Moda

Ott 22 SOTTO IL VESTITO

di Cristiana Schieppati

Iniziare a scrivere un articolo parlando di mutande non è chic lo so. Eppure questo è un indumento che, quasi tutti, indossano e (si spera) cambino quotidianamente. Se pensiamo alla moda ci concentriamo sempre su abiti glamour, scarpe con il tacco, borse griffate. Eppure gli slip sono il vero capo che fa la differenza e che custodiamo sotto tutto il resto. Possiamo dire che sono il pilastro di tutto il nostro guardaroba. Immagina di indossare il vestito perfetto per una serata importante, ma con mutandine che non si adattano o creano linee visibili. Oggi ce ne sono di tutti i tipi e di tutti i tessuti e se una volta se la giocavano solo slip e perizoma, oggi ci troviamo a scegliere tra culotte retrò, brasiliane, slip a taglio laser che sembrano disegnati dagli ingegneri della NASA. Possono davvero cambiare il modo in cui ti senti è un po’ come avere un segreto stilistico tutto tuo. Nessuno lo sa, ma tu si e questo può fare una grande differenza.

Ecco perchè per me la sfilata di Victoria’s Secret ha avuto un senso. Mi spiego. Quando ero una teenager non esisteva il fast fashion, non esistevano Intimissimi, Tezenis o Calzedonia perciò, se andavi a comprare dei completi intimi con tua madre, ripiegavi sul formato Bridget Jones che trovavi a La Standa o alla Upim, oppure ti veniva concesso un capo in pizzo di La Perla che, seppur bellissimo, era un investimento economico sul lungo termine.

Ad un certo punto dagli Usa è arrivata Victoria’s Secret, un brand che ha permesso di scegliere con libertà quale capo intimo indossare, ma soprattutto ha permesso alle donne di tutte le età di osare senza sentirsi in imbarazzo. Ricordo quando andavo all’università e io e la mia amica Silvia ci facevamo arrivare il catalogo e sceglievamo i reggiseni push up, le maxi t-shirt per dormire al posto dei pigiami classici e, soprattutto, i completini in pizzo colorati ad un prezzo ragionevole. Con uno di quei capi ci sentivamo anche noi degli Angeli, sexy per noi e non per gli altri. Vi dico solo che ad un certo punto della mia vita mi sono comprata nel maxi store sulla Madison a New York un perizoma con scritto “Eat Me”…sta ancora li nel cassetto non si sa mai.

Ecco perchè tutti i commenti negativi sulla sfilata dell’iconico marchio per me non avevano senso di esistere. Settimana scorsa in una super glamour New York alcune delle donne più belle del mondo hanno sfilato per una delle manifestazioni più attese al mondo, che dopo cinque anni di stop, tornava sulle scene, un mix esplosivo di moda, intrattenimento e musica. Un format quasi identico che non per questo è sinonimo di mancanza di creatività, ma piuttosto una strategia ben ponderata. Lo show è stato aperto dalla top model Gigi Hadid con le iconiche ali rosa ed a seguire modelle che hanno fatto la storia del marchio come Tyra Banks, Adriana Lima, Alessandra Ambrosio e ancora le più mature Carla Bruni, Eva Herzigova, Kate Moss con la figlia Lila e la top model curvy Ashley Graham che non aveva niente da invidiare alla filiforme Vittoria Ceretti. Il tutto con una performance musicale di Cher che all’anagrafe fa 78 anni.

Dopo anni di crisi di identità e forte concorrenza il marchio ha scelto di tornare in passerella portando familiarità, fidelizzazione e, in un mondo dove tutto sembra cambiare rapidamente, il valore di mantenere costanti qui momenti che hanno dimostrato di funzionare, garantendo al pubblico quell’esperienza che desidera vivere ancora e ancora. Non ci si stupisce se nella musica Umberto Tozzi, gli 883 o addirittura i Ricchi e Poveri facciano il tutto esaurito mentre la moda non può permettersi di mantenere l’interesse del pubblico semplicemente con qualcosa di “già visto” invece che innovazione e creatività. Oggi più che mai ripetere quell’esperienza rassicura i consumatori e crea un senso di appartenenza: si tratta di un “rituale” che porta con sé la sicurezza del già noto, un elemento psicologico molto forte per mantenere l’affezione e la fedeltà nel tempo. L’aspettativa di ritrovare alcuni elementi che hanno reso quell’evento memorabile – come la scenografia, la colonna sonora, o un ospite d’eccezione – rafforza il legame con l’audience. L’effetto nostalgia e il desiderio di rivivere un’esperienza già vissuta sono motivi potenti per garantire una storia che non stanca, ma che, al contrario, crea attesa.

La moda vive di cambiamento e di tendenze, ma c’è un confine sottile tra innovazione e destabilizzazione. Tentare di cambiare troppo radicalmente un format di successo comporta il rischio di disorientare il pubblico, o peggio, di allontanarlo. Quando un evento, che ha funzionato in modo impeccabile, viene stravolto in nome dell’innovazione, c’è sempre il pericolo che la nuova versione non riesca a eguagliare l’originale.

L’innovazione, per quanto necessaria, deve essere sempre bilanciata da elementi di continuità che mantengano intatta l’essenza di ciò che ha reso un format di successo. Alcuni cambiamenti graduali o marginali possono essere ben accolti, ma un cambiamento drastico rischia di perdere la magia dell’originale.

Ecco perchè il gioco di equilibrio tra i vari componenti è fondamentale, specialmente di questi tempi dove non passa giorno in cui un direttore creativo smetta il suo ruolo e un altro prenda il suo posto.

Victoria’s Secret ha costruito il suo impero sull’immagine dei suoi Angeli ed ha perso parte del suo fascino originale quando ha cercato di reinventarsi introducendo cambiamenti più radicali e adattandosi alle nuove sensibilità del mercato, come i tentativi di rispondere alle critiche sul corpo delle modelle e sui messaggi del brand che non sono riusciti a mantenere il livello di successo iniziale.

Il legame con il pubblico in molti casi è la chiave per mantenere il successo nel tempo. Una considerazione che possiamo fare in tutti i tipi di lavoro, ma soprattutto nella moda dove il processo di identificazione è forte e, anche se cambia con il tempo, resta legato alla memoria.

Lo stesso vale per un profumo, io sono passata dai profumi fiorati di quando ero ragazza a quelli talcati ed ora tutto quello che è vaniglia deve essere mio, anzi ne combino spesso diversi insieme. Il mio must have è Guerlain per la vaniglia e combino tre scelte con prezzo in crescendo : Aqua Allegoria Bosca Vanilla Forte ( 130 euro circa) , Spiritueuse Double Vanille  de L’Art e la Matier ( 370 euro circa) e, sogno che ancora non ho realizzato, Vanille Planifolia Extrait 21 che costa 550 euro e che mi tengo come bonus il giorno che vorrò farmi un super regalo, perchè ancora non ho raggiunto l’obiettivo. L’altro giorno sono andata all’inaugurazione del negozio Campomarzio70 in via Manzoni mi sono subito fiondata a provare tutti i profumi alla vaniglia e alla fine mi sono comprata Matiere Premiere Vanilla Powder . Questo nuovo spazio per la profumeria di nicchia è molto chic, vende anche in esclusiva la collezione di Fornasetti e se lo desideri ti preparano un cocktail che si ispira alla fragranza che hai scelto.

