penso piuttosto che ci sia una semplice esigenza commerciale e che se vanno di moda le giacche l’anno prossimo si faranno solo polo. Ho letto tanti commenti assurdi sulle sfilate di questa Milano Fashion Week: penso che a volte sia meglio tacere e pensare ad evadere nel silenzio della natura, come ha proposto Alessandro Sartori per Zegna dove il lino miracolosamente non si stropiccia e può essere infilato in una borsa pronta per fuggire dalla città con Mads Mikkelsen. Ma per una fuga vanno bene anche Tananai o Raul Bova che come ti giravi te li trovavi da tutte le parti, e magari correre in un campo profumato di lavanda come quello sul maxi schermo della sfilata Emporio Armani.
Nicoletta Polla-Mattiot, che stimo come collega, amica e giurata del mio CHI E’ CHI AWARDS, con il testo tratto da un suo articolo RISCOPRIRE IL SILENZIO è stata protagonista degli esami di maturità di quest’anno. “Concentrarsi sul silenzio significa mettere l’attenzione sulla discrezionalità del parlare. Chi sceglie di usare delle parole fa un atto volontario e si assume tutta la responsabilità del rompere il silenzio”.