Vorrei proporre una petizione, ossia che se ci sono i ponti (quelli festivi non quelli reali) ci si metta d’accordo per fare le ferie tutti nello stesso periodo. Dal 24 aprile al 5 maggio infatti non si lavora perchè ognuno ci “attacca” le ferie che vuole ed esercitare una professione diventa impossibile: se sei in vacanza ti chiamano di continuo, se non lo sei diventi uno stalker e nessuno ti risponde. Meteo a parte ho invidiato molto chi se ne è andato via da Milano ed ho notato che sempre di più sui social non si fa vedere la meta ma si preferisce offrire alla rete qualche indizio, come uno spaghetto ai frutti di mare o il finestrino di un aereo a farti capire che te ne sei andato dalla città.
Io sono rimasta la ” fresca di zona” (ahahah) nel senso che ho fatto una puntatina a Vigoleno (PC) da mia madre dove, come sempre, faccio 3 cose: vado per caseifici e recupero parmigiano reggiano e strolghino; guardo le foto di quando ero piccola perchè li sono conservati gli album di famiglia e mi crogiolo in una beata nostalgia; rubo qualche abito vintage, a questo giro mi sono portata a casa due giacche di Burberry di papà e un tailleur Gai Mattiolo anni ’90 con bottoni di Swarovski e spalline. Li metterò? Mah. Poi sono stata a Carate Brianza vicino a Monza a pranzare al ristorante Camp Di Cent Pertigh, una cascina storica dove oltre a mangiare benissimo ci si lascia accogliere da un arredamento cozy studiato nei minimi dettagli, vi dico solo che sul tavolo c’era una zuppiera di porcellana antica e io subito ho alzato il coperchio e dentro un biglietto diceva “curiosi!”! Io sono andata di giorno ma vista la mole di candele che arredavano tutto il giardino vi consiglio anche una visita serale.
Nei miei momenti di riflessione sul divano con copertina e telefono mi sono soffermata su un po’ di cose. Prima di tutto la notizia di Marcelo Burlon che lascia il suo marchio County of Milan da lui fondato nel 2012. A darne la notizia è lo stesso Burlon dal suo profilo Ig con un bel messaggio sul suo percorso e sulla nuova strada che sarà gestita dal team interno (per ora). Mi è caduto l’occhio su un commento di @duca_italian_style in cui scrive ” basta finti stilisti” e @marceloburlon risponde “mai detto di essere uno stilista… e tu vendi della roba orrenda”. Un po’ di stizza … la tendenza mi sembra sia quella di dire quello che si ha in testa e di non pensare alle conseguenze.
Poi sono incappata nella partecipazione di Fedez a Gurulandia che, in una lunga intervista, ha parlato anche del rapporto tra editoria ed influencer “Andate a vedere i dati dell’editoria. I soldi che perdono indovina dove vengono investiti? Sugli influencer. Ogni articolo che tu leggi contro gli influencer non è un discorso disinteressato. Loro hanno cercato di costruire una narrazione demonizzante degli influencer perché stanno tentando di fermare una valanga con un cucchiaino in mano. Non hanno capito che la valanga gli arriverà in faccia anche se riusciranno a costruire una narrazione credibile. Dopodiché oggi mi dovete dire qual è la differenza tra Gramellini e Alessia Lanza. Per me, Alessia Lanza è più interessante. ” Insomma non l’ha mandata a dire ma che i budget fossero investiti negli influencer invece che in progetti editoriali è cosa vecchia, ora mi sembra ci sia una bella inversione di tendenza e non è certo colpa degli editori.
Come ti giri e ti rigiri ci sono polemiche: Meghan Markle che con il suo nuovo brand, “American Riviera Orchard” sta lanciando sul mercato marmellate e prodotti per la casa direttamente dalla sua magione di Montecito ha fatto innervosire gli inglesi, ma la notizia è che investe in lifestyle e non nella moda, che poi è dove sono dirottati i soldi di tutti i comuni mortali. Poi Fassino che ruba il profumo Chanel in aeroporto e subito mi viene in mente che si andrà ad aggiungere ai vip famosi cleptomani come Winona Ryder a Megan Fox, Lindsay Lohan e Britney Spears, più volte beccate con le mani nel sacco. Fassino alias “occhi di gatto”. E ancora Kiko che vende ai francesi (sti francesi conquistano tutto , pure Paolo Stella si è fidanzato con un parigino che gli cucina le madeleine ) e poi Victoria Beckam che per i suoi 50 anni si regala una festa con rimpatriata delle Spice Girls e una collezione con Mango che alza di un bel po’ il target della consueta offerta del brand.
