Stefano Trovati, per tutti Stefanino, è uno dei fotografi più apprezzati nel mondo della moda e fa parte da 23 anni del team di Sgp Italia, lo Studio di Stefano Guindani. Suoi i ritratti di personaggi famosi e stilisti , ma soprattutto è suo il lampo di luce del flash agli eventi che contano. Il suo colpo d’occhio ti regala la foto dell’anno mentre sorseggi un bicchiere di champagne in uno dei tanti appuntamenti della fashion week . Non a caso è stato lui a seguire la visita di Barack Obama nel suo primo viaggio da ex Presidente nel nostro paese. Discrezione ed educazione sono le sue caratteristiche, doti non sempre facili da trovare, per questo sono in molti a voler lavorare con lui. In questa intervista ci racconta i problemi che stanno affrontando i fotografi in questo momento e ci regala il suo amore per l’Italia, certo che questo tempo ci aiuterà a ritrovarci.
Fermo immagine su questo lockdown. Descrivimi questo periodo in sequenza, come l’hai vissuto e quali sono state le tue emozioni e difficoltà?
In un momento così surreale, ognuno lo sta vivendo, scoprendo davvero il proprio “io”. Chi non ha voluto rinunciare alle proprie abitudini e in smart working ha digitalizzato la sua vita: Dj, Giornalisti, Pr, cuochi, dirette e tutorial per tutto. Poi c’è chi continua a fare progetti e chi, come in apnea, continua a progettare la ripartenza dopo questo obbligato pit stop. Io credo invece che questo incubo sia il giusto tempo per fermarsi, riflettere, per fare tesoro della storia, per capire quale direzione prendere guardando dietro di noi la strada che abbiamo percorso fino ad ora. Guardo spesso i documentari dell’Istituto Luce, che raccontano l’Italia del dopoguerra, quella che ha saputo rialzarsi, senza fastose bandiere politiche, ma che ha visto protagonisti grandi uomini con il tricolore tatuato nel loro DNA , come Mattei e Olivetti. Di quanta magnificenza dobbiamo esser grati ai nostri nonni!
Il lavoro di un fotografo che si blocca completamente… quali prospettive?
L’ultimo lavoro in ordine di tempo, è stata la sfilata di Valentino a Parigi il primo marzo. Dopo quella data ho avuto solo disdette di servizi già pianificati e non ho più toccato le macchine fotografiche. Tutte gli eventi, il Salone del mobile, Cannes, Pitti, tutto annullato o spostato. Lavoro con Stefano Guindani ormai da 23 anni e, ovviamente, non avevamo mai vissuto un periodo così drammatico, anche se l’11 settembre (io e Stefano quel giorno eravamo in aereo diretti a New York e fummo dirottati in Canada per 3 giorni) una piccola lezione ce l’aveva data, mi aveva dato dei segnali. Al momento è davvero difficile riuscire a far programmi.
Ci sono degli aspetti positivi di questo periodo ?
Tra gli aspetti positivi quello di avere un archivio da consultare e rendersi conto di tutto il lavoro svolto in questi anni, dove ho vissuto intensamente un sacco di cose, forse senza nemmeno rendermene conto .
Credi che il made in Italy sarà rivalutato da oggi in poi?
Penso spesso alla ripartenza e alla lettera del Signor Armani pubblicata sul WWD che è un monito per tutti. Lui per me è un grande imprenditore e stilista e ogni parola che ha pronunciato risponde a grandissime verità e spero venga ascoltato. Non dimentichiamo che è stato il primo a sfilare a porte chiuse. Il fenomeno della globalizzazione ci è un po’ sfuggito di mano. Negli ultimi dieci anni ci siamo ridotti a lavorare sempre più, per ottenere sempre meno risultati, parlo almeno per il mio settore. I nostri nonni nel dopoguerra hanno creato l’industria italiana, producendo ed esportando, ma consumando italiano.
Ricordo un pranzo, con una delle persone che più mi ha insegnato nella mia vita, il signor Vichi, classe 1923, proprietario e fondatore della Mivar Televisori di Abbiategrasso in provincia di Milano . Nella sua vita ha venduto più di venti milioni di televisori e qualche anno fa, parlando di crisi economica con i suoi commensali, chiese loro quali auto possedessero: Audi, Volkswagen, Renault e solo una persona ripose Fiat. Il suo commento fu “come sperate che potremmo ripartire se i vostri soldi li date ad altre nazioni?”, lui, flagellato dopo gli anni ’90 dall’invasione coreana nel suo settore. Ecco, secondo me, bisognerebbe ripartire proprio con l’orgoglio italiano. Noi siamo Ferrari, Lamborghini, Armani, Prada, Dolce & Gabbana, Barilla, Ferrero, Roma, Firenze, Napoli, Venezia, Milano. Nel mio piccolo, da qualche anno, mi sono imposto di comprare solo prodotti del territorio. Mi ha fatto molto riflettere la preghiera dei bergamaschi, popolazione a cui mi sento molto legato, avendo trovato nell’ultimo anno, in Val Seriana, il mio buen ritiro. La nostra Italia non ha nulla da invidiare agli altri. Ed è da questa convinzione, con questo slancio, che potremo ripartire. Ritornare a correre come criceti, dentro la ruota della globalizzazione, dei profitti, vorrà dire che tutto questo non sarà servito a niente.
Come ti sei informato e che social hai seguito per seguire i risvolti della pandemia?
Sono assetato di informazioni appena mi sveglio! Un giro sui principali siti di informazione internazionali , poi i canali televisivi che danno notizie H24, radio (ne sono dipendente) e infine Instagram per cercare un po’ di spensieratezza.
Che aiuto ti aspetti dal Governo italiano? E dalla moda?
Non ho purtroppo molta fiducia, visti i precedenti e le risposte che la politica italiana ha dato negli ultimi anni, tutelando tutti fuorché gli italiani, aprendo le porte alle multinazionali, lasciando vendere inermi pezzi di storia del nostro Paese. Credo invece nel colpo di reni degli italiani, gli occhi della tigre. La moda, insieme al lifestyle e l’arte sono il nostro biglietto da visita, quello per cui siamo riconosciuti in tutto il mondo. Speriamo se ne accorgano anche i nostri governanti.
Quando credi potrai iniziare a lavorare?
Spero ovviamente presto, ma certamente sarà una ripresa graduale. In questi giorni i media esaltano alcune notizie positive, come il calo della curva dei contagi, ma le vittime sono ancora molte, specialmente a Milano. Abbiamo tempo per festeggiare, non è ancora il momento.