Si dice che chi ama il profumo alla vaniglia sia una persona calorosa, gentile e premurosa, ma anche sensuale e seducente. Penso che più di tutto mi piaccia questa essenza perchè è collegata all’infanzia e ai momenti spensierati e per me, che apprezzo il valore dei ricordi e delle tradizioni e cerco tranquillità interiore, penso sia proprio la scelta giusta. Infatti quando durante la visita del nuovissimo hotel di lusso Casa Brera il simpatico Luca Ardito, bar manager, mi ha chiesto che aperitivo volessi ho subito scelto quello con una nota di vaniglia che il bravo chef de rang mi ha preparato. Lui prima lavorava a Londra e poi da Cipriani a Venezia mentre il Giuseppe Losciale, il General Manager arriva da anni all’estero e dal’ Armani|Hotel. Sono due italiani che sono rientrati a lavorare in Italia anche grazie alle agevolazioni fiscali che vengono applicate a chi torna nel nostro paese. Casa Brera è molto bello, tutto arredato da Patricia Urquiola, si può andare per un aperitivo che nella bella stagione si può prendere all’ultimo piano vista Duomo con piscina e vi sarà servito il toast dello chef Andrea Berton, anzi il “signature” toast perchè rappresenta una delle specialità distintive dello chef che ha la supervisione del ristorante Scena. Ma nell’hotel di lusso si può anche mangiare ad un giapponese Odachi del sensei Haruo Ichikawa. Se siete in zona piazza della Scala, invece di deprimervi nel vedere palazzo Trussardi chiuso e barricato, andate poco avanti e provate l’experience.

Certo la varietà di notizie che mi arrivano ogni tanto mi fanno fare dei giri pindarici me ne rendo conto ma, abbiate pazienza, passo da un selfie con Babbo Natale al sesto piano de La Rinascente già allestito per le feste ad una tuta di Prada creata per andare nello spazio con gli astronauti. Capite che stare dietro a tutto non è semplice, soprattutto quando la mia curiosità mi spinge a guardare i profili social dei colleghi per vedere cosa facevano a New York per la sfilata di Giorgio Armani. Ah si … io voglio sapere tutto quando sono in giro, mi diverte vedere i loro momenti “out of office” e così mi sono fatta una risata quando ho visto una storia in cui erano a mangiare cibo tipicamente americano nella Vanderbilt Food Hall in mezzo ai turisti. Ho visto Suzy Menkes pronta ad ordinarsi un maxi hamburger.

L’importante nel nostro lavoro è drizzare le antenne. Ovunque siate vi può capitare di sentire dei rumors , io ad esempio ero in macchina ed ho ascoltato il podcast di Fabiana Giacomotti che raccontava di nuovi cambiamenti in arrivo da Gucci. Poi mi soffermo a fare considerazioni sulla trasformazione del fast fashion di Zara in prêt-à-porter, come scrive Michele Ciavarella ( leggi qui) Io me ne sono accorta subito, al di la delle collaborazioni con Stefano Pilati, perchè la qualità dei capi è notevolmente migliorata e anche la clientela del negozio che oggi trova più capi “medi” a prezzi che non sembrino alta moda.

A furia di stare attenta a tutte le news finisco per restare spesso indietro con tutte le cose che devo fare e così domenica scorsa, si esattamente quella domenica dove la pioggia mi ha portato dal letto al divano e viceversa per tutta la giornata, mi sono catapultata nel mio ruolo di pr per i CHI E’ CHI FASHION & TASTE e ho iniziato a mandare i save the date su whatsapp pensando che tutti fossero come me ad annoiarsi. Mai sottovalutare il popolo della moda… c’è chi mi ha mandato le foto dell’asse da stiro mentre stirava i panni, chi del cane accovacciato al suo fianco, chi era a Londra con il sole, chi a Parigi a festeggiare l’anniversario, chi era sul set di uno shooting fotografico… e poi ci sono loro, Giovanni Bozzetti e Ludmilla che ti mandano la foto dalla spiaggia di Dubai con 30 gradi, il sole, il mare.

Un messaggio di lavoro si è trasformato in un istante in un gesto di condivisione nell’intimità di un week end: il cellulare, ha costruito un ponte con chi ha ricevuto il messaggio. Quello che amo più di tutto nel mio lavoro è il grande e prezioso valore della narrazione che accomuna tutti noi che, in un modo o nell’altro, ci occupiamo di comunicazione. Raccontarsi e condividere, a volte per sentirci compresi, altre per creare legami profondi. Perchè sotto il vestito c’è molto di più.

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