Non so voi ma a volte mi sento in sovraccarico cognitivo, meglio conosciuto come information overload(ing), si verifica quando si ricevono troppe informazioni e non si riesce a focalizzare l’attenzione. Ad esempio sei li tranquilla e ti spunta l’anteprima dell’intervista che Simone Marchetti ha rilasciato al podcast ONE MORE TIME di Luca Casadei (lui bravo davvero eh!). Non ho tempo di solito per i podcast, vorrei ascoltarli in macchina ma a parte Elisa True Crime le mie figlie mi mettono sempre le loro canzoni che variano da Taylor Swift a Lazza, Shiva, Guè, Marracash, Pinguini Tattici Nucleari, Capo Plaza (che non a caso sono i primi nella classifica di Spotify). Però al direttore di Vanity Fair non ho resistito e mi sono subito collegata per ascoltare la sua voce raccontare la sua storia. Dovete sapere che quando ho iniziato a lavorare nella moda le mie tre crush erano Gian Luca Bauzano, Emanuele Farneti e Simone Marchetti appunto. Ora che so che si voleva far prete fin da subito posso finalmente metterci una pietra sopra! Scherzi a parte ascoltatela o guardatela su YouTube, mi è piaciuta tanto la sua storia, il suo percorso professionale e in tanti momenti mi sono sentita parte di quella vita, siamo coetanei ed abbiamo iniziato a lavorare nello stesso periodo. Mi ha fatto riflettere quando ha detto ” La nostalgia non serve a niente: è una delle cose che io detesto. Il cambiamento è tutto, e devi imparare a cambiare: è doloroso, ma è l’unico modo per arrivare da un’altra parte. Il mondo si porta avanti solo così”. E’ proprio vero, ma credo che questo lo si possa dire solo quando si è superata la fase del cambiamento, perchè mentre lo vivi ti tormenta molto, a volte non sai come affrontarlo, fa paura.
Penso spesso a quello che si lascia di se nel proprio percorso, all’idea che gli altri avranno di noi quando non ci saremo più. Molti vengono idolatrati per interesse e poi abbandonati quando non servono , ricordo tanti direttori o colleghi di testate prestigiose che una volta terminata la collaborazione sono stati subito cancellati dalle mailing list. Spesso è una questione di carattere, io preferisco essere gentile piuttosto che aggressiva, anche se a volte mi rendo conto che essere più “duri” serve per farsi rispettare. Una donna che è stata rispettata tanto è Pupi Solari, mancata in questi giorni e di cui ho già scritto. Non mi ha sorpreso leggere i tanti messaggi di affetto di chi l’ha conosciuta, di chi ha saputo apprezzarne la sincerità e il suo talento. Lei era vera, sincera e diretta e questo ne ha fatto stimare pregi e difetti. Per chi lavora con l’immagine a volte il rischio è proprio quello di perdersi nel personaggio che si interpreta.
Per questo mi piace vedere le persone spogliate del loro ruolo. Da New York mi sono arrivate le foto di Ralph Lauren che ha sfilato nel quartier generale di Madison Avenue con la collezione Fall Holiday 2024 e mi sono commossa quando in passerella è uscito con la moglie che lo sorregge e si sono baciati (Paola Pollo ha immortalato tutto su @modacorriere) . Ralph Lipschitz, a tutti noto come Ralph Lauren, classe 1939, nato nel Bronx, da una famiglia di immigrati ebrei di origini bielorusse, era destinato ad una carriera da rabbino, ma la vita gli ha riservato un ruolo importante nelle moda e nello stile con quel giocatore di polo simbolo del suo brand che è nella storia. Perchè possiamo fare i modesti o essere in prima linea, ma quello che vogliamo tutti è essere ricordati per qualcosa di unico. L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare.